La pluripremiata serie di cortometraggi animati a tema sci-fy targati Netflix torna quest’anno con nuove storie che trattano di amore, morte e robot che a volte sono più umani degli umani stessi.
Era il 2019 quando la piattaforma Netflix rilasciò la prima stagione di Love, Death and Robots. Una mega-produzione nata dalla fortunata unione delle due menti geniali di Tim Miller e David Fincher. Lo scopo era quello di radunare le più importanti case di produzione d’animazione per scrivere e realizzare una serie di cortometraggi a tema sci-fy.
Dopo il successo della prima stagione, quest’anno Netflix rinnova il progetto con 8 nuovi episodi, a cura di altrettante case di produzione. Molto più breve, dunque, rispetto alla prima stagione, che contava ben 18 episodi, ma non per questo inferiore.
Anzi, proprio la brevità di questo nuovo progetto, permette di godere maggiormente di queste piccole “chicche” favorendone la memorizzazione. C’è, inoltre, una compattezza maggiore in questo Volume 2, sia per quanto riguarda i temi trattati sia per gli stili d’animazione scelti.
In sottofondo c’è sempre il rapporto fra gli esseri umani e la tecnologia (come il titolo lascia supporre) ma con una maggior propensione alla riflessività e alla filosofia esistenzialista. In particolare si cerca di capire che cosa voglia dire essere “umani” (che diventano il vero oggetto dell’attenzione della trama, molto più che le controparti robotiche”), e i futuri descritti sono terribilmente molto simili al presente, quasi ad insistere sull’aspetto metaforico delle vicende.
Novità di quest’anno poi è la scelta dei soggetti, presi da racconti già pre-esistenti di altrettanto autori affermati del genere.
Servizio Clienti Automatico (Automated Client Service)
Da un racconto di: John Scalzi
Diretto da: Meat Dept (Kevin Dan Ver Meiren, David Nicolas, Laurent Nicolas)
Casa di produzione: Atoll Studio
Il primo dei cortometraggi presentati entra già nel vivo della questione. Seguendo uno schema classico delle “macchine che si ribellano all’uomo” (già affrontato in casa Netflix nel film I Mitchell Contro Le Macchine), questo corto gioca tutto sull’ironia utilizzando una grafica CGI che richiama in parte la “gommosità” dei corti Pixar. Il tema è quello attuale delle AI domestiche, rese in maniera molto realistica. Al contrario, gli esseri umani sono volutamente resi come “sproporzionati”. Questo per indicare gli effetti realistici di una vita fin troppo sedentaria, data dal fatto che a lavorare sono solo le macchine. Ma anche per una ragione simbolica, quasi a voler indicare che l’unica cosa “umana” rimasta sono proprio le macchine. Come episodio introduttivo non è male, anche se la trama e il plot twist finale risultano fin troppo telefonate e scontate.
Voto: 7½
Ghiaccio (Ice)
Da un racconto di: Rich Larson
Diretto da: Robert Valley
Casa di produzione: Passion Animation Studios
Di tutt’altra pasta è il secondo cortometraggio presentato. Ghiaccio si rivolge evidentemente ad un target molto più “young adult” (mentre Servizio Clienti Automatico è più per famiglie). La tecnica utilizzata è un 2D molto fumettistico, misto alla CGI usata per le ambientazioni e per la “danza delle balene del ghiaccio”. La storia, ambientata in un ipotetico pianeta ghiacciato, narra il percorso di formazione di due fratelli, Sedgewick e Fletcher. Sedgewick risulta il più introverso dei due anche perché, a differenza del fratello, non è “potenziato” (migliorato artificialmente per resistere meglio alle temperature fredde del pianeta). E tuttavia, accetta di partecipare ad una prova d’iniziazione per dimostrare di non essere da meno del fratello.
Il ritmo del racconto e il tono epico, che scandisce la narrazione, rendono questo episodio molto scorrevole ed estremamente interessante.
Voto: 8
Pop Squad (Pop Squad)
Da un racconto di: Paolo Bacigalupi
Diretto da: Jennifer Yuh Nelson
Casa di produzione: Blur Studio
Alla veterana Jennifer Yuh Nelson (già regista di Kung Fu Panda 2) viene affidata la realizzazione di quello che è uno dei punti più alti raggiunti in questa seconda stagione. La casa di produzione Blur Studio inaugura il primo dei suoi 3 episodi con questa storia cyberpunk (in salsa noir) che contiene più di un richiamo a Blade Runner.
Al posto degli androidi, questa volta il detective protagonista (interpretato da Nolan North con un’incredibile motion capture) deve dare la caccia ai… bambini. Infatti, nel futuro dove la sovrappopolazione è causata dal fatto che gli esseri umani sono pressoché immortali (grazie ai componenti sintetici del loro corpo), procreare è considerato illegale.
Il corto, nella sua essenzialità, affronta tematiche esistenziali e filosofiche molto forti, con un’occhio ai problemi dell’attualità. La scena introduttiva è molto potente e dà poi inizio ad un climax di tensione sempre più crescente, fino allo struggente finale che chiude in maniera coerente (non senza un tocco di lirismo) la parabola esistenziale dei personaggi rappresentati.
Voto: 9½
Snow Nel Deserto (Snow In The Desert)
Da un racconto di: Neal Asher
Diretto da: Leon Berelle, Dominique Boidin, Remi Kozyra, Maxime Luere
Casa di produzione: Unit Image
Altro episodio realizzato completamente in motion capture (di gran lunga la tecnica più utilizzata in questa seconda stagione). Il team di registi, tutti facenti parte della scuderia Unit Image, crea un ideale dittico “distopico” con il corto precedente. Qui però si viaggia più dalle parti del post-apocalittico à la Mad Max-Fury Road, anche se il tema rimane sempre quello della sopravvivenza.
