Generazione 56K è la nuova serie italiana Netflix – prodotta da Cattleya, parte di ITV Studios, e realizzata in collaborazione con The Jackal, gruppo Ciaopeople – disponibile dal 1° luglio 2021 su Netflix in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.
Net generation, Millennials, Generazione Y? Semplicemente i ragazzi degli anni Novanta, che hanno vissuto l’arrivo di internet come una vera e propria rivoluzione, mentre ancora si destreggiavano tra floppy disk, videocassette e walkman, masticando chewingum sullo sfondo delle musiche degli 883 e dell’inconfondibile suono del modem 56K. Oggi sono cresciuti e si sono adattati ad un mondo iper tecnologico, rendendo gli smartphone e le app parte integrante della loro vita: alleati insostituibili sul lavoro, nel tempo libero e negli incontri sentimentali. Come definirli con una sola espressione? (La) Generazione 56k, vera protagonista della serie, raccontata in 8 episodi con un continuo ponte temporale tra gli anni Novanta e i giorni nostri, in un costante flashback tra l’infanzia dei protagonisti e la loro vita oggi. Anni di grandi cambiamenti in cui le relazioni umane, l’amicizia e l’amore rimangono le uniche, vere costanti.
Ambientata tra Napoli e Procida, Generazione 56K è una serie di genere comedy basata su un’idea originale di Francesco Ebbasta e da lui scritta insieme a Costanza Durante, Laura Grimaldi e Davide Orsini, che ne è anche head writer. Dietro la macchina da presa dei primi 4 episodi Francesco Ebbasta, mentre Alessio Maria Federici firma la regia dei restanti 4.
I protagonisti Daniel e Matilda sono interpretati rispettivamente da Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli, nella loro versione adulta, e da Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone in quella da ragazzini. Protagonisti della serie anche due componenti dei The Jackal nel ruolo degli amici storici di Daniel: Gianluca Fru è Luca e Fabio Balsamo è Sandro, rispettivamente interpretati, nella loro versione da bambini, da Gennaro Filippone e da Egidio Mercurio.
Nel cast anche Biagio Forestieri (Napoli Velata) nei panni di Bruno, Claudia Tranchese (Sotto il sole di Riccione, Gomorra la serie 4 stagione) in quelli di Ines, Federica Pirone in quelli di Cristina, Sebastiano Kiniger in quelli di Enea.
SINOSSI
Al centro della storia Daniel e Matilda, che si conoscono da giovanissimi e s’innamorano da adulti, e che, insieme agli amici di sempre, Luca e Sandro, sono il simbolo della Generazione del Modem 56K. Daniel e Matilda vivono una relazione che rivoluzionerà il loro mondo e li costringerà a fare i conti con il passato e quella parte più pura e vera di se stessi che, in modi opposti, hanno dimenticato. Tutti gli episodi della serie intrecciano
costantemente due linee temporali, due punti di vista, due fasi della stessa storia d’amore e di amicizia che parte nel 1998 e continua fino ai giorni nostri.
PERSONAGGI
DANIEL (adulto: Angelo Spagnoletti; bambino: Alfredo Cerrone)
Nel 1998 Daniel Mottola è un bambino con due grandi passioni: i videogiochi e Ines, la sua vicina di casa. Intraprendente e spigliato con gli amici Sandro e Lu, coraggioso con i nemici, Daniel è invece un ragazzino timido e imbranato quando si tratta di sentimenti. E infatti quello di dare il primo bacio sembra un miraggio lontanissimo. Per ora fa le prove con lo specchio.
Nel presente, Daniel è direttore creativo di un’azienda napoletana che sviluppa app, ma da tempo non riesce più a crearne una nuova, così come da sei anni non riesce ad innamorarsi. Trovare l’idea giusta in fondo è come trovare l’anima gemella, e ogni giorno Daniel non fa altro che cercare entrambe le cose, destreggiandosi in un mondo che va velocissimo. Lui però è rimasto il Daniel di sempre: intraprendente e coraggioso, legatissimo agli amici – ormai soci – Sandro e Lu, un adorabile imbranato con le donne.
