Uno degli ultimi fenomeni cinematografici il cui successo non accenna a diminuire.
Remake sì o remake no?
Questa è il dilemma che ultimamente ci si pone, in termini squisitamente social-mediatici, a seguito dell’ondata di remake live-action dei Classici Disney.
Si tratta, infatti, dell’ultima tendenza relativa alle produzioni cinematografiche della casa di Topolino & Co. ossia la ri-proposizione con attori in carne e ossa (ma esistono alcune eccezioni che vedremo poi in seguito) dei Classici d’animazione Disney.
Una tendenza che ha generato diversi commenti tra la critica specializzata e gli appassionati del genere. In generale i commenti riguardano quasi sempre la scarsa originalità nel presentare storie che sono già note al pubblico e che nulla aggiungono all’animazione “tradizionale”.
Ma la questione è di gran lunga più complessa di così e va affrontata necessariamente per punti.
Il Canone disneyano
Nella sconfinata produzione Disney sono in realtà pochi i prodotti che possono avvalersi del marchio di “Classico”. Questi sono principalmente lungometraggi d’animazione (ma col tempo sono stati accettati anche mediometraggi e corti all’interno del Canone) che pongono lo storytelling e il sonoro abbinati in maniera indissolubile tra loro. Alla stregua di quasi un titolo all’anno (da Biancaneve e i sette nani in poi) esistono almeno una cinquantina di Classici Disney. Molti di questi film si caratterizzano per aver infranto numerosi record a livello di cinema d’animazione, dimostrando una sperimentazione tecnico-visiva continua che ha fatto della Disney una delle case di produzione più innovative di sempre e aver assurto il cinema d’animazione a livello di ARTE, sedimentandolo nella sua iconicità pop. E proprio questa “tradizione innovativa” della Disney appare come minacciata da questo nuovo franchise che pare puntare sull’ “usato sicuro” piuttosto che ricercare nuove storie. Ma andiamo con ordine.
Fra tradizione, visioni autoriali e franchise
Anche se può sembrare un fenomeno recente, dettato dal clima di nostalgismo che sta prendendo le produzioni audiovisive, in realtà i remake live-action dei classici Disney fanno parte di un’insospettabile tradizione che nasce già dagli anni 90.
Il Libro della Giungla del 1994 è, infatti, il primo esempio di remake live-action di un Classico, girato con attori reali in ambientazioni dal vero e con i primi tentativi di CGI (molto risicati però) per rendere più “umani” gli animali. Paradossalmente, nonostante sia visto come un “remake” presentava una storia piuttosto originale, e più fedele al romanzo originario, tanto che sembra più una versione live-action di Mowgli-il figlio della giungla di Andy Serkis, nato per essere una versione “anti-Disneyana” di questo classico della letteratura.
L’esperimento, comunque, ebbe un discreto successo a spinse gli Studios ad investire su un remake ancora più complicato ma dal risultato stupefacente: la versione live-action, datata 1996, de La Carica dei 101. In questa pellicola spiccò su tutte l’interpretazione istrionica di Glenn Close nei panni di Crudelia DeMon (oltre che di un giovanissimo Hugh Laurie nei panni di Gaspare) e l’uso della CGI, questa volta usata per dare umanità ai 101 protagonisti del film.
Entrambi questi prodotti nascono, infatti, per sperimentare a livello visivo, e quale migliore occasione di farlo se non sfruttando storie già note al grande pubblico, con in più la curiosità di vedere “prendere vita” i personaggi in 2D dell’animazione grazie ad attori in carne e ossa.
Il risultato fu uno straordinario successo di pubblico e di critica, che portò poi a proseguire per questa strada anche con il sequel live-action La Carica dei 102, che però non ebbe la fortuna del primo capitolo facendo affossare definitivamente il progetto dei remake live-action.
Entrambi questi due film si caratterizzano per una riproduzione fedele del cartone animato da cui sono tratti, ma senza che questa aderenza venga vista come negativa, forse proprio perché all’epoca non si parlava ancora di “effetto-nostalgia”. Il che ha fatto sì che tali pellicole venissero viste come “prodotti a sé stanti”. Anzi, proprio la fedeltà all’originale è il fattore principale delle critiche positive, almeno per quanto riguarda i due film con Glenn Close (La Carica dei 102 verrà criticato proprio per essere lontana dallo spirito originario della storia).
L’insuccesso del capitolo 2 della saga dei dalmati Disney farà affossare per un bel po’ questi progetti live-action, forse anche per dare più spazio all’animazione tradizionale e all’animazione in CGI (anche grazie alla collaborazione vincente con la Pixar).
Si tornerà a parlare di live-action solo nel 2010 e in maniera del tutto originale. Di quell’anno ,infatti, è la versione live-action di Alice in Wonderland, diretta da un regista cult come Tim Burton.
