Il mondo dei game show, dei quiz televisivi, è già stato esplorato in numerose produzioni cine-televisive, ma gran parte di esse si sono soffermate alla sua gestazione, alla sua influenza nella società e talvolta alcune l’hanno utilizzato per raccontare una storia di seconde possibilità, di sogni e di valorizzazione. La miniserie Quiz di ITV, arrivata in Italia tramite TimVision, è composta da tre episodi, di un’ora ciascuno, scritti da James Graham, basata sulla pièce teatrale Bad Show: the Quiz, the Cough, the Millionaire Major di Bob Woffiden e James Plaskett e diretta del regista cult Stephen Frears. Nel cast troviamo Matthew McFadyen, Sian Clifford e Martin Sheen.

La miniserie è una storia british style sul più grande game show britannico, fenomeno mondiale degli ultimi vent’anni, Chi vuole essere milionario? Un quiz celebre, editato in tutto il mondo; uno dei più sofisticati prodotti di quel format televisivo che meglio ha saputo miscelare il giusto mix di attrattività tipica dei giochi da tavolo con il puro intrattenimento televisivo da show. Inoltre, visto anche il livello di sfide e il costante aumento di difficoltà, ha offerto anche un’importante leva antropologica, motivazionale, diventando quasi un caso di studio per il suo sofisticato concepimento. Tuttavia, ogni buon meccanismo ha delle falle e la miniserie esplora una questione poco nota ai non britannici, ovvero la presunta frode, il presunto imbroglio avvenuto nel 2001 da parte dei coniugi Ingram che vinsero il milione di sterline. Quiz racconta la storia vera della controversia, della battaglia legale tra ITV/Celador e i Ingram che appassionò milioni di persone nel Regno Unito e fù uno dei eventi mediatici più seguiti nel Regno di Sua Maestà.

La struttura narrativa si muove su due piani narrativi anche se il fulcro diegetico principale rimane quello del processo, ma come intro, per raccontare il mondo del game show, il primo episodio si sofferma sulla nascita del programma, sul suo concepimento, sulla sua realizzazione, mettendo in risalto tutti i punti di forza del prodotto. La messa in onda della prima edizione e viene mostrato l’enorme impatto che questo game show ha sulla massa. Molti appassionati studiano il programma e creano comunità per aggirare le difficoltose selezioni di partecipazione. Oltre ai casting ordinari, viene creata una rete non ufficiale, gestita da fan, che vedono il programma come un business, un’opportunità per lucrare. Il programma ha una forte attrattività in quanto mischia sapientemente tutte le peculiarità di un gioco da tavolo con l’intrattenimento e con la sfida di superare domande a scalata e perciò diventa subito un fenomeno sociale che attira numerosi appassionati di Quiz, tra cui i membri della famiglia Ingram da sempre appassionati a giochi. Infatti, la narrazione inizia a sdoppiarsi e dalla realizzazione del programma si alternano anche sui membri della famiglia Ingram. Il secondo si sofferma in toto sulla truffa sulla partecipazione del Maggiore Charles Ingram al programma e alla sua scalata verso il milione. Il terzo è focalizzato sul processo e sulla diatriba legale tra la rete e la famiglia rea di aver barato per aggiudicarsi il premio più ambito al game show.

La sceneggiatura è ben scritta, snella, con pochi dialoghi, molto intima ed emozionante. Rende molto bene tutte le peculiarità del game show e tutta la sua componente attrattiva verso le masse. Lo script analizza tutta la componente dietro le quinte e tutti quei meccanismi di casting per partecipare al programma; e allo stesso tempo narra in modo elegante e conciso la storia della famiglia Ingram. Vengono messe in risalto componenti umane, di competitività, di dipendenza e di raggiro, rendendo molto bene l’ambiguità del processo e della truffa. Solida e con ogni personaggio principale sviluppato in modo soddisfacente e con un percorso ben preciso che culmina con il processo. La stessa regia è soddisfacente e che si muove molto bene con primi piani per accrescere l’emotività dei personaggi principali e rendere palpabile la tensione nei momenti salienti. I tre episodi hanno un ritmo veloce, ma comprensibile. Succedono tante cose e la storia si segue con attrattività ed interesse. Pochi dialoghi, molta introspezione dove viene privilegiata l’emotività, il flusso di coscienza delle persone con “parole non dette” ma comunicate attraverso sguardi, sonorità e gesti.

Il quiz è diventato un fenomeno mondiale di massa ed è uno dei game show più famosi e celebri con leitmotiv leggendari come “l’accendiamo?”, “è la sua risposta definitiva?”. Ha dato vita ad una fitta rete, più o meno pulita, di appassionati e alla base della truffa c’è anche una sorta di cosca, di organizzazione che ha sfruttato le carenze di sicurezza del programma; Tuttavia, come si è visto nella realtà, il processo è stato imbastito sulla base di alcuni sospetti colpi di tossi, a segnali di un concorrente, facente parte di questo network di appassionati, che si sarebbe messo d’accordo con gli Ingram e che lo avrebbe aiutarlo nel quiz per scalare le domande e arrivare al milione. Il processo ha quindi assunto connotazioni ambigue, che hanno messo in risalto questioni anche di manipolazione delle immagini e della loro percezione. L’atto risolutivo si rivela particolare e messo in atto su prove altamente ambigue e di difficile presa di posizione. Ci sono tante citazioni auto-ironiche e prospettive meta-televisive che rendono questa miniserie interessante e intrigante. Fluida e che racconta molto bene tanti aspetti del mondo dei game show. Se The Milionarie sfruttava il celebre quiz per imbastire una storia drammatica, d’amore e di povertà, la miniserie Quiz mostra tutta l’ironia british, tutta l’ambiguità e la sporcizia della componente ludica televisiva. Non c’è una verità ben precisa sulla truffa, ci sono tante percezioni e tante prospettive che rendono la storia atipica, intrigante e interessante. La miniserie non prende posizione ma si sofferma su questo peculiare aspetto processuale e rende bene questa componente, facendo scegliere allo spettatore se il processo è stato giusto o meno. Per tutte queste dinamiche particolari, che sono ben mette in atto nella miniserie, l’opera si rivela molto buona. In Italia è passata in sordina, fagocitata da numerosi prodotti seriali contemporanei, ma Quiz si rivela una storia vera storia interessante, molto ben fatta, godibilissima, semplice, snella e di puro intrattenimento. Soddisfa varie componenti ed è adatta ad un pubblico variegato. Una bella rivelazione.

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