Terzo volume della fortunata serie antologica d’animazione prodotta da Tim Miller e David Fincher. Nove storie ambientate fra pianeti sconosciuti, epoche antiche e presente post-apocalittico. Il tutto in un’inedita chiave ambientalista.
Torna anche quest’anno Love Death And Robots la fortunata serie d’animazione targata Netflix, già vincitrice di numerosi premi internazionali, che unisce il meglio dell’animazione mondiale in chiave sci-fi e fantasy.
A partire dalla scrittura degli episodi (quasi tutti tratti da racconti di autori noti o meno noti fra cui Bruce Sterling e Neal Asher) fino alla regia che vede, fra i suoi nomi, registi del calibro di David Fincher e Jennifer Yu Nelson, fino ai produttori, ovvero il meglio della produzione indie in fatto di effetti speciali e computer graphic.
Una serie antologica che, fin dal suo esordio, si è caratterizzata per una forte inventiva e una vocazione allo sperimentalismo animato, aiutata anche dalla durata breve degli episodi (veri e propri corti cinematografici uniti dal fil rouge comune del genere narrativo).
Questo Volume 3 segue l’esempio del suo predecessore puntando sulla scarsità del numero di episodi (uno in più del Volume 2 ma comunque meno dei 18 del Volume 1) puntando ad una migliore fruizione per il binge-watching e ad una maggiore facilità di memorizzazione per lo spettatore.
In questo viene aiutata anche dal tema di questa stagione, che praticamente è lo stesso per tutti gli episodi proposti. Mentre, infatti, nelle precedenti stagioni questi facevano storia a sé (mantenendo come elemento comune solo in genere narrativo), quest’anno tutte le puntate risultano accomunate dal tema comune dell’ambientalismo e della sopravvivenza della specie, rimanendo così ancorate all’attualità.
Questo rappresenta un grande vantaggio per lo spettatore, che riesce così a seguire meglio le vicende e a ricordare meglio. Ma, allo stesso tempo, rappresenta anche un limite alla “vivacità” delle precedenti stagioni facendo risultare gli episodi ciascuno come la “fotocopia” dell’altro.
Volume 3 si caratterizza dunque per il solito sperimentalismo visivo (con la solita abbondanza di CGI e motion capture rispetto all’animazione in 2D) che risulta molto più incisivo e funzionale rispetto alla seconda stagione. Ma, allo stesso tempo, è anche la stagione più “debole” dal punto di vista narrativo e per la qualità dei soggetti proposti. I quali, per la maggior parte, propongono il tema trito e ritrito della lotta Uomo vs Natura, senza però aggiungere nulla a quanto visto in altre opere simili.
Un ulteriore segnale della standardizzazione dello show dopo i fasti (forse dati dalla novità con cui si presentava) della prima stagione.
Rimane comunque uno degli show più innovativi per quanto riguarda le serie tv d’animazione e un appuntamento imperdibile per gli amanti del genere sci-fi.
Tre Robots: Strategie D’Uscita (Three Robots: Exit Strategies)
Da un racconto di: John Scalzi
Diretto da: Patrick Osborne
Casa di Produzione: Blow Studio
Tornano i tre robot scanzonati e irriverenti della prima stagione dello show. In questo nuovo episodio i tre “turisti” cercano di capire come, nonostante tecnologie avanzatissime e una conoscenza smisurata, la razza umana abbia potuto comunque lasciare che il proprio pianeta andasse in rovina e quindi estinguersi.
La puntata prosegue nei ragionamenti e nelle intenzioni del precedente episodio andando molto più nel concreto e con un’attenzione particolare verso le nuove tendenze ambientalistiche e sociali. Da un lato il discorso si fa certamente più incisivo e d’impatto per lo spettatore, che coglie ben più di un riferimento con l’attualità. Ma, allo stesso tempo, toglie tutta quella “poesia” che c’era dietro la prima apparizione dei tre “turisti”. Il tutto si basa su un’ironia abbastanza spicciola e alquanto pessimista che non fa che ribadire quello che è già noto ai più. Un episodio, dunque, senza infamia né gloria, che tuttavia fa il suo compito senza sforzarsi più di tanto. Un sequel decisamente non necessario.
Voto: 5
Un Brutto Viaggio (Bad Travelling)
Scritto da: Neal Asher
Diretto da: David Fincher
Casa di produzione: Blur Studio
Diverso è invece il caso di Un Brutto Viaggio. Episodio diretto dallo stesso produttore David Fincher, si tratta di un survival-horror interamente ambientato su una barca. Il ritmo e la tensione crescono (così come i morti) all’interno di uno spazio sempre più ristretto in cui i membri dell’equipaggio devono sopravvivere ad una creatura infernale (un “Thanapod”) che si è infiltrata all’interno del loro ambiente e pretende da loro sempre più carne e sacrifici.