Nel 1998 Daniel Mottola è un bambino con due grandi passioni: i videogiochi e Ines, la sua vicina di casa. Intraprendente e spigliato con gli amici Sandro e Lu, coraggioso con i nemici, Daniel è invece un ragazzino timido e imbranato quando si tratta di sentimenti. E infatti quello di dare il primo bacio sembra un miraggio lontanissimo. Per ora fa le prove con lo specchio.
Nel presente, Daniel è direttore creativo di un’azienda napoletana che sviluppa app, ma da tempo non riesce più a crearne una nuova, così come da sei anni non riesce ad innamorarsi. Trovare l’idea giusta in fondo è come trovare l’anima gemella, e ogni giorno Daniel non fa altro che cercare entrambe le cose, destreggiandosi in un mondo che va velocissimo. Lui però è rimasto il Daniel di sempre: intraprendente e coraggioso, legatissimo agli amici – ormai soci – Sandro e Lu, un adorabile imbranato con le donne.
MATILDA (adulta: Cristina Cappelli; bambina: Azzurra Iacone)
Nel 1998 Matilda Pastore è una tredicenne taciturna e arrabbiata che nasconde l’assenza di forme sotto improbabili tute di pile, col risultato che i compagni di scuola la chiamano “maschio” e non ha ancora dato il primo bacio. Come se non bastasse, suo padre è andato via di casa per inseguire il sogno di diventare un attore famoso. Cresciuta prendendosi cura della madre e della sorellina, Matilda oggi è un’adulta meno arrabbiata e decisamente più simpatica, ma in qualche modo è rimasta ancorata al passato: fa la restauratrice in una piccola bottega a Spaccanapoli, paga ancora le bollette della madre e non ha mai risolto per davvero il rapporto con suo padre, che l’ha lasciata con un dubbio: meglio fare la cosa giusta per se stessi anche se questo può ferire le persone che ami, oppure fare ciò che gli altri si aspettano anche se può fare del male a se stessi?
Nel 1998 Matilda Pastore è una tredicenne taciturna e arrabbiata che nasconde l’assenza di forme sotto improbabili tute di pile, col risultato che i compagni di scuola la chiamano “maschio” e non ha ancora dato il primo bacio. Come se non bastasse, suo padre è andato via di casa per inseguire il sogno di diventare un attore famoso. Cresciuta prendendosi cura della madre e della sorellina, Matilda oggi è un’adulta meno arrabbiata e decisamente più simpatica, ma in qualche modo è rimasta ancorata al passato: fa la restauratrice in una piccola bottega a Spaccanapoli, paga ancora le bollette della madre e non ha mai risolto per davvero il rapporto con suo padre, che l’ha lasciata con un dubbio: meglio fare la cosa giusta per se stessi anche se questo può ferire le persone che ami, oppure fare ciò che gli altri si aspettano anche se può fare del male a se stessi?
LU (adulto: Gianluca Fru; bambino: Gennaro Filippone)
Nel 1998 Lu è un bambino buono e leale, che condivide con i suoi amici la passione per i videogiochi. È sempre preoccupato per qualsiasi iniziativa partorita dalle menti molto più fervide e coraggiose di Daniel e Sandro, che lo apostrofano spesso con “Stai zitto Lu!”, anche per via delle sue terribili gaffe. Crescendo, Lu è diventato programmatore: la passione per la tecnologia è evidentemente una componente fondamentale nella sua vita, quella per le donne un po’ meno. E la sua vena da gaffeur ha lasciato il passo a un inaspettato piglio filosofico.
Nel 1998 Lu è un bambino buono e leale, che condivide con i suoi amici la passione per i videogiochi. È sempre preoccupato per qualsiasi iniziativa partorita dalle menti molto più fervide e coraggiose di Daniel e Sandro, che lo apostrofano spesso con “Stai zitto Lu!”, anche per via delle sue terribili gaffe. Crescendo, Lu è diventato programmatore: la passione per la tecnologia è evidentemente una componente fondamentale nella sua vita, quella per le donne un po’ meno. E la sua vena da gaffeur ha lasciato il passo a un inaspettato piglio filosofico.
