Al festival del cinema muto di Pordenone domenica 3 ottobre è la giornata della donna. Donne che si affermano come produttrici, sceneggiatrici, registe, attrici, e talvolta, come nel caso delle “Nasty Women”, donne in cerca di guai. Le proiezioni serali al Teatro Verdi ci offrono la possibilità di conoscere Anita Loos, una delle sceneggiatrici più famose del cinema americano nonché autrice del romanzo Gentlemen Prefer Blondes (I signori preferiscono le bionde) da cui fu tratto anche il celeberrimo film del 1953 con la regia di Howard Hawks e protagoniste Marilyn Monroe e Jane Russell. Scrittrice arguta ed elegante, in perfetta sintonia con lo spirito dell’epoca, Anita Loos (1889 – 1981), insieme al marito John Emerson, nella seconda metà degli anni Dieci cominciò una proficua collaborazione con l’attore Douglas Fairbanks Sr., e in seguito con Norma e Constance Talmadge. Di questo periodo d’oro le Giornate del Cinema Muto offrono due esempi: American Aristocracy (Nel mondo dei miliardi), del 1916, con Fairbanks e A Temperamental Wife, del 1919, con Constance Talmadge. Nel suo lavoro Loos si atteneva al concetto di “simpatia per le star” nel senso che, a seconda degli attori per cui scriveva, il suo sforzo era sempre di sottolinearne le caratteristiche che più incontravano il favore del pubblico. Così di Douglas Fairbanks veniva esaltata la prestanza fisica e nelle sceneggiature della Loos era sempre in movimento; mentre di Constance Talmadge cercava di mettere in evidenza, oltre alla sensualità, il lato perverso del suo fascino.
L’abilità di Anita Loos di mettersi al servizio degli attori le permise una carriera che si protrasse ben oltre il periodo del muto e le offrì la possibilità di collaborare con divi come Clark Gable, Jean Harlow e Joan Crawford. Dagli anni ’50 smise di lavorare per il cinema e si dedicò esclusivamente alla letteratura.
L’altra importante retrospettiva “al femminile” delle Giornate del Cinema Muto n.40 riscopre una delle personalità più importanti del cinema di Weimar, Ellen Richter. Popolarissima all’epoca essendo apparsa tra il 1913 e il 1933 in più di 70 lungometraggi, oggi il suo nome è pressoché sconosciuto ed è perciò molto importante che proprio nell’edizione speciale del quarantennale il festival di Pordenone, che tanto si è sempre prodigato per la riscoperta e la rivalutazione degli aspetti dimenticati o trascurati della storia del cinema tedesco, abbia voluto onorare quest’artista. Di origine ebraica, scura di carnagione e dai tratti esotici, Ellen Richter era molto diversa dal prototipo della bellezza tedesca e per questo soprattutto agli inizi della sua carriera le venivano riservati ruoli di “diversa” e di straniera, dalla zingara all’araba fino alla geisha giapponese. Il suo nome divenne sinonimo di film di viaggi e avventura, densi d’azione e spesso girati in autentici esterni. Recensendo uno dei suoi film, Il mistero della sfinge lo scrittore Joseph Roth, il grande cantore della ‘finis Austriae’, sottolinea la dimensione divistica della Richter affermando, un po’ velenosamente, che solo quando dimentica che la parte è stata scritta su misura per lei riesce a trovare momenti di sincerità.
Il programma di domenica al Teatro Verdi presenta dalle 10.30 due film con Ellen Richter: Leben um Leben (Una vita per una vita) del 1916 e Aberglaube (Superstizione) del 1919. Merita soffermarsi su questo titolo perché parla dell’odio e della persecuzione nei confronti della minoranza Sinti, che oggi sembra una premonizione su quello che sarebbe successo in Europa nei decenni successivi e che coinvolgeranno la stessa Richter e il marito Willi Wolff, suo principale collaboratore. All’avvento del nazismo la coppia, per l’origine ebrea di entrambi, dovette abbandonare Berlino e cercare riparo prima a Vienna, città natale di Richter, e dopo l’Anschluss, in altre città europee, finché solo grazie all’aiuto di Ernst Lubitsch che garantì all’ufficio immigrazione americano la condizione di pericolo nella quale la coppia si trovava, i due riuscirono a trasferirsi negli Stati Uniti e ad ottenere la cittadinanza americana. Ma la loro storia nel cinema era finita.
