Realizzato dal regista e produttore svizzero Christian Frei, già candidato all’Oscar per il documentario “War Photographer”, e dal regista russo Maxim Arbugaev, il documentario “Genesis 2.0” è stato presentato nella sezione World Cinema Documentary al Sundance Film Festival.
Quali sono i limiti imposti all’uomo nella ricerca scientifica e qual è il prezzo da pagare se questi limiti venissero superati? Sono le domande che rimangono impresse dopo aver visto “Genesis 2.0”, che offre una panoramica singolare sul mondo della bioingegneria. Un documentario intrigante e suggestivo, capace di far riflettere sui risvolti etici delle nuove frontiere della biologia sintetica che potrebbero trasformare l’uomo in Creatore, delineando così un universo guidato dall’indomabile orgoglio umano che arriva a sfidare la Natura e le sue leggi.
Ogni estate decine di uomini lasciano i propri villaggi nell’estrema Siberia Settentrionale per mettersi in cammino verso luoghi selvaggi, ovvero le remote e disabitate Isole della Nuova Siberia. In questo inospitale arcipelago situato nell’Oceano Artico vanno alla ricerca del cosiddetto “oro bianco”, ovvero antiche zanne di mammut, un’operazione oggi sempre più facilitata dal riscaldamento globale che, provocando lo scongelamento del permafrost, porta alla luce un numero progressivamente maggiore di questi antichi fossili. Il ritrovamento di una carcassa eccezionalmente conservata attira l’attenzione di scienziati genetici, interessati alla clonazione di questi animali preistorici, fino a manipolare e persino creare la vita stessa. Riscaldamento globale e genetica, la prossima grande rivoluzione tecnologica, si incontrano così in “Genesis 2.0”, uno dei documentari più affascinanti e avvincenti mai realizzati.
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