SANDRO (adulto: Fabio Balsamo; bambino: Egidio Mercurio)
Per carisma e iniziative il Sandro del 1998 è sicuramente il leader di questo gruppo outsider di amici, quello che non sta mai zitto e ha una capacità innata di mettersi (e mettere tutti) nei guai. Sandro è quello che ha la faccia tosta di mettersi sempre in prima linea e ringhiare quando c’è da difendersi dai bulli come Antonio. Anche se di solito finisce sempre per prenderle. La versione adulta di Sandro è quella che sembra assomigliare di più al bambino del 1998, la sua parlantina sciolta ne ha fatto il direttore commerciale dell’azienda. Cosa è cambiato? A dispetto di ogni pronostico dei tre amici Sandro è l’unico sposato…
Per carisma e iniziative il Sandro del 1998 è sicuramente il leader di questo gruppo outsider di amici, quello che non sta mai zitto e ha una capacità innata di mettersi (e mettere tutti) nei guai. Sandro è quello che ha la faccia tosta di mettersi sempre in prima linea e ringhiare quando c’è da difendersi dai bulli come Antonio. Anche se di solito finisce sempre per prenderle. La versione adulta di Sandro è quella che sembra assomigliare di più al bambino del 1998, la sua parlantina sciolta ne ha fatto il direttore commerciale dell’azienda. Cosa è cambiato? A dispetto di ogni pronostico dei tre amici Sandro è l’unico sposato…
INES (adulta: Claudia Tranchese; bambina: Sveva Simeone)
Favolosa nei suoi fuseau a fantasia, la Ines del 1998 è sicuramente la ragazza più bella delle medie. O almeno così la vede Daniel, che è perdutamente innamorato di lei. Ines è la migliore amica di Matilda, ma è il suo opposto: la sua famiglia è unita e il suo primo bacio l’ha già dato. Nonostante le differenze, la loro amicizia è sopravvissuta negli anni e ancora oggi è l’amica spumeggiante ed estroversa dalla battuta pronta, che all’occasione sa fornire anche saggi consigli “da donna felicemente sposata”.
Favolosa nei suoi fuseau a fantasia, la Ines del 1998 è sicuramente la ragazza più bella delle medie. O almeno così la vede Daniel, che è perdutamente innamorato di lei. Ines è la migliore amica di Matilda, ma è il suo opposto: la sua famiglia è unita e il suo primo bacio l’ha già dato. Nonostante le differenze, la loro amicizia è sopravvissuta negli anni e ancora oggi è l’amica spumeggiante ed estroversa dalla battuta pronta, che all’occasione sa fornire anche saggi consigli “da donna felicemente sposata”.
BRUNO (Biagio Forestieri) e ROSARIA (Biancamaria D’Amato)
Tecnico dell’azienda dei telefoni, nel 1998 Bruno porta – letteralmente – internet dentro casa. Quando rientra dal lavoro vorrebbe godersi un po’ di calma e tranquillità con la sua famiglia, ma con due figli di 13 e 8 anni la calma e la tranquillità si sono trasferite altrove. Così finisce spesso per perdere le staffe e urlare, contribuendo al caos che regna sovrano. Fortuna che a riportare l’ordine e mettere in riga tutti ci pensa Rosaria, donna dal piglio forte e dalla lingua tagliente. Oggi, a parte qualche capello bianco, Bruno e Rosaria, non sono poi così cambiati: vivono sempre a Procida e nonostante i continui battibecchi, a quanto pare non si sono ancora stancati l’uno dell’altra.
