Picnic ad Honging Rock è una miniserie televisiva andata in onda su Sky Atlantic qualche settimana fa, composta da sei puntate dalla durata di un’ora ciascuna. Si tratta di un nuovo adattamento del classico romanzo australiano di Joan Lindsay del 1976 e adattato, sul grande schermo, nel 1975 dall’australiano Peter Weir.
Questa miniserie ha come protagonista la direttrice del collegio femminile, Miss Appleyard dell’Appleyard College (Natalie Dormer nota per le serie I Tudor e Il Trono di Spade.) una struttura che accoglie ragazze provenienti da tutta l’Australia, per educarle alla buona società. La vita quotidiana del collegio viene spazzata via quando, nel 1900, durante il tradizionale picnic di San Valentino, alle pendici della montagna Hanging Rock, si consuma la sparizione di tre studentesse e di un’istitutrice. Nessuno ha visto nulla e sa nulla. Misteriosamente sparite, tale scomparsa mette in crisi la vita della comunità dell’istituto e della cittadina australiana.
Questa sparizione è il pretesto per raccontare le ripercussioni sulla comunità di cui l’istituto fa parte e la storia di coloro che sono state influenzate dalle ragazze scomparse. Inoltre è il punto di partenza per esplorare il torbido, oscuro, passato della direttrice che, traumatizzata dalla scomparsa, impazzisce. Infatti, Miss Appleyard è il fulcro di tutta la vicenda e la storia si concentra su di lei. Una donna di mezza età, con un passato criminoso, che si è trasferita in Australia per lasciarsi alle spalle i misfatti britannici e per ricominciare una nuova vita in un nuovo mondo, dove può essere libera di costruirsi una reputazione da gentildonna.
La miniserie, come già accennato, si concentra meno sul mistero ma più sulla comunità e sulle ragazze del collegio. Viene scelto di rappresentare giovani donne semi-emancipate, autonome e in grado di badare a se stesse. La serie si focalizza su aspetti femministi, proponendo ragazze che si ribellano ai loro pregiudizi di donne e che scelgono di muoversi in modo indipendente. Inoltre parla del passato e dell’elaborazione del lutto. Le ragazze scomparse hanno segnato numerose vite e la loro sparizione mette in moto una serie di tragedie che portano allo disfacimento del collegio. La stessa direttrice, all’apparenza forte e coraggiosa, cade in uno stato depressivo che fa riaffiorare i soprusi che ha vissuto in gioventù quando, da orfana, è stata “adottata” da un criminale che l’ha sfruttata. Uno stato catatonico che la porta a perdere lucidità e commettere una serie di errori, in quanto si sente in colpa per non aver partecipato lei stessa al picnic. Prende sul personale la scomparsa e crede che se ci fosse stata lei, le ragazze non sarebbero mai scomparse. Infatti, ha dato vita al collegio per proteggere le sue ragazze dai soprusi degli uomini. Una fortezza di donne per donne dove ognuna di esse vive libera e senza la sottomissione maschile. Le istitutrici sono scelte in quanto sole e “abbandonate” o “maltrattate” dagli uomini. Solidarietà femminile che però mostra aspetti di rivalità e di scontro. La piccola Sara, anch’essa orfana ma adottata da un gentiluomo, è scossa dalla perdita di Miranda, una figura che per lei incarna una sorella maggiore. Incapace di andare avanti e di piangere la scomparsa, intraprende uno scontro con l’istitutrice. Le due, Sara e Miss Appleyard, sono molto simili e hanno lo stesso background d’infanzia. Entrambe non riescono a lasciarsi alle spalle la sparizione delle fanciulle, che presumibilmente, sono morte. Infatti, trovano pace solo nella morte. Un ricongiungimento con le ragazze scomparse che viene vissuta in maniera differente: Sara come incapacità di superare il lutto mentre per la direttrice per espirare i propri peccati.
Picnic ad Hanging Rock mostra anche la società Vittoriana nell’Australia del Novecento dove l’aristocrazia è ancora padrona e dove esiste il Padre Padrone. Ci sono gerarchie e determinati comportamenti che gente beneducata deve seguire per far parte della parte della comunità. Ovviamente, tutto ciò è una sottotrama secondaria che però viene approfondita e rappresentata.
Dal punto di vista narrativo, la miniserie sfrutta i flashback per raccontare il rapporto delle ragazze scomparse con le altre fanciulle del collegio. I loro sogni, le loro speranze e la loro voglia di ribellione, tipica della gioventù. Passioni e tormenti che rafforzano il dramma, in quanto conferisce status emotivo ai protagonisti. Il crollo psicologico della direttrice viene approfondito attraverso flashback e da epifanie visive che mostrano la sua caduta all’abisso, il suo status di “persecuzione”. Si sente nuda, vittima di un bruto del suo passato che, prepotentemente, cerca di distruggere tutto ciò che lei è riuscita a creare. Queste visioni la fanno piombare in uno stato mentale fragile e la distruggono psicologicamente.
La miniserie, rispetto al romanzo e al film del 1975, sceglie di non raccontare il mistero ma di riadattare, in chiave moderna, la storia di un gruppo di ragazze e delle conseguenze dovute alla scomparsa delle fanciulle. Una rilettura in chiave femminista e che esplora la storia da un punto di vista differente rispetto al film di Peter Weir. Se il lungometraggio si focalizzava su elementi mistici, ancestrali e conferiva alla storia un alone primordiale e mirato sul legame con la natura, la miniserie sceglie di trattare argomenti “umani”, mettendo in luce il ruolo della donna nella società novecentesca dell’Australia. Germogli di emancipazione femminile per una storia di ragazze per ragazze. Tuttavia, Picnic ad Hanging Rock si conferma un prodotto impalpabile e soporifero. Ripetitivo e che spesso non sa scegliere se virare sul mistico o sul reale. Un adattamento riproposto per l’attualità ma che è priva di mordente e di una backstory non sempre all’altezza. All’inizio, la storia stuzzica in quanto misteriosa, ma, successivamente, vira su un racconto semplice e poco adatto al materiale di partenza. Un nuovo punto di vista che prosegue in una maniera troppo lunga. Sarebbe stato più proficuo eliminare un paio di puntate e soffermarsi solamente ai cardini più importanti della vicenda. Inoltre, Natalie Dormen non è in grado di farsi carico dell’intera storia e perciò la sua fredda recitazione non riesce a colpire lo spettatore che, annoiato, segue la storia solo con la speranza di scoprire il mistero.
Complessivamente, Picnic ad Hanging Rock è una serie altalenante, sotto certi aspetti deludente, e che non riesce a colpire lo spettatori con il suo “cambio” di punto di vista. Ben fatta dal punto di vista tecnico ma che, narrativamente parlando, si sofferma su ripetizioni molto frivole e banali. Alcune storyline potevano essere tagliati e la riduzione degli episodi avrebbe potuto giovare alla fruizione dell’intero progetto che, nel suo complesso, si rivela deludente.
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