A quasi tre anni dal debutto de Il miracolo, Niccolò Ammaniti torna a vestire i panni da regista e a girare una nuova serie targata Sky Original, ma stavolta portando sullo schermo una delle sue creature, ovvero Anna, protagonista dell’omonimo romanzo del 2015.
Composta da sei episodi, Anna vede Ammaniti anche alla sceneggiatura, ancora una volta insieme a Francesca Manieri (sceneggiatrice della trilogia di Smetto quando voglio), alle prese con una storia che già ai tempi di Io non ho paura, inaspettatamente, viveva la sua fase embrionale: da quella dimensione arcaica, in cui gli adulti finivano per essere degli orchi piuttosto che delle figure protettive e autoritarie, cominciava ad aleggiare il rudimento di una società alternativa, fatta di soli bambini.
Il mondo di Anna, ragazzina siciliana di 13 anni, non è più quello che conosciamo, ma è un incubo post-apocalittico, una landa desolata dove la natura ha ormai preso il sopravvento sul progresso, i più indifesi soccombono e i Grandi non ci sono più. Dopo che una misteriosa epidemia, la Rossa, li ha infatti eliminati tutti, i bambini, inevitabilmente orfani, sono costretti a cavarsela da soli e si riorganizzano in vere e proprie tribù dedite al saccheggio, all’anarchia e alla sopraffazione. Anna, che invece si è isolata nella sua casa nel bosco insieme al fratellino Astor, vive una vita solitaria, a caccia di cibo e di tutto ciò che è necessario per sopravvivere, affidandosi alla “guida” che sua madre Maria Grazia le ha lasciato prima di morire, Il libro delle cose importanti.
La precaria ordinarietà di Anna crolla quando Astor viene rapito da un gruppo di bambini dipinti di blu e dalla loro leader Angelica e la ragazza deve intraprendere un viaggio per salvarlo.
Sebbene la vicenda sia sostanzialmente aderente a quella del romanzo, la serie ne rappresenta, secondo la visione dello stesso autore, un’espansione, un pretesto per poterne condensare, ampliare, arricchire e forse fortificare alcuni aspetti, a partire dalle situazioni fino al percorso dei personaggi. Ne deriva dunque una sorta di restyling o, per meglio dire, un adattamento infedele, che si prende diverse libertà rispetto al nucleo di partenza, senza però tradire la particolarità dell’atmosfera – desolante ma non esclusivamente nichilista – e le aspettative di chi ha amato il libro a suo tempo.
Nei panni della protagonista vi è Giulia Dragotto, esordiente palermitana che regala una prova davvero notevole, ed è affiancata da altrettanto notevoli debuttanti, come il piccolo Alessandro Pecorella nei panni di Astor e Giovanni Mavilla in quelli di Pietro, compagno di avventure di Anna. Nel ruolo della madre Maria Grazia, presenza assidua nei numerosi flashback, ritroviamo l’attrice Elena Lietti, volto noto del cast de Il miracolo.
Girata a pochi mesi dall’inizio della vera pandemia, la serie Anna è certamente un progetto ambizioso, coraggioso e visionario, una sfida alla televisione italiana e alla sua poca familiarità con il genere survival/distopico, ma anche uno straordinario slancio in termini di creatività per ciò che riguarda le location; ci troviamo infatti in una Sicilia inedita e irreale, selvaggia, spettrale, ormai dominata da erbacce e rifiuti, circondata dalle macerie di una civiltà ormai scomparsa. Lo stesso slancio si percepisce infine nella regia di Ammaniti, evidentemente a suo agio anche dietro la cinepresa, che delinea un prodotto davvero raffinato e appetibile per un possibile mercato estero.
L’appuntamento con Anna è dal 23 aprile su Sky e NOW.
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