Torna Libri al MIAC, l’appuntamento quindicinale in cui una novità editoriale dedicata a cinema e spettacolo viene presentata dalle sale del Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, a Cinecittà, in una conversazione esclusiva con gli autori.
Dopo gli appuntamenti dedicati a Cinema e mafia, e a Giulietta Masina, questa puntata racconta di uno dei più grandi registi del nostro cinema, Ettore Scola, grazie all’elegia composta dalle figlie Paola e Silvia, ricchissima di memorie, aneddoti, piccoli segreti di un lessico familiare speciale, nel libro Chiamiamo il babbo. Ettore Scola. Una storia di famiglia edito da Rizzoli. Ed è con l’intimità del legame affettivo, e la conoscenza delle collaboratrici sul lavoro, che le autrici dialogano su diversi aspetti dell’uomo Scola e del regista, a cominciare dal fondamentale apprendistato nella scrittura, rimasta per lui sempre la parte centrale del lavoro su un film. Quindi gli inizi con Metz e Marchesi, la mitologica composizione (da ghost writer) della lettera di ‘Totò, Peppino e la… malafemmina’, le collaborazioni con giganti come Amidei, Age e Scarpelli… Scola è stato uno dei nostri più grandi sceneggiatori, e da lì un regista straordinario, di film tra cui le figlie individuano i ‘4 capolavori e mezzo’ che la puntata svela. Si parla poi del rapporto con Fellini, un’amicizia particolare che Scola racconterà nel suo ultimo grande film ‘Che strano chiamarsi Federico…’. E i rapporti coi suoi attori: Sordi, Gassman, Mastroianni, e Massimo Troisi ‘il figlio maschio che non ha avuto’. E ancora, l’impegno politico, la necessità della leggerezza nelle cose importanti. E la famiglia, un valore fondamentale per lo Scola privato (ma anche per il regista), sostanziato da una presenza forte, complice, ironica. Esce così il ritratto di un uomo che ha unito stile a sostanza, e senza darlo a vedere mai è stato un maestro, che di Fellini diceva che era un artista mentre lui era un artigiano. Le sue storie, anche quelle narrate da Paola e Silvia, confermano l’artigianato, mentre i suoi film restano nell’arte.
Con Libri al Miac si riaccende l’attenzione su storie, angolazioni, capitoli del cinema italiano, su racconti che animano film e serie tv di successo, su protagonisti noti e da scoprire della Settima Arte. E lo spettatore ha a disposizione delle vere e proprie lezioni di cinema in forma di conversazione.
In questi mesi una vera esplosione di audiovisivi è atterrata nelle nostre case, spesso assecondando una fame di novità. Si avverte sempre di più la necessità di un filo che ci ricordi da dove queste storie vengono, e dove ritrovare il sapore e il valore del vero Cinema. Anche a questo ci servono ancora e molto i libri e i Musei, oltre ai grandi film. Libri al Miac prova a riannodare questo filo, e attraverso delle novità in libreria, parlando da dentro un bellissimo Museo, ci ricorda da dove viene questa nostra inestinta e magnifica passione.
Libri al Miac è realizzato dalla redazione dell’Archivio storico Luce e del Miac, ed è curato dal comitato scientifico del Museo: il giornalista e critico cinematografico Oscar Iarussi, il regista e direttore della redazione dell’Archivio Luce Roland Sejko, lo scrittore e giornalista Andrea Di Consoli.
Inaugurato a dicembre 2019, Il MIAC – Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema è realizzato da Istituto Luce-Cinecittà, in partnership con Rai Teche e CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia, in collaborazione con Cineteca di Bologna, AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Museo Nazionale del Cinema di Torino, Fondazione Cineteca Italiana, Cineteca del Friuli, Mediaset, con il Patrocinio di SIAE.
L’allestimento è ideato, progettato e curato da NONE collective.
Salutato dalla stampa nazionale ed estera come ‘un nuovo Cinema Paradiso’ del racconto dell’audiovisivo in Italia, il Miac si snoda in modo spettacolare e sperimentale attraverso centinaia di film e filmati d’archivio (degli immensi fondi dell’Istituto Luce e delle Teche Rai, e degli archivi partner), documenti, fotografie, interviste, sigle, backstage, grafiche, radio… Un patrimonio reso immersivo ed emozionale grazie a installazioni interattive, videoarte, linguaggi transmediali. Nel MIAC cinema, tv, digitale, si mescolano in un nuovo linguaggio, dando vita a un nuovo genere.
Un Museo dedicato all’arte della visione, e all’arte di chi vede.
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