A causa dell’emergenza Coronavirus che sta bloccando il mondo intero, la Sony ha deciso di distribuire anche qua da noi, sulle piattaforme digitali, la pellicola fumettistica, Bloodshot con Vin Diesel. Si tratta di un lungometraggio diretto da Dave S.F. Wilson (al suo esordio) e basato su un personaggio dell’etichetta Valiant Comics.

Visto il boom del Marvel Cinematic Universe, molte compagnie cinematografiche stanno cercando di creare dei franchise basati su un universo condiviso proveniente da label fumettistiche. La Sony, oltre ad espandere il mondo di Spider-Man con Venom e Morbius, si è aggiudicata i diritti della Valiant con l’intenzione di creare un nuovo ecosistema narrativo basato sui personaggi di quell’etichetta. Il primo personaggio a debuttare sul grande schermo è Ray Garrison, un militare che viene “risorto” da una tecnologia sperimentale e viene trasformato nel potente, Bloodshot.

Il filone della storia segue anti-eroi quali Deadpool o Deathstroke; personaggi che attraverso un siero del supersoldato vengono pompati e resi armi di distruzioni. I perfetti sicari, mercenari che uccidono seguendo una propria etica. Bloodshot, il nome del progetto da cui è stato creato, è un personaggio che si contraddistingue per la sua resa tecnologia, quasi credibile, e per la sua concezione da risolutore.

Questo lungometraggio è il primo capitolo di una ipotetica trilogia e pertanto, narrativamente, è una storia di origine dove viene narrata la creazione di Bloodshot. Infatti, a livello di scrittura è molto d’introspettiva. Si concentra prevalentemente sulla sua presa di coscienza del protagonista, sul suo risveglio nel mondo dei vivi e sui poteri derivanti dalla tecnologia che gli è stata implementata. Queste migliorie lo rendono una vera e propria macchina da guerra, indistruttibile e inarrestabile. Inoltre, sempre per concentrarci sulla scrittura, la pellicola presenta una storia che ribalta le aspettative e confonde lo spettatore con il classico “amici che diventano nemici e viceversa”. Lo status quo iniziale viene capovolto, dando vita al là alla “vera natura del protagonista”. Archetipi classici ma che grazie ad un attore carismatico e una regia coesa, rendono la pellicola godibile e apprezzabile. La sceneggiatura è ben scritta, semplice, snella e con trovate narrative efficaci. Sotto certi aspetti, la storia è tradizionalista, da film d’azione vecchio stile con scene d’azione pazzesce e focalizzate in toto sul carisma del suo protagonista.

A livello di genere la pellicola è focalizzata sulla nascita dell’anti-eroe mischiata ad un personaggio “Risolutore”, un vendicatore che indomito segue una sua morale ed è concentrato a compiere con successo la sua missione. Implacabile e della ferrea volontà, tipica degli action-movie degli Anni Ottanta e Novanta. Classici film d’azione di quando a dominare le scene c’erano Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger. Vin Diesel è figlio di quel cinema e perciò riesce bene ad incanalare gli stereotipi di genere, apportando freschezza e carisma. Piaccia o no, l’attore è perfetto per interpretare il personaggio e la pellicola è stata costruita sulla sua fisicità dirompente.

Nonostante sia un film totalmente concentrato sull’action, Bloodshot presenta anche delle spalle comiche davvero efficaci (su tutti, Wilfred Wigans interpretato da Lemorne Morris) che spezzano la routine action e permettono di alleggerire il tono al film.

La pellicola è godibilissima, piena di scene d’azione che rendono la visione soddisfacente, seppur con una storia esile e poco originale. Tuttavia, il film si segue in modo semplice e si apprezza in quanto nella trama ci sono degli snodi narrativi interessanti che sovvertono le aspettative. Ben bilanciata dal punto di vista del tono e con un buon ritmo. Il fulcro dell’interna riuscita del film è Vin Diesel poiché il lungometraggio è costruito su di lui; sul suo carisma e sulla sua fisicità.  Un buon prodotto.

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