Nel mondo del fumetto italiano, Diabolik è certamente un’autorità, ancora oggi sulla cresta dell’onda dopo oltre cinquant’anni. Nato dalla fantasia delle sorelle Angela e Luciana Giussani nel 1962, il “Re del Terrore” è divenuto col tempo un’icona, un simbolo della cultura pop, nonché protagonista di serie, romanzi, merchandising e naturalmente dell’omonimo film di Mario Bava del 1968.
Il docufilm Diabolik sono io è diretto da Gianfranco Soldi, amico delle Giussani e già autore di numerosi documentari sul fumetto, che esplora ulteriormente le vicende di questo emblematico personaggio, fino a mettere in piedi una vera e propria indagine sul vero mistero che lo circonda.
Il film parte infatti da un grande enigma tuttora irrisolto: al momento della pubblicazione del primo numero del fumetto, la casa editrice Astorina, tuttora responsabile, ricevette le illustrazioni della copertina da parte del disegnatore Angelo Zarcone, che poi sparì nel nulla senza lasciare alcun recapito. Zarcone, soprannominato “il tedesco”, fu poi cercato dalle sorelle Giussani addirittura da un investigatore privato in occasione del ventennale della testata, ma senza risultati. Secondo alcuni disegni di chi aveva intravisto il misterioso illustratore, mai più riapparso, il suo volto non sarebbe così dissimile da quello del nostro affascinante criminale.
Da questa bizzarra serie di eventi, Soldi e Mario Gomboli, attuale responsabile delle pubblicazioni di Diabolik, traggono una sceneggiatura davvero curiosa, sapiente mix di documentario e fiction, in cui un uomo senza nome e senza memoria si aggira per la città di Clerville cercando di scoprire la propria identità. Incontrerà una ragazza dai lunghi capelli biondi – vagamente somigliante a Eva Kant – che lo aiuterà a ricostruire gli eventi della sua vita. Anche l’uomo, dai lineamenti marcati e dai profondi occhi azzurri, somiglia in maniera impressionante a Diabolik: e se fosse lui l’artista scomparso? E se invece si trattasse proprio del criminale in persona?
Nella linea narrativa di finzione, le ricostruzioni dell’uomo misterioso (Luciano Scarpa) e della ragazza (Claudia Stecher) vengono sostenute da numerose partecipazioni, come quella dell’avvocato Bianca Rosselli (Stefania Casini) e della psicologa Frida Roi (Manuela Parodi), che regalano il loro contributo per delineare un accurato identikit del nostro amato ladro in nero. Parallelamente, si susseguono numerose testimonianze provenienti dall’universo del fumetto e dell’intrattenimento, da parte di Milo Manara, Tito Faraci, Alfredo Castelli, Andrea Carlo Cappi, Carlo Lucarelli, i Manetti Bros. (al lavoro su un film dedicato al bandito), lo stesso Gomboli e molti altri.
Ma la sezione più pregna e interessante del docufilm rimane certamente una lunga intervista inedita alle sorelle Giussani, trovata per puro caso nelle Teche Rai, dove raccontano con affetto la loro creatura, così somigliante all’attore Robert Taylor.
Gianfranco Soldi gira un omaggio in piena regola non solo a un fumetto che ha fatto la storia dell’editoria made in Italy, ma anche e soprattutto alle sue deliziose autrici, due donne che nel pieno degli anni Sessanta hanno sfidato i benpensanti presentando le violente avventure di un ladro e assassino abile, spietato e sensuale, che vennero subito bollate come letture disdicevoli e oscene, colpevoli di irretire le menti pure dei più piccoli. Eppure, ben lontano dall’essere “roba per bambini”, Diabolik altro non è che una delle pagine più celebri e interessanti della letteratura noir italiana.
Diabolik sono io è prodotto da Anthos e Rai Cinema e sarà nelle sale come film-evento grazie alla Nexo Digital, dall’11 al 13 marzo.
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