The Rider è una pellicola indipendente statunitense diretta da Choé Zhao ed ambientata nel mondo del rodeo. Quasi post-western la storia funge attorno ad un giovane addestratore di cavalli che a causa di un incidente è costretto ad abbandonare il mondo del rodeo e cambiare completamente vita. Un lento e progressivo racconto intimo sul microcosmo di un giovane cowboy e sul suo sogno di cavalcare i cavalli.

La pellicola offre una panoramica esaustiva e completa del mondo del rodeo, offrendo numerosi spunti interessanti sulla vita “da cowboy” degli allevatori di cavali statunitensi. Una storia che tuttavia, offre emozioni, spunti e pretesti per raccontare di passioni, di gioventù e sul senso profondo della vita. Cosa fareste se non vi fosse più permesso di fare ciò che vi piace? Cosa fareste se i vostri sogni e le vostre prospettive di vita vi fossero improvvisamente negati? Queste sono le domande che il film pone in evidenzia e lo fa in modo molto semplice e intimista. The rider è una pellicola intima e riflessiva. Ci sono molti silenzi ed è focalizzata sulla vita del giovane Brady e sulla sua famiglia. Un microcosmo per raccontare sentimenti ed emozioni universali. Inoltre, offre un ottimo scorcio sulla vita del cowboy nell’era moderna, fatta di giovani appassionati ai rodei. Le indecisioni giovani sono al centro della pellicola e l’agonia nel lasciar andare una grande passione, colei che spinge a vivere, sono rappresentate attraverso scene emotive, fatte di primi piani, che mettono in risalto un sentimento viscerale.

Adottando uno stile documentarista, (non solo nello stile registico in quanto molti attori della pellicola, recitano la loro stessa vita) che segue da vicino la vita delle persone coinvolte, la regista ci permette di addentarci verso l’intimità di questa famiglia e di capire l’emotività del protagonista, penetrando nel suo mondo e nel suo subconscio. Poche musiche, molto audio ambientale per renderci partecipi di quel mondo, post-western, dove gli uomini non pensano alla tecnologia, ma sono affezionati alla natura, ai cavalli. La fotografia e la regia presentano l’ambiente in modo adeguato e vengono alternate inquadrature ampie che mostrano le ampie praterie, ma che nello stesso tempo, si avvicinano, per mostrare il lato emotivo dei protagonisti.  Uno stile molto realista che rafforza l’intensità e l’emotività della pellicola. Si crea un forte legame empatico con lo spettatore e la vita del protagonista viene più volte portata alla ricerca dell’autodistruzione che ci fa temere per la sua vita. Anche a livello di sottotesto e di metafore (come la scena in cui è costretto ad abbattere il suo cavallo) è pregno di spunti emotivi e narrativi interessanti.

The rider è un buon film; a livello di ritmo e sotto alcuni aspetti di scorrimento narrativo è altalenante ma complessivamente è un lungometraggio ben riuscito. Godibile, intimo e riflessivo. Non adatto a chi si aspetta azione e intrattenimento. Ci sono numerose eclissi temporali e dilatazioni che alterano la narrazione e possono risultare pesanti da seguire, inoltre la pellicola ha una patina crepuscolare che non la rendono adatta per un grande pubblico. Tuttavia, The rider mette in mostra un mondo poco noto e lo fa presentando una storia esaustiva, soddisfacente e che tratta di sentimenti universali. Ci sono dei difetti, ma la storia prende ed è facile da seguire. Un buon film drammatico.

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