In questa seconda fase dei remake-live-action (anche se di “live-action” in realtà c’è ben poco, bisognerebbe parlare piutosto di “remake-CGI-live-action”, dato lo strapotere della tecnologia al servizio delle storie narrate) prevale una visione più autoriale in cui è piuttosto la non-aderenza al film d’animazione originale il vero fattore di positività. Anzi, più la riproposizione assume contorni “dark” e “adulti” e più appare apprezzata dal pubblico, ormai sempre più trasversale, che guarda questi prodotti.
Da quel momento in poi comincia una vera e propria “ri-scrittura” delle fiabe classiche: da L’Apprendista Stregone, sempre del 2010 (che guarda più alla saga teen di Harry Potter che non al cortometraggio tratto da Fantasia), al Cinderella che scomoda addirittura un regista-autore come Kenneth Branagh alla regia.
Ma il vero caso emblematico di questa seconda fase è Maleficent, che riscrive la storia de La Bella Addormentata del Bosco dal punto di vista della strega cattiva. Il personaggio, interpretato da un’ottima Angelina Jolie, nasce con l’intenzione di ri-scrivere la storia in un’ottica fortemente femminista e in linea con lo spirito (e con il target) del pubblico più giovane. La storia così, pur partendo da quella originaria, si discosta da essa acquisendo una sua originalità e una sua veste particolare. Il cambio di punto di vista funziona e la pellicola è un successo di critica e pubblico.
Da qui la Disney parte dunque positivamente nella riproposizione dei propri Classici in veste “live-action”, puntando tutto su una tecnologia CGI che permette la creazione dell’intero universo Disney “dal vero”.
E decide così di ri-partire da un “classico d’eccellenza” ossia il già rodato Libro della Giungla. Siamo ormai nella terza fase di questo percorso creativo-produttivo: la nuova versione live-action del classico di Kipling viene diretta dal regista Jon Favreau proseguendo quella scia “autoriale” già presente nei film precedenti. Favreau però è un autore particolare: abituato a lavorare con i grandi franchise (sua la regia dei film di Iron-Man del MCU) mette tutta la sua arte al servizio dei questi. Così il film si caratterizza da un’aderenza quasi filologica al film d’animazione da cui è tratto, aggiungendo un continuo effetto wow dato dalle sequenze d’azione, e una consapevolezza meta-testuale notevole, oltre a recuperare la colonna sonora originaria (cosa che nelle pellicole precedenti era pressoché assente in nome del “realismo del live-action”).
Il risultato è una pellicola che viene candidata agli Oscar per i migliori effetti speciali e che riceve una risposta di pubblica positiva, lanciando definitivamente la “moda” dei remake live-action.
2017: l’anno della svolta, il caso La Bella e la Bestia.
Il successo de Il Libro della Giungla di Favreau sta sicuramente più negli effetti speciali che non nella storia in sé. La voglia di sperimentare a livello tecnico-visivo, l’effetto WOW e l’unione di CGI e live-action (più la prima che non la seconda in realtà) sono il motivo per cui la Disney comincia a puntare su questi prodotti.
Infatti questi rappresentano, per l’azienda, il raggiungimento di quello status quo di ricerca espressiva e rafforzamento del proprio franchise, dal momento che ormai i propri film d’animazione sono trattati alla stregua di classici (nel senso più ampio del termine).
Simbolo di questo rinnovato successo, nel 2017 esce il film-emblema di questa tendenza: La Bella e la Bestia.
La scelta di questo film d’animazione non è affatto casuale: si tratta di una delle pellicole di maggior successo di sempre del periodo cosiddetto Rinascimento Disney, nonché uno dei primi film d’animazione più premiati di sempre. Quasi una sorta di status symbol per la casa di produzione.
L’operazione è dunque preannunciata da un grande battage pubblicitario in cui il marketing gioca un ruolo fondamentale. Fin dal primo teaser-trailer, infatti, la pellicola riscuote un grande interesse, che poi diventa effettivo con l’uscita nelle sale, grazie alla quale la pellicola diventa campione d’incassi (quasi 504 milioni di dollari in tutto il mondo).
In questo caso si tratta di un vero e proprio remake shot-for-shot della pellicola originale. La somiglianza estetico-visiva e tematica con l’originale non solo viene ricercata ma addirittura esibita in tutti gli aspetti del film.
Dalla scelta degli attori (con un cast all-star come Emma Watson, Evan McGregor, Ian McKellen ed Emma Thompson) fino alla scelta di una CGI particolare che rende le ambientazioni e gli oggetti volutamente cartooneschi (e quindi in linea con la pellicola originaria).
Ma l’elemento di maggior successo è senza dubbio il ritorno delle musica e delle canzoni di Alan Menken addiritura in una nuova versione “moderna” riproposta con nuove star musicali.
Tutti elementi che certamente fanno leva sul sentimento nostalgico dello spettatore cresciuto negli anni 90 (dimostrando una certa trasversalità di target, come poche altre pellicole sanno fare) e che rivelano come ormai la terza fase dei remake live-action si debba per forza di cose spostare sempre più sulla somiglianza e aderenza alle pellicole originarie, perdendo di originalità e autorialità ma guadagnandoci a livello tecnico-visivo, e con un’attenzione maggiore al franchise e alla transmedialità che i Classici Disney possono portare (soprattutto in ambito discografico).