Snow (Peter Franzén) è un uomo albino in un mondo in cui il ghiaccio e l’acqua sono elementi sempre più rari e costosi. La sua particolare condizione lo rende estremamente resistente alle terribili condizioni del pianeta, e il suo sangue ha la particolarità di rendere il suo corpo “rigenerante”. Perciò Snow è costretto a spostarsi di continuo per evitare i “cacciatori di taglie” che bramano di catturarlo per prendergli il sangue. Fino a che, un giorno, lungo la sua strada incontra la viaggiatrice Hirald (Zita Hanrot)…
Anche in questo caso ci si trova di fronte ad uno degli episodi più intensi ed emozionanti di questa seconda stagione.
Voto: 9½
L’Erba Alta (The Tall Grass)
Da un racconto di: Joe Lansdale
Diretto da: Simon Otto
Casa di produzione: Axis Animation
Dopo ben 2 episodi in motion capture, si torna in un contesto più “tradizionale”. La tecnica d’animazione di L’Erba Alta è infatti un 2D “computerizzato” sul modello del film SpiderMan Into The Spider-Verse.
Ma non è l’unico elemento ad essere “vintage”. Il cortometraggio è tratto da un racconto breve dello scrittore Joe R. Lansdale (un’autorità in materia di fantascienza), il quale delinea una storia dai toni prettamente “weird” e “lovecraftiani”.
Un treno, diretto verso una destinazione ignota, ha un guasto. Uno dei passeggeri scende a fumarsi una sigaretta in attesa che i tecnici risolvano la situazione. Improvvisamente viene attratto da qualcosa che luccica all’interno degli immensi campi di erba alta di fronte a sé. Quello che si nasconde all’interno del labirinto di steli però non sarà affatto piacevole per lui…
Atmosfere da horror gotico ed effetti visivi che mischiano tradizione ed innovazione. Il regista Simon Otto (già dietro la macchina da presa in How To Train Your Dragon) non sbaglia nulla in questo episodio che ha il merito di essere uno dei più originali a livello grafico (in una stagione caratterizzata quasi tutta dalla CGI).
Voto: 9
Era La Notte Prima Di Natale (All Through The House)
Da un racconto di: Joachim Heijndermans
Diretto da: Elliot Dear
Casa di produzione: Blink Industries
Ancora una volta è il target più “infantile” quello prescelto per questo bizzarro racconto natalizio. La tecnica d’animazione è una CGI che, nel suo design, vuole richiamare lo stile della stop-motion di burtoniana memoria.
E, in effetti, il tono ironico-surreale e l’atmosfera horror ma, allo stesso tempo, bambinesca presenti nel cortometraggio sono esattamente quelli del regista di Burbank. Si tratta dell’episodio più corto di questa seconda stagione, e anche per questo forse pecca del fatto di essere giusto un “intermezzo” al fronte di episodi di ben più alta caratura.
E tuttavia risulta comunque godevole nella sua originale rivisitazione di Santa Claus. Una storia semplice e leggera che riesce nel tentativo si stupire ed intrattenere.
Voto: 7½
La Cabina Di Sopravvivenza (Life Hutch)
Da un racconto di: Harlan Hellison
Diretto da: Alex Beaty
Casa di produzione: Blur Studio
Il secondo cortometraggio targato Blur Studio attinge ad un “mostro sacro” della space-opera: Harlan Hellison, romanziere nonché sceneggiatore di molti episodi delle serie tv Star Trek e The Twilight Zone.
Un pilota d’astronavi (interpretato da Michael B. Jordan) è costretto ad un atterraggio di emergenza su un asteroide in cui si trova un’altra navicella abbandonata, ancora funzionante. L’ossigeno a sua disposizione non è molto, ma se riuscirà ad attivare in tempo i segnalatori, che si trovano all’interno della cabina di sopravvivenza dell’altra navicella, potrà sperare nell’aiuto dei suoi commilitoni. Peccato che la cosa sarà molto più complicata del previsto…
Tensione crescente e plot twist continui sono la base di questo breve episodio in cui l’attenzione dello spettatore non viene mai meno. Anche l’uso dell’animazione scelta (live-action mista a CGI e motion capture) contribuisce a rendere La Cabina Di Sopravvivenza un altro “pezzo forte” di questa seconda stagione.
Voto: 9
Il Gigante Affogato (The Drowned Giant)
Da un racconto di: J.G. Ballard
Diretto da: Tim Miller
Casa di produzione: Blur Studio
L’ultimo episodio di questa seconda stagione riassume un po’ tutte le tematiche e le scelte stilistiche presenti in essa.
Tim Miller e la casa di produzione Blur Studio firmano qui il loro personale capolavoro che prende le parole dello scrittore J.G. Ballard (autore de L’Impero del Sole e di Crash) e le traspone direttamente sul piccolo schermo.
Tutta la sceneggiatura del cortometraggio, infatti, è una ripresa fedele del racconto originario (narrato in prima persona dall’attore Steven Pacey), ambientato in un contesto contemporaneo.
La vicenda del “gigante annegato” è una piccola parabola esistenzialista che racchiude, nella sua brevità, secoli di filosofia sul significato di “umanità”.
Forse il meno “fantascientifico” degli episodi mostrati, ma senza dubbio il più coerente con il mood di questa seconda stagione. La CGI, unita alla motion capture, rende perfettamente il senso di straniamento dato dalla vicenda. Una chiusa perfetta per uno show che ha saputo superarsi dando nuova linfa al genere sci-fy (declinato nelle sue varie accezioni) e al cinema d’animazione.
Voto: 10
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