La tematica ambientalistica viene qui declinata in un classico scontro Uomo vs Natura, con una concezione romantico-borghese in cui questi due mondi vengono visti come inevitabilmente nemici e antitetici. Sarà solo l’intelligenza e le capacità strategiche umane a vincere questa battaglia, non senza una certa dose di sofferenze, fino al rocambolesco e catartico finale, anche se ben poco consolatorio.
Voto: 8
La Pulsazione Della Macchina (The Very Pulse Of The Machine)
Scritto da: Michael Swanwick
Diretto da: Emily Dean
Casa di produzione: Polygon Pictures
Il più “filosofico” e “metafisico” degli episodi proposti. Un vero e proprio trip allucinogeno che ha più di un rimando al classico 2001: Odissea Nello Spazio. Come nel capolavoro di Kubrick, infatti, un’astronauta sperimenta il passaggio dalla vita alla morte e tutti i significati reconditi che questo comporta. In un certo senso si tratta sempre di un survival-horror, ma l’attenzione è data piuttosto sul rapporto che lega due amiche e colleghe esploratrici che si trovano per caso disperse in un pianeta alieno caratterizzato da scarsità di CO2.
Girato in una tecnica 2d di tipo rotoscope, l’episodio è impreziosito dall’interpretazione di Mackenzie Davis nel ruolo della protagonista principale. Lo stile di disegno è immaginifico e ricorda, a tratti, i capolavori a fumetti di Moebius e Jodorowsky. I dialoghi inoltre abbondano di citazioni a Coleridge e Wordsworth, a conferma del grande lavoro di suggestioni che sono state usate per comporre questo viaggio interiore ed esteriore allo stesso tempo.
Voto: 10
La Notte Dei Mini-Morti (Night Of The Mini-Dead)
Scritto da: Jeff Fowler, Tim Miller
Diretto da: Robert Bisi, Andy Lyon
Casa di produzione: BUCK
Si tratta dell’episodio più corto di tutta questa stagione (appena 7 minuti). E anche quello che presenta la storia più “classica”. Tutto parte quando una coppietta decide di fare sesso in un cimitero. Per uno strano fenomeno questo fa tornare in vita degli zombie che cominciano ad attaccare i due. Inevitabilmente questo porta ad un escalation di eventi che culmina con la fine del pianeta, ben rappresentata nelle sue proporzioni rispetto al resto del cosmo.
Anche qui è abbastanza evidente la critica sociale e ambientale sottintesa nella storia, così come la morale finale. Quello che è interessante è la tecnica d’animazione scelta: una stop-motion realizzata con modellini molto piccoli (così come le ambientazioni e gli oggetti) per sottolineare la relatività della tragedia mostrata. Uno spunto interessante anche se abbastanza banale e prevedibile. La storia si dimostra il cliché di sé stessa e non dice nulla di più di quanto non faccia vedere. Purtroppo è l’episodio che, più di tutti, può essere tranquillamente skippato.
Voto: 4
Morte Allo Squadrone Della Morte (Kill Team Kill)
Scritto da: Justin Coates
Diretto da: Jennifer Yu Nelson
Casa di produzione: Titmouse, Inc.
Dopo tanta CGI ecco tornare finalmente ad un’animazione più “tradizionale”. Non che ci sia della computer graphic in questo corto diretto dalla regista di Kung Fu Panda 2, ma questa è abilmente mascherata sotto i disegni che omaggiano le serie animate anni ’90. In particolare la trama è un’evidente parodia dei G.I. Joe (peraltro menzionati in una battuta). Solo che al posto dei terroristi, i valorosi soldati devono usare tutto il loro armamentario contro animali ibridi, risultato di esperimenti segreti (più o meno legali) compiuti dal governo.
Torna quindi la tematica ambientalista, affrontata con un piglio decisamente ironico e satirico nei confronti soprattutto dei cliché narrativi legati al soggetto in questione. Per il resto però la trama rimane abbastanza scontata e lineare (soprattutto per quanto riguarda la scelta fra chi sopravvive e chi no) e anche l’ottima animazione non riesce a nascondere questo difetto.
Voto: 6
Sciame (Swarm)
Scritto da: Bruce Sterling
Diretto da: Tim Miller
Casa di produzione: Blur Studio
Si tratta certamente di uno degli episodi più interessanti di questa stagione, e non poteva che essere diretto da Tim Miller stesso, che con la sua Blur Studio sforna l’ennesimo capolavoro di genere solarpunk.