Tecnico dell’azienda dei telefoni, nel 1998 Bruno porta – letteralmente – internet dentro casa. Quando rientra dal lavoro vorrebbe godersi un po’ di calma e tranquillità con la sua famiglia, ma con due figli di 13 e 8 anni la calma e la tranquillità si sono trasferite altrove. Così finisce spesso per perdere le staffe e urlare, contribuendo al caos che regna sovrano. Fortuna che a riportare l’ordine e mettere in riga tutti ci pensa Rosaria, donna dal piglio forte e dalla lingua tagliente. Oggi, a parte qualche capello bianco, Bruno e Rosaria, non sono poi così cambiati: vivono sempre a Procida e nonostante i continui battibecchi, a quanto pare non si sono ancora stancati l’uno dell’altra.
ENEA (Sebastiano Kiniger)
Giovane inglese, dolce ed elegante, Enea ha abbandonato la carriera d’attore per trasferirsi a Napoli, dove insegna recitazione a ragazzi delle periferie a rischio.
NOTE DI FRANCESCO EBBASTA
Ideatore, sceneggiatore e regista degli episodi 1-4
Siamo sette miliardi di persone interconnesse tra loro. Ora, quante possibilità ci sono che la donna della tua vita sia nata e viva nella stessa città in cui vivi tu da quando sei nato? Quante possibilità esistono concretamente, su sette miliardi, che tu l’abbia trovata proprio qui, in fila alla posta, o tra i banchi di scuola? È un pensiero un po’ ottimistico.
Generazione 56k nasce dall’idea di un romanzo, mai finito; perché se c’è una cosa in cui noi degli anni Novanta siamo davvero bravi, a parte il karaoke, quella cosa è non finire quello che abbiamo iniziato.
Ed è proprio di questo che avrei dovuto parlare in quelle pagine: la possibilità di perseguire una strada lineare, oggi, di credere in qualcosa o qualcuno in modo ottuso, nonostante il miliardo di possibilità e distrazioni diverse che il mondo ci offre ogni secondo. Ma poi mi sono distratto, appunto, e alla fine dopo qualche anno quel romanzo è diventato una serie, grazie anche al solido lavoro di Davide Orsini che mi ha aiutato a non innamorarmi d’altro per un bel po’.
La domanda a cui avrei voluto trovare una risposta era: riusciamo ancora a distinguere quello che ci rende felici, da quello che dovrebbe renderci felici?
Mosso da questa assuefazione possibilista, mi ero ritrovato a scavare tra i ricordi semplici di quando eravamo bambini. Il primo bacio, le prime VHS.
Generazione 56k è una storia d’amore. E a questo romantico inseguirsi di Daniel e Matilda fa da sfondo un racconto corale, in cui ogni personaggio mette sul tavolo problemi, domande e riflessioni contemporanee: sei davvero felice del tuo matrimonio perfetto? Perché ti spaventa così tanto avere un figlio? Hai mai avuto paura di incontrare una persona che hai frequentato solo sui social? E se semplicemente ti andasse bene così, a distanza? Ogni personaggio, con il suo punto di vista, tende a smantellare, in chiave comedy o drama, gli stereotipi relazionali con cui siamo cresciuti.
In questa serie non ci sono maschi alfa: gli uomini sono fragili, vulnerabili, hanno paura ad ammettere che non gli va di fare sesso, e vomitano ai primi appuntamenti.
È questo quello che più mi eccita di questa storia, e della possibilità di averla potuta raccontare: la commistione. Personaggi moderni, e atmosfere dal sapore antico. La sensazione, nonostante si stia parlando di app di incontri, di star respirando un po’ d’aria di vecchia commedia.
Tutta la serie è attraversata da un senso nostalgico, dal gusto di un ricordo estivo.
NOTE DI REGIA DI ALESSIO MARIA FEDERICI
Regista degli episodi 5-8
Nelle quattro puntate che ho diretto sono stato aiutato dallo splendido lavoro effettuato dal team editoriale e dal mio collega Francesco Ebbasta per quanto riguarda la scelta degli attori protagonisti.
Insieme abbiamo inoltre scelto le location e cercato di trovare una visione comune per poter raccontare la storia in modo efficace.