2019: l’anno dei remake
Il successo dato da queste pellicole non accenna affatto a diminuire e, seguendo l’esempio de La Bella e la Bestia, si sfrutta sempre di più l’effetto boomerang di teaser e trailer vari, uniti ad anticipazioni varie, tutto quanto nel segno dell’aderenza al vecchio più che nella ricerca del nuovo.
Così nel 2019 sono già stati annunciati ben 4 remake (Dumbo, con il ritorno in regia di Tim Burton, Aladdin, l’attesissimo Il Re Leone e Lilli e il Vagabondo) più altri titoli che ci accompagneranno dal 2020 in poi.
La formula diventa perciò sempre la stessa: ampio battage pubblicitario, uso di cast e doppiatori all-star (ne Il Re Leone anche il doppio coinvolgimento nel doppiaggio e musiche della star Beyoncé, in Aladdin di Will Smith) con due linee-guida di storytelling: riproporre una versione moderna delle favole originali senza rinunciare ad un tocco di originalità e autorialità (in questo senso la linea intrapresa da Tim Burton nei successivi remake Disney da lui diretti appare chiara), oppure optare per un “semplice” remake shot-for-shot che ha come punto di forza proprio l’aderenza al “classico” più che l’originalità (probabilmente sarà la linea che intraprenderanno i remake del periodo “rinascimentale” della Disney).
Vecchio vs Nuovo
Appare fin da subito evidente (e basta verificarlo aprendo una qualunque pagina social dedicata a questi film) che lo scontro tra apocalittici e integrati, in merito a questo nuovo franchise Disney, si baserà sempre di più in base a chi è favorevole/contrario alla prima o alla seconda tendenza.
L’unica cosa certa è che la storia dei remake live-action Disney risulta meno “monolitica” di quanto si possa credere. E risulta perciò che, come ogni buon franchise cinematografico, ogni singolo film dovrebbe avere il diritto di essere valutato in quanto tale, pur facendo parte di un filone unico (come già accade per i film del MCU).
Inoltre, non si può negare che dietro questa operazione puramente commerciale (perché comunque tale rimane) ci sia una certa consapevolezza artistica.
Una consapevolezza che è, prima di tutto, meta-testuale: il cinema d’animazione non è più considerata una forma d’arte “di serie b”, né tantomeno solo “per bambini”. È in realtà capace di trascinare al cinema un pubblico sempre più trasversale. E il remake live-action (o CGI-action come sarebbe giusto chiamarlo) ne è la propria celebrazione, tanto che anche lo Studio Ghibli sta pensando seriamente di proporre remake live-action dei propri lungometraggi. È naturale perciò che i Classici del genere, per poter sopravvivere alle innovazioni tecnologiche e stilistiche (e quindi poter arrivare meglio alle nuove generazioni) debbano subire una fase di “aggiornamento” in modo da poter sopravvivere, come d’altra parte accade per qualunque forma d’arte una volta terminato il suo “ciclo artistico”.
Ecco dunque che, se nella storia dell’Arte il risultato del Rinascimento fu il Neoclassicismo, allora, riprendendo la metafora, era normale che la fine del Rinascimento disneyano portasse a una fase di Neo-classicismo Disney, il cui motto sembra appunto quello di “innovare nella tradizione”.
A coda porterà questa nuova fase disneyana, ancora non ci è dato saperlo, essendo appena agli inizi, ma una cosa è certa: il successo di pubblico (e di buona parte della critica) è evidente.
I remake live-action Disney sono la momento il franchise di maggior successo e la loro fine è ben lungi dall’essere lontana!
Lista Completa Remake Live-action Disney*:
- Il Libro della Giungla (1994)
- La carica dei 101 (1996)
- La carica dei 102 (2000)
- Alice in Wonderland (2010)
- L’Apprendista Stregone (2010)
- Maleficent (2014)
- Cenerentola (2015)
- Il Libro della Giungla (2016)
- Alice Trought The Looking Glass (2016)
- La Bella e la Bestia (2017)
- Ritorno al bosco dei 100 acri (2018)
- Dumbo (prossima uscita 2019)
- Aladdin (prossima uscita 2019)
- Il Re Leone (prossima uscita 2019)
- Lilli e il Vagabondo ( prossima uscita 2019)
- Mulan (prossima uscita 2020)
- Maleficent 2 (prossima uscita 2020)
- La Sirenetta (?)
- Cruella (?)
- Peter Pan (?)
- Pinocchio (?)
- Lilo & Stitch (?)
- Biancaneve e i Sette Nani (?)
- La Spada nella Roccia (?)
- Taron e la pentola magica (?)
*i titoli contrassegnati con il punto di domanda sono stati, al momento, annunciati dalla Disney ma ancora non c’è una data di uscita certa.
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