A causa della pandemia di Coronavirus anche l’ultimo prodotto di animazione targato Walt Disney arriva in streaming, su Disney+, Raya e l’ultimo drago con la formula Vip Premier Access dal costo di 21,99€. Dopo ben 5 anni dall’ultimo “Originale” Disney, Oceania, arriva un lungometraggio fantasy ambientato in un regno che strizza l’occhio al continente asiatico (in particolare alla Cina), con un prodotto all’insegna dell’avventura con una forte protagonista femminile alla ricerca dell’ultimo drago rimasto, l’unico essere in grado di salvare il mondo dalla rovina.

I 5 regni di Kumandra (Coda, Zanna, Artiglio, Dorso e Cuore) sono in perenne conflitto tra di loro in quanto Cuore ha l’esclusiva della gamma del drago, una sfera con i poteri dei draghi che 500 anni prima distrussero una forza oscura che minacciava il mondo. Raya e suo padre sono i guardiani della gemma. Durante una riunione pacifica per cercare un modo per convivere pacificamente, Raya viene ingannata da una sua coetanea che cerca di rubare la sfera per portare gloria al proprio regno. Nel trambusto generato, la gemma si rompe in 5 parti e le misteriose forse del male (Druun) riemergono e minacciano il mondo. Ogni clan ruba un pezzo, ma da li in poi, il mondo di Kumandra vive in costante pericolo. Raya perde suo padre che viene patrificato dai Druun. Dopo sei anni di pellegrinaggio, Raya, divenuta ormai una giovane donna, si mette alla ricerca dell’ultimo drago rimasto, Sisu, colui che 500 anni prima utilizzò la gemma per distruggere i Druun.

Il lungometraggio si concentra nel evidenziare i vari costumi e le tradizioni del mondo di Kumandra che attinge molto alla mitologia fantasy cinese. I draghi vengono rappresentati come elementi divini, potenti, magici, come esseri che sono in grado di portare pace e prosperità. Tuttavia, all’interno della diegesi filmica, la ricerca del drago è il pretesto giusto per mettere in mostra tematiche universali quali la famiglia, la perdita e la convivenza. Questioni care al mondo Disney che sono il fulcro dell’intera storia. Per portare avanti questi valori la storia di Raya viene costruita attraverso un’avventura con tappe significative per superare i suoi sensi di colpa e ripristinare la vittoria del bene sul male. Quindi, dal punto di vista della struttura di genere, il film utilizza molto bene gli archetipi narrativi del fantasy per mettere in luce il proprio cuore discorsivo.

Per mettere in scena il conflitto bene-male vengono utilizzati i draghi, gli esseri mitologici per eccellenza, coloro che hanno un forte potere e sono in grado di ripristinare il mondo allo splendore. Sono elementi di speranza che aggregano e che uniscono. Per queste loro capacità intrinseche sono perfetti per la storia anche se, il drago principale viene sfaccettato in maniera anticonvenzionale. Sisu è una dragonessa impacciata e, nonostante abbia una saggezza millenaria, si muove in modo incerto. Le forze del male invece, sempre fumose e frutto di tutto ciò che c’è di negativo al mondo come l’egoismo, vengono rappresentate come fumo nero in grado di trasformare le persone in pietra. Sono una piaga pandemica; una forza inarrestabile alimentata dal contrasto, dall’odio. Tale contrasto viene costruito come se fosse una rappresentazione immaginaria dei conflitti sociali, delle divergenze tra regni, dal distanziamento. Non a caso che il male venga rappresentato come nemico senza volto.

La pellicola, destinata per un pubblico di grandi e piccini, ha una forte componente emotiva che sfrutta i legami famigliari per creare quella sospensione emozionale che genera pathos e sentimento. Ci si può immedesimare con la protagonista ed è facile creare legami empatici con i vari personaggi principali del film. Oltre alla famiglia, l’altra grande tematica che è presente all’interno della storia è relativa ai sensi di colpa. Ogni personaggio, in passato, ha commesso degli errori che hanno condizionato la loro psicologia. Gravi fardelli che hanno rovinato la vita dell’intero mondo. Raya è mossa dalla forza di riportare in vita il suo amato padre. C’è un’aria di sconforto, di rassegnazione, come se non ci fosse una via di uscita per sconfiggere i cattivi. Il ritrovamento di Sisu riporta speranza e fa tornare la forza di volontà. Ma non solo, il film si concentra anche sull’amicizia e sul classico cliché dell’unione fa la forza, in quanto i vari componenti secondari, provenienti dai vari regni, devono appianare le loro divergenze per sconfiggere i cattivi. Entrano in gioco la fiducia e il bene collettivo. Raya infatti è un eroe atipico in quanto cerca di più l’inclusione, allungare la mano piuttosto che calare la spada. Cittadina piuttosto che eroina che si batte per la comunità.

Il ritmo è avvincente e seppur la storia si muova troppo velocemente, Raya e l’ultimo drago si rivela un film solido e ben congegnato. Mancano tante cose, tipo lo stile Wuxia e sequenze sbalorditive tipo un volo sul drago che avrebbero aumentato la componente dell’avventura, ma la pellicola è costruita soprattutto per mettere in mostra una giovane donna forte, combattiva, speranzosa e volenterosa che cerca in tutti i modi una via per riparare al proprio errore. Il drago è un personaggio di contorno, è l’elemento emblematico e nel complesso, il lungometraggio è stato concepito per agire per sottrazione, con pochi ma definiti elementi. La spettacolarità non è dovuta ai combattimenti, ma dalla comparsa dei draghi, dalla loro apparizione che è in grado di incantare e portare lo spettatore (in particolare i più piccoli) a quella sospensione onirica, magica, che porta all’incanto e all’emozione. Ammagliare con bellissime e seducenti creature mitologiche. Scelta semplice ma che nel suo complesso si rivela azzeccata per non caricare la storia da tante cose. La scena finale viene costruita con un climax molto forte, non epico ma prende e lascia sospeso.

Raya e l’ultimo drago è una buona pellicola. Nulla di memorabile o di originale, frulla tante storyline classiche fantasy per crearne una propria, e, forse, genera una storia poco convincente e con poche trovate e con poco climax epico che confà al genere, tuttavia si rivela un film azzeccato per mettere in mostra tematiche universali che rappresentano il vero cuore della storia. Vive di alti e bassi e non ci sono veramente delle scene cosi d’impatto. È un miscuglio di tante cose già viste. Nonostante ciò, funziona. Intrattiene ed è gradevole.

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