Avendo diretto le ultime quattro puntate ho potuto in parte differenziare lo stile narrativo perché mi trovavo a concludere emotivamente tutte le storie sia nel presente che nel passato.
Avendo diretto le ultime quattro puntate ho potuto in parte differenziare lo stile narrativo perché mi trovavo a concludere emotivamente tutte le storie sia nel presente che nel passato.
In accordo con il direttore della fotografia ho cercato di mischiare dei movimenti di macchina studiati per raccontare da vicino le espressioni degli attori insieme a campi larghi, più cinematografici e descrittivi, soprattutto nella stupenda location di Procida, per poter gestire i tempi del racconto.
In alcune situazioni in cui le storie verticali si andavano a concludere in dichiarata comicità ho cercato di mantenere inalterata la dinamica della commedia all’italiana utilizzando soprattutto campi larghi durante l’azione alternati a campi medi e primi piani per poter dettare il tempo comico e goderci i piani d’ascolto dei nostri interpreti.
Ho provato infine a differenziare la posizione della macchina da presa in tutte le situazioni con i bambini abbassandola a quello che è il loro punto di vista – determinato fondamentalmente dalla loro altezza – dando quindi una proporzione diversa rispetto agli adulti e agli ambienti che i nostri piccoli protagonisti si trovano a vivere.
Generazione 56K è la mia prima esperienza nella serialità e per questo è stata una sfida e una scoperta continua di novità narrative che non conoscevo, come ad esempio l’importanza di dare una storia verticale ad ognuno degli episodi.
Mi sono divertito moltissimo ed emozionato in modo incredibile ripercorrendo quelli che sono stati dei cult del mio passato e riscoprendo degli oggetti che nella nostra quotidianità non esistono più come la cabina del telefono e i gettoni. Per non parlare poi delle canzoni degli 883 che sono state la colonna sonora della mia adolescenza.
NOTE DI DAVIDE ORSINI (HEAD WRITER)
La Generazione 56k siamo noi, ragazze e ragazzi nati negli anni ‘80, con un piede nel mondo analogico fatto di VHS e walkman e un piede in quello digitale e iperconnesso del nuovo millennio. Siamo quelli che, senza rendersene pienamente conto, hanno avuto il privilegio di vivere da adolescenti uno dei più grandi punti di svolta della storia dell’umanità: l’arrivo di Internet. La rete non ha solo cambiato il modo di fare ricerca, di tenersi informati, di rimanere in contatto con i propri amici. Ha cambiato il modo di vedere e vivere le cose, ci ha fatto uscire dai confini ristretti dei paesi e dei quartieri e ci ha mostrato come vive il resto del mondo, abbattendo qualunque valore assoluto di giusto o sbagliato. Ci ha reso migliori, peggiori, diversi. E ha reso così anche i protagonisti della serie, Daniel e Matilda, due trentacinquenni che si sono conosciuti da ragazzini quando frequentavano le scuole medie ma s’innamorano da adulti, quando s’incontrano di nuovo (per caso, o per destino) dopo vent’anni.
La sfida, difficilissima e affascinante, era quella di riuscire a raccontare sia chi eravamo, sia chi siamo diventati. Per questo motivo tutti gli episodi della serie intrecciano costantemente due linee temporali, due punti di vista, due mondi vicini e lontani: l’isola di Procida del 1998, dove i nostri protagonisti sono ragazzini di tredici anni alle prese con i primi sbalzi ormonali e con una rete Internet lentissima che teneva occupato il telefono di casa, e la Napoli di oggi, dove vivono da trentacinquenni adulti, iperconnessi tramite smartphone ma ancora in cerca del loro posto fisso nel mondo. È il racconto a due voci di in una relazione clandestina che rivoluziona il mondo di un ragazzo e una ragazza e li costringe a fare i conti con il passato e con quella parte più pura e vera di se stessi che, in modi opposti, hanno dimenticato.