Nella domenica delle donne inizia anche (ore 15.30), dopo il grande successo delle edizioni del 2017 e del 2019, le Nasty Women, con un programma che sotto il titolo di “Vendetta contagiosa”, comprende una serie di corti americani e francesi realizzati tra il 1899 e il 1914, fra cui Laughing Gas del 1907, che si distingue per la protagonista, l’attrice afro-americana Bertha Regustus.
Come tradizione, nella prima domenica del festival protagonisti sono i giovani musicisti che si esibiscono in “A colpi di note”. Sono quest’anno gli studenti della scuola secondaria di primo grado Pier Paolo Pasolini di Pordenone e del liceo musicale “Guglielmo Marconi” di Conegliano che eseguiranno i loro originali commenti musicali su due corti di Chaplin del 1914, His Musical Career e Laughing Gas. L’appuntamento è alle 14.30 al Teatro Verdi.
Un “nasty boy”, ma interpretato dalla piccola Maria Bay, lo troviamo in “Riscoperte e corti della Cineteca del Friuli”. È il protagonista di Le bolle di sapone del 1911 realizzato da Giovanni Vitrotti, un monellaccio dispettoso e cattivo che non ha pietà di nessuno. Completano la sezione curata dalla Cineteca, una Cenerentola di Eleuterio Rodolfi del 1913, il francese Bigorno fume l’opium del 1914 e Polidor cambia sesso del 1918, in cui il comico Ferdinand Guillaume recita “en travesti”. Francese poi naturalizzato italiano, affermatosi prima con il nome di Tontolini e poi Polidor, Ferdinand Guillaume ha avuto una vita lunghissima e incredibile, fra circo, teatro e cinema, protagonista di quasi 300 pellicole dagli anni Dieci fino a Fellini e Pasolini.
I corti della Cineteca fanno parte anche del programma online, su MYmovies, dove sono disponibili per 24 ore a partire dalle ore 17 di domenica (ora locale) con la musica di Maud Nelissen, mentre il programma serale, a partire dalle 21, prevede The Man from Kangaroo, spericolata avventura western firmata da Wilfred Lucas. Nei panni dell’eroe d’azione il grande atleta australiano Reginald “Snowy” Baker, di cui le Giornate presentano tre film da poco restaurati dal National Film and Sound Archive di Canberra. L’accompagnamento è del musicista pordenonese trapiantato in Australia Mauro Colombis.
L’abilità di Anita Loos di mettersi al servizio degli attori le permise una carriera che si protrasse ben oltre il periodo del muto e le offrì la possibilità di collaborare con divi come Clark Gable, Jean Harlow e Joan Crawford. Dagli anni ’50 smise di lavorare per il cinema e si dedicò esclusivamente alla letteratura.
L’altra importante retrospettiva “al femminile” delle Giornate del Cinema Muto n.40 riscopre una delle personalità più importanti del cinema di Weimar, Ellen Richter. Popolarissima all’epoca essendo apparsa tra il 1913 e il 1933 in più di 70 lungometraggi, oggi il suo nome è pressoché sconosciuto ed è perciò molto importante che proprio nell’edizione speciale del quarantennale il festival di Pordenone, che tanto si è sempre prodigato per la riscoperta e la rivalutazione degli aspetti dimenticati o trascurati della storia del cinema tedesco, abbia voluto onorare quest’artista. Di origine ebraica, scura di carnagione e dai tratti esotici, Ellen Richter era molto diversa dal prototipo della bellezza tedesca e per questo soprattutto agli inizi della sua carriera le venivano riservati ruoli di “diversa” e di straniera, dalla zingara all’araba fino alla geisha giapponese. Il suo nome divenne sinonimo di film di viaggi e avventura, densi d’azione e spesso girati in autentici esterni. Recensendo uno dei suoi film, Il mistero della sfinge lo scrittore Joseph Roth, il grande cantore della ‘finis Austriae’, sottolinea la dimensione divistica della Richter affermando, un po’ velenosamente, che solo quando dimentica che la parte è stata scritta su misura per lei riesce a trovare momenti di sincerità.
