Un disaster-movie di stampo verista e dai toni drammatici che tiene incollata l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine, diretto dal regista di A Beautiful Mind.

C’era una volta il disaster-movie (o “film catastrofici” come venivano chiamati in Italia), una particolare categoria di film horror-drammatici in cui l’elemento di conflitto principale è il rapporto fra l’Uomo e la Natura.

In questo genere di film l’eroe/eroina di turno deve affrontare catastrofi di tipo naturale, spesso causate dall’arroganza e dalla tracotanza umane. Il tutto seguendo la filosofia ambientalista degli anni 90-inizio 2000, periodo storico in cui tale genere ebbe un discreto successo commerciale.

Dopo tale periodo però si ebbe una sorta di “oblio” del genere dovuto a diversi fattori:

  • La questione ambientale vista non più come centrale all’interno del dibattito pubblico;
  • Un abuso di tale genere per cui l’aspetto informativo-scientifico venne sempre meno rispetto ad un’eccessiva spettacolarizzazione delle catastrofi descritte;
  • L’avvento della CGI e l’ascesa del cinema fantasy e super-eroistico, diventati sempre più mainstream rispetto a tutti gli altri generi cinematografici;

 

IL DISASTER-MOVIE REALISTICO

Immagine tratta dal film “Thirteen Lives” di Ron Howard. Su gentile concessione di Amazon Prime.

Da un po’ di tempo a questa parte invece (soprattutto visto la spinta che la questione ambientale sta avendo negli ultimi anni), l’interesse verso questo tipo di produzioni ha conosciuto una nuova linfa vitale, ma con una nuova e interessante declinazione.
Il film Notre-Dame In Fiamme del regista francese Jean-Jacques Annaud parte esattamente dalle stesse premesse dei precedenti film ma contiene in sé qualcosa di più che questi non avevano: l’assoluta aderenza alla realtà.
Questo perché la vicenda non è semplicemente il classico what if che parte da un’ipotesi di rischio e monta su di esso la trama, bensì un fatto di cronaca vera (l’incendio che colpì la cattedrale francese nel 2019) ricostruito con attori e con l’aggiunta di quel pathos narrativo tipico dei film di finzione.

Una pellicola dunque che riscrive le regole del genere basandosi più sulla veridicità degli avvenimenti, creando così un ibrido fra il tipico disaster-movie e una sotto-forma di biopic in cui ad essere protagoniste sono le gesta di soccorritori, protezione civile, vigili del fuoco e personale addestrato che rischia la vita per una causa nobile, in questo caso la salvaguardia di un bene culturale nazionale.
Il tutto però basandosi non più sull’iperbole narrativa, ma piuttosto sulla linearità della narrazione e la descrizione della varie fasi di soccorso, immergendo lo spettatore all’interno del pericolo, accentuato dal fatto che questo è (più che mai) reale, proprio perché basato su casi di cronaca, non su ipotesi fanta-scientifiche.

L’INCIDENTE DI THAM LUANG

Taron Edgerton nel film “Thirteen Lives” di Ron Howard. Su gentile concessione di Amazon Prime.

Su queste premesse si basa anche questa Tredici Vite (Thirteen Lives), ultima pellicola del regista Ron Howard, prodotta e distribuita (dal 5 agosto) da Amazon Prime. L’autore di già interessanti e premiati biopic come A Beautiful Mind e Rush, si cimenta in questo genere narrativo raccontando la storia vera dell’incidente di Tham Luang, nel quale i membri di una squadra di calcio giovanile thailandese (fra gli 11 e i 17 anni) è rimasta intrappolata dentro una grotta durante la stagione dei monsoni.
Un caso che suscitò l’attenzione mediatica internazionale dell’epoca per la tragicità della situazione e, soprattutto, per lo sforzo collettivo che impiegò persone di diversi paesi in un’operazione di salvataggio inedita.

 

 

 

Da queste premesse il regista imbastisce un film corale che parla di coraggio e sacrificio, condito da un certo patetismo che tuttavia non risulta mai retorico o banale.
D’altra parte il tema dei rapporti famigliari (molta attenzione viene data all’apprensione delle famiglie per la sorte dei loro figli) e la celebrazione dell'”eroismo dell’uomo comune” che fa di tutto per salvare gli altri erano già cliché tipici di questo genere. Ma qui è tutto ridotto estremamente all’osso che l’effetto retorico è praticamente impossibile.

La pellicola parte fin da subito con l’antefatto principale (in poco più di 15 minuti di film), dopo una bella descrizione dell’ambiente paesaggistico e umano thailandese che fa da sfondo alla vicenda. Il resto della narrazione vede il coinvolgimento degli “esperti” (tutti americani) per rintracciare e recuperare i ragazzi all’interno della grotta.

Viggo Mortensen nel film “Thirteen Lives” di Ron Howard. Su gentile concessione di Amazon Prime.

Da questo punto di vista la pellicola si prende i suoi tempi per descrivere minuziosamente le varie fasi dell’operazione. E ogni volta accrescendo la sensazione di suspense per la sorte dei giovani membri della squadra di calcio. A questo effetto contribuisce l’uso della musica e della scenografia, che ricostruisce l’ambiente claustrofobico e pericoloso delle grotte thailandesi.

CAST INTERNAZIONALE

Vithaya Pansringarm nel film “Thirteen Lives” di Ron Howard. Su gentile concessione di Amazon Prime.

Buona parte del merito di questa pellicola va soprattutto al cast scelto. Viggo Mortensen e Colin Farrell sono le due star principali coinvolte in questo progetto. E risultano perfettamente credibili nei panni di due sommozzatori esperti nonché principali ideatori ed artefici del salvataggio della squadra di calcio. Non tanto per la mimica e le espressioni sofferte dei due (mai ostentate ma sempre molto ricercate), quanto per la chimica che si crea fra questi due character. Il primo molto più pratico e pessimista, il secondo più empatico (anche perché sposato e con un figlio lontano) e spinto dalla sua incrollabile fede.
Gli scontri-incontri fra i due sono il motore di tutta l’azione e contribuiscono a rendere semplici e intuitive le spiegazioni e lo svolgimento della trama, oltre ad emozionare per la volontà dei due di andare avanti nonostante tutte le varie difficoltà.

 

 

A questo si aggiunge un Taron Edgerton in stato di grazia nei panni di un’anestetista che viene coinvolto nel salvataggio dei ragazzi. Menzione d’onore anche all’attore thailandese Vithaya Pansringarm, unico attore non-americano noto però anche al pubblico occidentale per le sue apparizioni in vari film americani ed europei, qui interprete del governatore della regione in cui avviene l’incidente.
Nonché ottima interpretazione di tutti gli altri attori e comparse thailandesi capaci di emozionare e rendere palpabile al pubblico la preoccupazione dei parenti e dei cittadini thailandesi di fronte ad un tale avvenimento.

Un cast perfetto e ben amalgamato per raccontare una storia che, oltre ai soliti cliché di genere, offre una lezione di solidarietà umana che rappresenta la vera forza di tutto il film. E, anche per questo motivo, una pellicola da vedere!

Colin Farrell Nel film “Thirteen Lives” di Ron Howard. Su gentile concessione di Amazon Prime.

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