L’universo cinematografico della Marvel è partito esattamente dieci anni fa con il primo capitolo della serie di Iron Man. All’epoca una scommessa, in quanto film di debutto dell’attore John Favreau e con un l’altalenante Robert Downey Jr. che perlopiù era noto per i suoi guai con la droga e con la giustizia. Molti non sanno che i Marvel Studios sono nati per una necessità di ricapitalizzare le proprietà intellettuali della scuderia interna poiché la Casa delle Idee era sull’orlo della bancarotta. Iron Man, prima dell’exploit del film, era considerato un personaggio minore, un comprimario di lusso; non è mai stato uno dei più rappresentativi. I diritti cinematografici dei supereroi più noti erano stati venduti proprio per sopperire al possibile fallimento della compagnia. Non a caso, molti di essi furono praticamente svenduti a buon mercato.
Il punto di riferimento della Marvel al cinema è sempre stato il mondo dei fumetti. Un universo dove coesistono tutti i personaggi della compagnia e che interagiscono tra di loro con crossover, spin-off, what if, team-up e così via. Perciò, visto che le potenzialità dei loro personaggi era obiettivamente scarsa, perché non replicare il modello fumettistico e replicarlo al cinema? Perché non creare un mondo interconnesso e concatenato in modo da poter far coesistere e interagire i supereroi di proprietà?
Ognuno dei prodotti cinematografici è legato all’altro attraverso dei piccoli rimandi all’interno della storia, in modo da rendere bene l’idea di connessione fra un episodio e l’altro. Sicuramente potremmo definirlo un gigantesco caso di narrazione seriale legata al transmedia storytelling in quanto creato a tavolino prima della realizzazione e suddiviso attraverso in tre macro-fasi e su multipiattaforma. 1 Con trasmedia storytelling (introdotto dallo studioso Henry Jenkins) intendo una forma narrativa che, muovendosi attraverso diversi tipi di media, contribuisce a perfezionare e integrare l’esperienza dell’utente con nuove e distinte informazioni.2 Infatti, non c’è solo il cinema. I più attenti di voi ricorderanno i corti One-Shot Marvel 3, cortometraggi facenti parte dell’arco narrativo “MCU” che espandono, in un’altra forma audiovisiva, delle sottotrame lasciate di contorno nei film. One-Shot rilasciati prima come extra bonus dei dischi Home Video e, successivamente, diffusi in rete sulla propria piattaforma Youtube. Risulta quindi una narrazione frammentata e proseguita in modo altalenante su vari medium. La stessa cosa è avvenuta con la serie televisiva Agents of S.H.I.E.L.D. che è un vero e proprio spin-off, diventando con il tempo semi-autonomo e che, parallelamente, espande e copre un’area inesplorata del film. Tuttavia è concatenata al mondo filmico e funge da costola e da riferimento per il mondo “Avengers”.
Infatti, dopo Iron Man e L’Incredibile Hulk (l’unico e tuttora vero flop della Marvel), il mondo è proseguito con Thor e Captain America. Questi sono alcuni dei fondatori dello storico gruppo fumettistico denominato Vendicatori (Avengers), team replicato nel mondo del cinema in The Avengers (2012), un film che è stato in grado di mettere insieme tanti personaggi e di farli coesistere senza sminuire le loro intrinseche caratteristiche: per molti lettori di fumetti, un sogno divenuto realtà. Il primo film infatti fu un vero e proprio trionfo. Mai prima di allora c’è stata una simile opera collettiva, derivata da numerosi altri film. Un sequel di sequel all’ennesima potenza. Se non ci fosse stato Joss Whedon, che con la sua bravura e con i suoi brillanti dialoghi ha forgiato quel mondo, forse l’Universo Marvel non sarebbe stato cosi proficuo e soddisfacente. Ora The Avengers è diventato una pietra miliare, un capostipite e un punto di riferimento e, per certi versi, ha cambiato per sempre il mondo cinematografico supereroistico. Non solo per l’immenso successo commerciale ma anche per aver ampliato l’universo forgiando uno spin-off televisivo, Agents of S.H.I.E.L.D.
Il successo è dovuto principalmente ai continui rimandi tra un film e l’altro. Ciò ha permesso di stimolare gli spettatori e fidelizzare il pubblico che, appassionato, si è messo alla ricerca di Easter Eggs e di riferimenti più o meno diretti ai vari film. Parlo quindi di pellicole che sono indipendenti ma che allo stesso tempo, in special modo con le scene post-crediti, fungono da brevi capitoli di una narrazione molto più ampia.
Whedon ha forgiato le prime due fasi della continuità e ha cementato la macro-narrazione bissando il successo con Avengers: Age of Ultron, un lungometraggio pensato principalmente per finanziare i due costosissimi capitoli conclusivi della macro-narrazione, focalizzati sul conflitto con il Titano Pazzo, Thanos, che fece la propria fugace apparizione proprio nei titoli di coda del primo Avengers. La pellicola dedicata al conflitto con Ultron in realtà è stata una messinscena per accentuare i piccoli conflitti tra eroi, divergenze sfociate nel vero secondo film sugli Avengers, ovvero Captain America: Civil War; una pellicola corale che ha fatto da apripista per Spiderman: Homecoming e Black Panther.