Il nostro obiettivo era quello di scrivere una serie che fosse più possibile autentica e contemporanea, e oltre alla peculiarità della struttura narrativa è stato fondamentale trovare il tono giusto di commedia, capace sì di far ridere e intrattenere, ma anche di emozionare con sprazzi di tenero romanticismo e di nostalgia, ingrediente fondamentale quando guardiamo indietro al passato e al tempo in cui eravamo bambini. Per questo abbiamo cercato di attingere più possibile dalla nostra memoria, dagli aneddoti più buffi e significativi che hanno segnato sia la nostra adolescenza che la vita adulta. E poi ci siamo serviti di tutto questo materiale non per trasformarlo in semplici sketch, ma per costruire dei personaggi che assomigliassero più possibile a noi stessi o ai nostri amici. Speriamo che il pubblico possa sentirli vivi, famigliari, così come li sentiamo noi.
NOTE DI PRODUZIONE DI FRANCESCA LONGARDI
Quando Francesco Ebbasta ha condiviso con noi i primi appunti di quello che sarebbe diventato poi Generazione 56k abbiamo avuto la chiara percezione di trovarci davanti ad un romanzo di formazione in chiave millennial: veloce e romantico, ultrapop e cinefilo, tecnologico e malinconico. Quella di Ebbasta era una visione nitidissima di chi eravamo e chi siamo diventati. Nelle sue parole abbiamo letto una voce autentica e potente, un’urgenza di racconto accompagnata da una naturale propensione alla comicità che ci ha colpito nel profondo.
Avendo già lavorato insieme ad Addio fottuti musi verdi, ci siamo fidati della sua visione, che ancora una volta ci ha piacevolmente stupito: Francesco non aveva in mente i colori accesi e le musiche funky che solitamente si utilizzano per mettere in scena gli anni Novanta, ma si ispirava ad un immaginario più insolito e retrò, quello del Troisi di Pensavo fosse amore e invece era un calesse alle atmosfere romantiche de Il Postino. Ragion per cui quando ci ha detto che pensava di ambientare la linea del passato a Procida l’abbiamo seguito senza esitazioni: quale posto migliore di un’isola dai colori pastello incastonata nel Mediterraneo per raccontare la dolcezza dei primi amori e il sentimento di “isolamento” – è il caso di dirlo – che un gruppo di ragazzini può provare rispetto al resto del mondo? In un universo così, dove le novità ci mettono sempre un tempo in più ad arrivare, dove le mode cambiano con più difficoltà e tutti conoscono tutti, Internet costituisce più che mai una rivoluzione. Di quelle da cui non si torna indietro.
Con Napoli, città che conosciamo bene grazie alle nostre produzioni precedenti, questa volta abbiamo voluto raccontare una città europea immersa nella modernità: i nostri personaggi lavorano nel settore dell’informatica, mettono su spettacoli teatrali, vanno a vernissage d’arte contemporanea e a scatenatissime feste di divorzio. Nei suoi vicoli però si trovano ancora botteghe di restauro mentre sul lungomare si possono assaggiare i classici taralli caldi… illuminati dalle luci rosa e azzurre dei neon! In questa metropoli a due velocità, in cui epoche e culture diverse si contaminano a vicenda, abbiamo trovato la cornice ideale per raccontare quel legame tra passato e presente che costituisce l’anima della serie.
Girare a Procida e a Napoli (oltre che Roma) in tempi di Covid ha comportato uno sforzo produttivo e organizzativo notevole, che però è stato ampiamente ripagato dalla bellezza dei paesaggi e dalla calorosa accoglienza della popolazione locale. Il contributo che la Campania ha dato alla serie è quello di una magia non replicabile altrove. Gli interni invece, prevalentemente romani, sono stati ricreati e riadattati con grande cura e meticolosità per restituire il sapore di un’epoca che vive nei ricordi dei personaggi, fra nostalgia del passato e stupore per quello che all’epoca sembrava il futuro.
