Sbarca quasi in contemporanea su Disney+ (30 luglio) e Cinema (28 luglio) il film d’avventura Jungle Cruise. Diretto da Jaume Collet-Serra e con Dwayne Johnson, Emily Blunt, la pellicola è basata sull’omonima attrazione dei parchi Disneyland. Si inserisce nel filone di adattamenti ispirati alle giostre dei parchi Disney come La casa dei fantasmi e Pirati dei caraibi. Quest’ultimo è il modello al cui il film aspira, proponendo un’avventura mozzafiato, ricca di scene d’azione, con il giusto mix tra dramma e commedia e con tanti colpi di scena.
La storia di Jungle Cruise è ambientata durante la Prima Guerra Mondiale e si focalizza su un leggendario di un misterioso albero i cui fiori sono in grado di curare ogni malattia e di sconfiggere qualsiasi maledizione. La dottoressa Lily Houghton e suo fratello rubano da un museo un reperto archeologico risalente ai conquistatori spagnoli nel Sudamerica. Il manufatto è la chiave per arrivare al mitologico albero. Arrivata nella giungla, Lily assolda il capitano Frank proprietario di una sgangherata imbarcazione. Frank è indebitato fino al collo ed è un ciarlatano di natura, ma promette di essere il migliore e di conoscere come le sue tasche il Rio delle Amazzoni. I tre si imbarcano sulla crociera, ma vengono costantemente osteggiati da un misterioso gerarca tedesco e dai redivivi conquistador colpiti dalla maledizione.
La pellicola sembra un incrocio tra Indiana Jones e Pirati dei Caraibi in quanto presenta spunti simili a questi iconici franchise. Ma non solo, si ispira molto al filone mistery avventuroso, proponendo i classici archetipi di genere, ribaltando però gli stereotipi sul genere dei protagonisti. Da i Pirati dei caraibi ha preso lo spunto, l’estetica, la meccanica e alcune trovate per quanto riguarda le maledizioni e i colpi di scena, mentre da Indiana Jones ha preso il ritmo e ha attinto molto per costruire il personaggio principale di Lily. Jungle Cruise infatti prende, piace, diverte e intrattiene, con il neo di avere meno personaggi in grado di vivere al di là dello schermo.
Emily Blunt è la protagonista assoluta del film e interpreta Lily, una sorta di Indiana Jones al femminile. Ci sono tante analogie tra lei e il dottor Jones. Entrambi colti, testardi, avventurosi e con una forte morale. Non hanno problemi a muoversi al limite del confine legale-illegale per compiere azioni discutibili che secondo loro sono essenziali per la salvaguardia del reperto archeologico ed evitare che potenti entità entrino nelle mani sbagliate. Lei è il vero twist di genere che allontana i cliché del genere d’avventura in quanto di solito le donne sono le donzelle in pericolo, le spalle, le meno avventurose. Il capovolgimento si rivela efficace, azzeccato e ben riuscito. Inoltre, per quanto riguarda la sua avventatezza, le sue scene d’azione ricordano molto lo stile di Jack Sparrow della serie Pirati dei Caraibi. Tuttavia, le manca quel carisma, quel magnetismo per staccare il suo personaggio e farlo diventare un’icona pop. Ben caratterizzato ma non troppo.
Dwayne Johnson è anch’esso perfetto nei panni del ciarlatano e coraggioso Capitan Frank. Il suo personaggio è costruito su misura per The Rock che imprime tutto il suo carisma, la sua simpatia e fisicità al co-protagonista del film. L’unico neo è che Johnson ripropone sempre la stessa macchietta, lo stesso personaggio di sempre. Dal punto di vista attoriale, il suo personaggio è sempre lo stesso. Però si rivela un’ottima spalla. Funziona e piace quindi nessun problema ma anch’esso è lontano anni luce dai fasti dei Pirati dei Caraibi.
Entrambi sono personaggi poco iconici e perciò colpiscono meno lo spettatore. Tuttavia, come coppia funziona e c’è una bella alchimia.
Se i personaggi funzionano, ma non sono in grado di colpire più di tanto, bisogna non dimenticare che Jungle Cuise è un prodotto votato all’avventura, alla meraviglia, al divertimento, allo stupore e perciò ha l’obbiettivo di sorprendere lo spettatore con trovate visive e narrative. Il film riesce molto bene a creare un’atmosfera fantastica, di sospensione e di creare quella connessione immaginaria necessaria per trasportare lo spettatore nel cuore della storia e nell’ambientazione. La giunga è suggestiva e anche le avventure dei protagonisti sono incalzanti e accattivanti. C’è tutto quello che uno potrebbe aspettarsi da un film ambientato sul Rio delle Amazzoni. Tante cose che sorprendono e stupiscono.
A livello di genere, sotto certi aspetti, lavoro perlopiù come se fosse una parodia di classici film d’avventura, ma allo stesso tempo si muove come una pellicola vintage. Ci sono molti ribaltamenti degli archetipi e gioca molto sul genere per cercare di portare novità. L’unico neo è che propone situazioni che sono un miscuglio di cose già viste (come il colpo di scena finale stile La maledizione della prima luna). Inoltre, la scelta di creare una sorta di liaison tra i due protagonisti rovina un attimo tutto ciò che è stato fatto di buono sui personaggi. Perché la donna si deve sempre innamorare?
La pellicola tenta di ammodernare i cliché di genere e di sovvertire le aspettative. Seppur sia ambientato nei primi anni del Novecento, la costruzione dei personaggi rispecchia la modernità con una donna tosta, indipendente, che porta i pantaloni con il fratello colto, ben vestito e omosessuale. Ovviamente, si tratta di una licenza poetica dove queste caratteristiche intrinseche dei personaggi sono state inserite per rendere la storia moderna seppur ambientata nel passato. Questa cosa funziona a metà però, ma essendo Jungle Cruise un film di finzione e con poca aderenza al periodo storico, la cosa disturba relativamente.
In sostanza Jungle Cruise è un buon prodotto d’intrattenimento. Funziona e si guarda più che volentieri. Tanto divertimento e tanta avventura per una pellicola che nonostante i numerosi limiti si conferma valida. L’alchimia della coppia protagonista è il cuore del successo del lungometraggio che nella realtà si rivela una scopiazzatura di tanti film cult del genere a cui fa parte. Ha l’ambizione di diventare un franchise in stile Pirati dei Caraibi ma non ha la qualità e il carisma per dar vita ad una serie a lungo raggio. Inoltre, il fatto di aver tarato la pellicola su corde quasi parodistiche, rendono Jungle Cruise un film che rispetto le sue controparti di genere si fa fatica a prendere sul serio. Meno focalizzato sul tempo e sulla serietà. Quindi Jungle Cruise si rivela buono quel tanto che basta per intrattenere quelle due ore o poco più. Si perde nella sua seconda metà, ma prende, diverte ed è questa la cosa importante.
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