Infine, Civil War ha segnato il passaggio di testimone tra Whedon e i fratelli Russo come “guida degli Avengers”. Vista la bravura nel gestire tanti personaggi con numerose scene d’azione, il due registico è stato prescelto per portare alla conclusione il primo macro-arco narrativo. Inoltre, la guerra civile tra supereroi ha segnato il ritorno “in casa” di Spiderman, grazie all’accordo stipulato con la Sony (che, ricordo, tuttora detiene i diritti di sfruttamento ma che ha concesso l’utilizzo dell’arrampica-muri ai Marvel Studios per cinque pellicole), con un’introduzione folgorante e “all’ultimo minuto”, in quando frutto di numerose trattative tra i due Studios, e che ha alimentato e potenziato il MCU.
I fratelli Russo non sono gli unici artefici del successo del MCU post-Whedon. A loro si è affiancato un altro grande autore, James Gunn. Gunn, alla stregua di Whedon, è un grande conoscitore di fumetti e anch’esso è capace di scrivere brillanti e taglienti dialoghi. Grazie alla sua abile mano è riuscito a portare al successo un gruppo supereroistico spaziale tra i meno noti dei fumetti Marvel: I Guardiani della Galassia. Infatti, se la Casa delle Idee avesse avuto la possibilità di utilizzare i Fantastici Quattro, il mondo di Star Lord & Co forse non avrebbe visto la luce. Gunn ha aperto definitivamente lo sguardo della Marvel verso la fase spaziale, avvicinando sempre di più il gruppo alla Terra e facendo un ulteriore passo in avanti verso l’introduzione definitiva di Thanos, personaggio che fino a quel momento veniva evocato costantemente e che aveva un ruolo alla “Imperatore Galattico Palpatine”.
Tuttavia c’è un vero e unico personaggio cardine dell’universo Marvel, un autentico mattatore su cui i Marvel hanno scommesso il loro successo: Robert Downey Jr. Come già accennato all’inizio, l’attore era principalmente noto per il suo abuso di droghe e alcol e per i suoi trascorsi extra-cinema. Sulla bravura non c’era ombra di dubbio, tuttavia fu una vera e propria incognita. Forse il ruolo, che calza a pennello vestendo la suit del milionario Iron Man, gli ha giovato e l’ha fatto maturare: sono numerose le analogie tra il suo essere e le vicissitudini vissute da Tony Stark. In poco tempo Downey Jr. è diventato l’attore più amato e osannato dal MCU e grazie a lui la Marvel ha potuto costruire il suo successo affiancandogli attori più o meno noti, stabilendo un’inedita alchimia. Non a caso è l’attore che è comparso più volte, ben otto (che diverranno 9 con Avengers 4), ed è colui a cui è stato proposto di fare da mentore al reboot di Spiderman.
Ora, dopo questo lungo excursus storico sull’Universo Marvel, possiamo snocciolare altre basi per definire meglio la tipologia di Universo Filmico. Infatti, più che un sistema basato sul transmedia storytelling, valutando questi dieci anni di attività e, visto che è un mondo in pieno mutamento con timeline modificabili in corsa (vedi Spiderman: Homecoming), si può dire che l’MCU sia un ecosistema narrativo flessibile e con una narrazione estesa, ovvero con una storyline costantemente in costruzione e dagli sviluppi sempre più complessi grazie all’immissione di nuovi personaggi e situazioni.4 Con il rilascio di Avengers: Infinity Wars, la prima macro-storia narrata nell’arco di 19 film, la costruzione dell’universo narrativo si evince maggiormente.
Il MCU è un ecosistema narrativo in quanto sistema aperto al cui interno vivono personaggi che mutano nel tempo e nello spazio, interconnesso con sequel, prequel, spin-off e crossover. Un ecosistema che ha raggiunto una certa stabilità e che è in grado di supportare modifiche all’ultimo minuto senza mettere a rischio la propria struttura e stabilità. Inoltre è uno sistema che lascia lo spettatore libero di muoversi al suo interno grazie a continui rimandi ed Easter Eggs. Il pubblico finalmente partecipa in modalità duale: l’audience è attiva e passiva, alimenta l’universo espandendo le sottotrame con fan-art e fan fiction e operando pratiche di ridefinizione e modellamento dell’universo stesso. Si tratta perciò di un modello nuovo e unico nel suo genere: un Universo Cinematico definito sin dal principio e con una struttura cardine definita in fase di costruzione, un universo filmico che va al di là del genere supereroistico e che rappresenta un nuovo sistema narrativo multistrato del panorama cinematografico. Non è un progetto derivato dal successo di una pellicola corale ma è frutto di una lungimirante e oculata programmazione che è stata improntata seguendo una pratica ancestrale del mondo fumetto e riproposta e ridefinita sul medium cinematografico.
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