Con una nuova formula rinnovata e nuovi partner l’Associazione Amici del Future Film Festival dà vita ad una kermesse che fonde tradizione ed innovazione all’insegna della tecnologia, gli effetti speciali e l’animazione.
Si è svolta fra Modena e Bologna la ventunesima edizione del Future Film Festival, il festival delle nuove tecnologie e dell’animazione.
Un’edizione particolare, non solo per questo nuovo formato “fra la via Emilia e il West” che ha visto gli eventi che, normalmente, si tenevano in una sola settimana, dilatarsi in ben due weekend intensi (1-2 dicembre a Modena e 8-12 dicembre a Bologna).
Ma soprattutto per l’eccezionalità dell’evento in sé dopo più di un anno di pausa a causa della Pandemia da Covid-19.
L’edizione di quest’anno ha avuto dunque, molto più di quelli passati, una doppia valenza simbolica. Ragionare sul futuro ma soprattutto sul futuro generale del cinema e dei festival cinematografici, importanti non solo per presentare film o anteprime ma soprattutto come riferimento e luogo d’incontro di professionalità del settore.
E sono le stesse parole di Demetrio Chiappa, responsabile di Doc Servizi, nuovo partner organizzatore dell’evento, a rimarcare questo concetto durante l’ultima giornata di premiazioni:
“Scopo del festival è quello di diventare un osservatorio e un unto di riferimenti per quanto riguarda le industrie creative legate al multimediale e all’animazione […] un nuovo settore produttivo che tanto sta producendo soprattutto in questa regione e che tanto può dare proprio perché è facilmente collegabile anche ad altri settori produttivi.”
E, in effetti, il concetto di “contaminazione dei linguaggi” è quello che maggiormente ha caratterizzato questa edizione. Con la realtà virtuale a farla da padrone (con un panel dedicato e due nuove categorie di premio) e la scelta di Modena (Città Creativa Unesco per le Media Arts) come città ospitante, il festival si è infatti suddiviso equamente fra animazione vera e propria, mondo del gaming e arte a tutto tondo.
Non sono mancati, infatti, le presentazioni di app, giochi multimediali e approfondimenti sul tema del Metaverso, ultima frontiera per questo e molti altri settori produttivi. Tra le varie presentazioni sono da segnalare Hololens 2 e Mesh, nuove tecnologia immersive realizzata da Windows che avranno molta importanza in ambito medico ed educativo.
Ovviamente il cuore pulsante del festival rimane il cinema e soprattutto il cinema d’animazione. Il quale, paradossalmente, è andato completamente in controtendenza con l’altro lato del festival, mostrando quanto ancora di buono può regalare l’animazione tradizionale e l’artigianato artistico.
Fra i vari corti e lungometraggi presentati infatti prevalgono le animazioni che fanno uso di stop-motion (realizzata con materiali semplici e poveri) o disegni realizzati a mano con tecniche pittoriche. In ogni modo è stato, per molti aspetti, il trionfo della manualità.
A testimonianza di questo la lista dei vincitori, che vede fra i premiati il cortometraggio What Resonates In Silence di Marine Blin, realizzata appunto completamente in bianco e nero con un tratto quasi infantile, e un solo film realizzato completamente in CGI (Snotty Boy di Santiago Lopez Jover e Marcus H. Rosenmüller).
Non è mancata l’attenzione anche al mondo della musica e dei videoclip. Durante la cerimonia di presentazione è stato mostrato in anteprima il videoclip dell’ultimo singolo di Max Gazzè, Figlia. Un inno ambientalista realizzato con una tecnica d’animazione mista da parte di Imaginarium Studio, casa di produzione toscana premiata, nel 2018 come Eccellenza Italiana per l’Arte dall’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles.
Proprio il tema ambientale è stato uno dei leitmotiv di questa edizione con una sezione dedicata appositamente (Ground Floor) che ha visto la proiezione di classici come La Collina Dei Conigli di Martin Rosen e la rassegna dedicata all’anime Conan Il ragazzo Del Futuro di Hayao Miyazaki.
Su questo tema molto bello è il lungometraggio brasiliano Tito And The Birds di Gabriel Bitar, Andrè Catoto e Gustavo Steinberg. Una favola contemporanea per bambini ambientata in un “futuro” molto presente in cui una misteriosa epidemia, ingigantita dalla paura data dai media, ha colpito la popolazione. Per sconfiggerla il piccolo scienziato Tito e i suoi amici dovranno riuscire a decifrare il messaggio nascosto nel canto dei piccioni. Una satira che guarda soprattutto al presente e alla recente Pandemia, che farà divertire ma anche riflettere il pubblico di grandi e bambini.
Per i target più “grandi” invece saranno particolarmente apprezzati il già citato Snotty Boy e soprattutto The Deer King di Masashi Ando (che al festival era già passato con Mary And The Witch’s Flowers), ultima opera della fortunata casa di produzione giapponese Production I.G.
Un’edizione all’insegna della diversità e della contaminazione di generi e temi dunque. Con uno sguardo al futuro ma anche al passato e alla tradizione.
Per quanto riguarda il presente non si può che dare un bentornato al Future Film Festival e augurargli almeno altre 21 di queste edizioni!
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