Il nostro obiettivo era quello di raccontare la formazione sentimentale e sessuale di quella “Generazione 56k” che ha intercettato Internet proprio negli anni dell’adolescenza. È stato un bene? È stato un male? È stato quello che è stato, e ancora oggi ne portiamo i segni addosso, tutte e tutti. Per restituire la polifonia del racconto generazionale, sin dal soggetto abbiamo allargato il team di scrittura a Davide Orsini, che firma come head writer, e successivamente abbiamo incluso anche Costanza Durante e Laura Grimaldi. Il lavoro della squadra è riuscito a valorizzare il contrasto fra lo sguardo maschile di Daniel e dei suoi amici e quello femminile di Matilda e Ines. Caratteri che mai si abbandonano a stereotipi di genere, ma che inaspettatamente li ribaltano, li strapazzano, ci ridono su e coinvolgono il pubblico in quella risata.
La sceneggiatura è stata portata in scena dallo stesso Ebbasta e da Alessio Maria Federici, un regista di grande esperienza nel genere della commedia che ha diretto gli episodi 5-8 inserendosi nella visione di Ebbasta senza rinunciare al proprio tocco. Per contribuire alla realizzazione di quella visione precisa abbiamo coinvolto nel progetto una serie di professionalità che hanno saputo reinterpretare le suggestioni e i ricordi dell’epoca ricreando, grazie alle musiche, alla fotografia, alle scenografie e ai costumi, due mondi e due piani temporali che si contaminano a vicenda.
È stato sempre tenendo bene a mente questa inestricabile relazione fra presente e passato che abbiamo individuato i nostri interpreti: cercando per ogni personaggio adulto il suo corrispettivo più giovane e viceversa. Dopo un lunghissimo processo di selezione sul territorio campano abbiamo finalmente trovato i nostri giovanissimi protagonisti Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone, mentre il provino incrociato di Cristina Cappelli e Angelo Spagnoletti ci ha levato ogni dubbio: erano loro la coppia che cercavamo.
Una coppia che, ci auguriamo, farà innamorare il pubblico di ogni età.
NOTE DI MICHELE BRAGA (MUSICHE)
Durante tutta la serie, Generazione 56K corre su un binario parallelo rispetto alle situazioni divertenti che via via si vanno a creare, è presente un delicato sentimento, percepito in modo quasi ovattato, una sorta di malinconia per il periodo più bello e difficile della nostra vita, l’adolescenza, dove la scoperta dell’amore e di se stessi ci fa sentire vivi come mai siamo stati prima, e come forse mai più saremo. La consapevolezza, vissuta con gli occhi dei protagonisti, che alcune strade che decidiamo di prendere definiscono chi saremo da grandi, e che dopo tornare indietro è durissima.
Questa sottile, ovattata malinconia, ho tentato di raccontarla in musica con un tema molto semplice, dalle armonie tradizionali, ma dove il suono del pianoforte sembra quasi essere stato gettato in una sorta di placenta, che tutto avvolge e protegge. Utilizzo questo tema, che porta in sé alcuni richiami al Postino di Luis Bacalov, per raccontare le emozioni dei bambini sull’isola, dove il tempo sembra essere sospeso in un limbo tra tradizione e modernità, ma anche per sottolineare alcuni momenti tra i protagonisti ormai cresciuti, come se un richiamo alla loro adolescenza riportasse in vita un sentimento che la quotidianità della vita adulta stava ormai spegnendo.
Ho inoltre composto diverse canzoni per questa serie, potendo contare sulla dolcezza e il calore della voce della cantautrice Bea Sanjust, autrice anche di alcuni testi. Questi brani, contraddistinti da un approccio timbrico indie-folk, bene si inseriscono in un contesto di brani di repertorio molto vario, che spazia dagli 883 (perfetti a mio parere per raccontare gli anni Novanta dei ragazzini) alla cantautrice francese Soko, dai Jealous of the birds ai Pompelamousse.
Ampio spazio ha infine l’utilizzo di diverso repertorio anni Cinquanta (Paul Anka) e Sessanta (The Marvelettes, The Crystals) dalle armonie calde e rassicuranti, oltre a un omaggio alla musica italiana nel locale karaoke (Maledetta primavera di Loretta Goggi e Amore disperato di Nada).
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