Il programma di domenica al Teatro Verdi presenta dalle 10.30 due film con Ellen Richter: Leben um Leben (Una vita per una vita) del 1916 e Aberglaube (Superstizione) del 1919. Merita soffermarsi su questo titolo perché parla dell’odio e della persecuzione nei confronti della minoranza Sinti, che oggi sembra una premonizione su quello che sarebbe successo in Europa nei decenni successivi e che coinvolgeranno la stessa Richter e il marito Willi Wolff, suo principale collaboratore. All’avvento del nazismo la coppia, per l’origine ebrea di entrambi, dovette abbandonare Berlino e cercare riparo prima a Vienna, città natale di Richter, e dopo l’Anschluss, in altre città europee, finché solo grazie all’aiuto di Ernst Lubitsch che garantì all’ufficio immigrazione americano la condizione di pericolo nella quale la coppia si trovava, i due riuscirono a trasferirsi negli Stati Uniti e ad ottenere la cittadinanza americana. Ma la loro storia nel cinema era finita.
Nella domenica delle donne inizia anche (ore 15.30), dopo il grande successo delle edizioni del 2017 e del 2019, le Nasty Women, con un programma che sotto il titolo di “Vendetta contagiosa”, comprende una serie di corti americani e francesi realizzati tra il 1899 e il 1914, fra cui Laughing Gas del 1907, che si distingue per la protagonista, l’attrice afro-americana Bertha Regustus.
Come tradizione, nella prima domenica del festival protagonisti sono i giovani musicisti che si esibiscono in “A colpi di note”. Sono quest’anno gli studenti della scuola secondaria di primo grado Pier Paolo Pasolini di Pordenone e del liceo musicale “Guglielmo Marconi” di Conegliano che eseguiranno i loro originali commenti musicali su due corti di Chaplin del 1914, His Musical Career e Laughing Gas. L’appuntamento è alle 14.30 al Teatro Verdi.
Un “nasty boy”, ma interpretato dalla piccola Maria Bay, lo troviamo in “Riscoperte e corti della Cineteca del Friuli”. È il protagonista di Le bolle di sapone del 1911 realizzato da Giovanni Vitrotti, un monellaccio dispettoso e cattivo che non ha pietà di nessuno. Completano la sezione curata dalla Cineteca, una Cenerentola di Eleuterio Rodolfi del 1913, il francese Bigorno fume l’opium del 1914 e Polidor cambia sesso del 1918, in cui il comico Ferdinand Guillaume recita “en travesti”. Francese poi naturalizzato italiano, affermatosi prima con il nome di Tontolini e poi Polidor, Ferdinand Guillaume ha avuto una vita lunghissima e incredibile, fra circo, teatro e cinema, protagonista di quasi 300 pellicole dagli anni Dieci fino a Fellini e Pasolini.
I corti della Cineteca fanno parte anche del programma online, su MYmovies, dove sono disponibili per 24 ore a partire dalle ore 17 di domenica (ora locale) con la musica di Maud Nelissen, mentre il programma serale, a partire dalle 21, prevede The Man from Kangaroo, spericolata avventura western firmata da Wilfred Lucas. Nei panni dell’eroe d’azione il grande atleta australiano Reginald “Snowy” Baker, di cui le Giornate presentano tre film da poco restaurati dal National Film and Sound Archive di Canberra. L’accompagnamento è del musicista pordenonese trapiantato in Australia Mauro Colombis.
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.
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