Guy Ritchie torna al gangster movie, genere che l’ha sdoganato al grande pubblico, con la frizzante pellicola The Gentlemen. Visti gli impedimenti per l’uscita cinematografica, il lungometraggio arriva in Italia via Amazon Prime Video che ha pubblicato il titolo i primi di dicembre. Ritchie torna al suo genere preferito, dopo aver passato anni a dirigere pellicole Blockbuster, con un prodotto corale, “piccolo” e con un ritmo frizzante che dosa bene il mix commedia-azione.
La storia ruota attorno a Mickey Pearson (Matthew McConaghy), un americano che si è trasferito a Londra per creare il suo impero della cannabis. Arrivato ad una certa età, Mickey vuole ritirarsi per vivere in pace la sua vita con la moglie Rosalind e perciò decide di vendere la sua attività all’americano, Matthew Berger. Tuttavia, la trattativa rischia di complicarsi quando vari individui iniziano a dar fastidio alle sue attività. Tra mafia, personaggi strani e giornalisti, Mickey deve mantenere alta la guardia per non essere spodestato dal suo trono.
La pellicola ha una narrazione particolare che viene gestita come se fosse una ricostruzione di una vicenda, il cui perno narrativi è affidato a Hugh Grant che nei panni del losco (e ambiguo) investigatore Fletcher, ricatta il braccio destro di Mickey, Raymond (Charlie Hunnam). Attraverso questa conversazione notturna, veniamo catapultati nella storia e veniamo a conoscenza del giro di affari di Mickey. Fletcher ha scritto tutta la sua ricostruzione dei fatti sotto forma di sceneggiatura che intende vendere al miglior offerente.
Ritchie torna ad un genere più congegnale alla sua verve registica con un prodotto che si concentra sulla malavita, su gangster. Un ritorno vecchio stile che gli permette di non dosarsi, di mostrare improvvise esplosioni di violenza, proponendo un crime movie frizzante, con tanti personaggi ambigui, bislacchi e bizzarri che si intrecciano in una vicenda semplice che però scoppia quando il piano del suo protagonista si scontra con vari individui. Il regista mostra tutti i suoi virtuosismi stilistici che ci ha abituato negli anni come l’uso della slow motion e di alcune “accelerate” con la macchina da presa per incrementare il ritmo narrativo.
The gentlemen si concentra sul carisma dei suoi personaggi corali principali dove si evince che si stanno divertendo nel recitare le loro parti che si sono dei gangster ma hanno un loro codice, hanno delle debolezze e peculiarità. C’è un forte lavoro sull’accento dei protagonisti che viene portato al massimo per fornire quella caratterizzazione necessaria per renderli credibili i loro personaggi. Ci sono parti comiche ben dosate e scene davvero superlative, recitate e dirette in maniera impeccabile. I dialoghi sono pungenti, diretti e focalizzati nel portare avanti la narrazione. C’è tanto parlato, tanto chiacchiericcio che porta a successive scene d’azione. Personaggi variopinti, borghesi che servono a sfoggiare una pluralità etnica e un modo per mostrare costumi raffinati e curati nei minimi dettagli. C’è tanta carne al fuoco, in una pellicola che sfoggia il giusto mix tra commedia e azione, che sa giocare con la narrazione, ed offre tutti quegli elementi tipici del cinema di Ritchie. L’unico lato negativo è che a volte il film si perde nei suoi dialoghi serrati che girano a vuoto e, a tratti, ingolfano il ritmo. C’è un’eccessiva dilatazione narrativa e la durata finale risulta sproporzionata per la storia che vuole raccontare. Vero che tale estensione diegetica è finalizzata a mostrare la bravura degli protagonisti, dove ognuno ha il suo momento di gloria e ha il giusto spazio, però rende la storia un po’ allungata. Tuttavia, The Gentlemen ci riporta il Ritchie dei vecchi fasti; un esercizio di stile per un prodotto che diverte, soddisfa e che si guarda con interesse.
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