Nell’arido panorama di serie fantascientifiche (di livello) arriva Raised by Wolves, una ventata d’aria fresca per il genere firmata Hbo, con l’importante mano di Ridley Scott in veste di produttore.
La serie presenta, infatti, elementi e spunti simili di altre opere del regista britannico, come Alien, Blade Runner ma anche i più recenti Prometheus e Alien Covenant.
Veniamo catapultati subito in un pianeta sconosciuto per assistere alle vicende di due androidi, Madre e Padre, alle prese con la formazione di una nuova colonia umana e con il futuro dell’umanità stessa, in quanto il pianeta Terra è nel caos a caosa di una guerra tra atei e una fazione di religiosi, i mitraici, che venerano Sol e appaiono come dei templari del futuro. In tutto questo i due androidi entreranno in conflitto prima con un gruppo di mitraici sipravissuto, poi con il pianeta stesso, stracolmo di misteri a loro sconosciuti. Fino ad arrivare a un ultimo episodio che è lo Scott, soprattutto quello un po’ più recente, allo stato puro.
I temi posti sono numerosi. Già dai primi episodi vediamo la contrapposizione tra figure genitoriali, i due androidi e quella di due soldati atei che hanno rubato l’identità di due nemici per salarsi la pelle. Androidi e umani, quindi gli opposti, ma accomunati dal non essere comunque genitori autentici, in quanto Paul è figlio dei due religiosi e i due oltre a rubare l’identità prendono anche il loro posto all’interno della famiglia, trattando il bambino come fosse loro e cercando di fare di tutto per proteggerlo.
Per non parlare dei riferimenti biblici e letterari. Madre e Padre possono essere visti come Giovanni e Maria, con Madre che, inaspettatamente, rimane incinta, tramite quello che potremmo definire un sogno indotto, da un’entità misteriosa e, forse, ultraterrena. Il nascituro, però, non sarà un salvatore, ma un chiaro elemento demoniaco: una creatura a forma di serpente e chiaramente malvagia.
La contrapposizione tra i due ragazzini, Campion e Paul, invece, ricorda quella tra Romolo e Remo. Le scritture mitraiche, infatti, predicono che un orfano fonderà una grande città perfetta, ma non sappiamo a chi dei due si possa riferire e se non ci sia anche un terzo di cui non si tiene conto. I due, tra l’altro, diventeranno subito amici per poi entrare in conflitto con lo scorrere degli episodi.
Il cast, inoltre, è all’altezza dei ruoli. Amanda Collin (Madre) e Abubakar Salim (Padre) sono perfetti nel darci la freddezza ma, allo stesso tempo, il desiderio di “uscire” dalla programmazione dei due androidi. Travis Fimmel parte forse un po’ “spaesato” ma il suo personaggio cresce notevolmente di pari passo con la crescita della follia a cui egli è condotto causa l’ascoltare le parole di quella misteriosa entità che interagisce e indirizza a più riprese la storia.
Menzione anche per un ottimo World Building, elemento essenziale in una storia sci-fi che si rispetti, mostrandoci il passato e gli eventi sul pianeta Terra attraverso flashback mai invadenti e ben posti, i quali non si dilungano ma arrivano direttamente al punto dandoci quelle informazioni che sono essenziali per dare un senso alla narrazione.
Una boccata d’aria fresca per il genere questo Raised by Wolves, scritto da Aaron Guzikowski (già sceneggiatore di Prisoners di Denis Villeneuve), in un periodo saturo per la fantascienza. Forse ci voleva il ritorno di uno dei giganti della fantascienza cinematografica per darci qualcosa di abbastanza originale e senza sbavature o buchi di alcun tipo.
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