In un universo futuristico l’umanità viaggia nello spazio alla ricerca di forme di vita con cui legarsi per potersi evolvere e sviluppare nuove capacità. Il ricercatore Simon Afriel (interpretato con un’ottima motion-capture da Jason Winston George) è intento a studiare una misteriosa colonia aliena, soprannominata “lo sciame” la cui struttura gerarchica pare essere perfetta per gli esseri umani. In questa missione sarà aiutato da un’altra ricercatrice (Rosario Dawson) che da anni vive all’interno di questa colonia. Ma la convivenza fra le due “razze” sarà meno idilliaca del previsto…
Con uno stile che mischia in maniera armonica e poetica CGI e motion capture e un gioco di chiaroscuri ineccepibile, Sciame è sicuramente una delle migliori sorprese di questa stagione. Una riflessione non banale sullo sperimentalismo genetico e una trama che non è per nulla scontato né rassicurante. L’episodio è volutamente lasciato “in medias res” per poter lasciare allo spettatore la decisione su quale parte schierarsi, dal momento che entrambe le fazioni (Uomo e Natura) mostrano ragioni più che valide per lottare fra loro. Le musiche e la ricostruzione dell’ambiente simil-marino sono il vero must di questa puntata che trae spunto (non a caso) dal genio dello scrittore di fantascienza Bruce Sterling.
Voto: 9
Mason E I Ratti (Mason’s Rats)
Scritto da: Neal Asher
Diretto da: Carlos Stevens
Casa di produzione: Axis Studios
Ancora una volta si parla di scontro fra Uomo e Natura (e, per la precisione, con il regno animale). Entrambe le fazioni lottano per la conquista dello stesso territorio. Ma in questo caso non si tratta di un pianeta o di un’astronave ma di… una stalla!
Siamo nella campagna scozzese infatti, e il fattore Mason scopre che dentro la propria stalla sono comparsi dei topi. Ma non topi normali bensì dei ratti altamente evoluti con un’intelligenza umana e la capacità di costruirsi armi e tecnologie proprie.
Per sconfiggerli dunque Mason dovrà chiedere un aiuto ad una particolare ditta di derattizzazione che usa metodi “poco convenzionali”.
Un’inedita ed epica battaglia dai toni decisamente umoristici, in cui la risoluzione finale è tutt’altro che scontata e rappresenta forse l’unico caso (fra le storie proposte) di convivenza Uomo-Natura positiva. Lo scrittore Neal Asher (già autore anche di Un Brutto Viaggio) si conferma una delle penne migliori di questa serie con questa “favola” per adulti, realizzata volutamente con una CGI cartoonesca più che realistica.
Voto: 8
Sepolti In Sale A Volta (In Vaulted Halls Entombed)
Scritto da: Alan Baxter
Diretto da: Jerome Chen
Casa di produzione: Sony Pictures Imageworks
Dalla collaborazione fra Netflix e Sony nasce invece Sepolti In Sale a Volta, anch’esso estremamente interessante e realizzato con una CGI mista a motion-capture davvero notevole.
Ha però il difetto di arrivare per ultimo dopo episodi simili e di presentare una storia che (ancora una volta) è l’ennesima rivisitazione dello stesso tema trattato nelle precedenti puntate. Nemmeno l’ambientazione e il tono squisitamente lovecraftiani, di cui è impregnata la storia, riescono nell’intento di risollevarne le sorti e l’interesse.
Giusto il finale riesce a risollevare un po’ l’attenzione ma dopo un quarto d’ora di azioni continue senza arrivare da nessuna parte è comunque troppo tardi per suscitare interesse.
Rimane uno degli episodi più rilevanti dal punto di vista estetico e registico.
Voto: 7
Jibaro (Jibaro)
Scritto da: Alberto Mielgo
Diretto da: Alberto Mielgo
Casa di produzione: pinkman.tv
E arriviamo al vero capolavoro di questa stagione. Una vera e propria “opera teatrale” in formato CGI che mischia balletto classico, teatro kabuki e cinema splatter.
In un’ambientazione storica a metà fra il medioevo e l’epoca dei conquistadores spagnoli si svolge la vicenda del soldato Jibaro e di una misteriosa “sirena” che vive in un lago. Questa, tramite gli ultrasuoni prodotti dalla sua voce, fa impazzire chiunque si avvicini al lago. Tutti tranne Jibaro che, essendo sordomuto, non percepisce gli ultrasuoni della sirena. Inizierà da qui una vera e propria “battaglia” fra Jibaro e la sirena, fatta di continue fughe e attacchi, ma anche di curiosità e una certa attrazione sessuale fra i due.
Unico episodio della serie a non essere tratto da un racconto originario, ma scritto e diretto dal regista spagnolo Alberto Mielgo (già autore del pluripremiato corto La Testimone), Jibaro presenta un’estetica davvero incredibile, modellata su una VR estremamente ricercata. Non ci sono dialoghi per tutti i 17 minuti di cui si compone l’episodio. Eppure questo risulta tutt’altro che noioso. Anzi il ritmo narrativo è decisamente elevato e frenetico, e i movimenti di danza dei protagonisti sono accentuati dalla colonna sonora e dai rumori di fondo.
Uno stile decisamente sperimentale che riesce nell’intento di intrattenere lo spettatore grazie al tono onirico che lo contraddistingue.
Voto: 10
Scrivi