Prosegue il sodalizio artistico tra il super produttore/regista Ryan Murphy e lo streamer Netflix con l’adattamento cinematografico del musical The Prom. La pellicola si basa sull’omonimo musical di Broadway creato nel 2016 da Chad Beguelin, Bob Martin e Matthew Sklar. Questo adattamento è stato scritto dagli stessi Martin e Skylar che hanno affidato la regia filmica direttamente a Murphy. Il pluripremiato autore/produttore tv torna dietro la macchina da presa ben dieci anni dopo il cult Manga, Prega, Ama. Per l’occasione Murphy ha assemblato un cast eccezionale composto da Meryl Streep, Nicole Kidman, James Corden e Kerry Washington. Si tratta di un progetto filmico che mette in risalto tutte le tematiche chiave di Murphy e perciò, il musical è quasi la summa della sua poetica artistica. In particolare, mette in risalto, in modo intelligente e divertente, le tematiche LGBTQ+.

Sui social è trend la notizia che in una cittadina dell’Indiana viene negato il ballo scolastico ad una studentesca lesbica poiché intende portare la sua fidanzata al consueto “prom” di fine anno. Questa diatriba viene addocciata da quattro celebrità di Broadway ormai in declino che decidono di intervenire in soccorso di Emma. Il tutto con lo scopo di rivitalizzare la loro patinata immagine proponendosi come martiri delle cause omosessuali e dell’inclusione.

La storia è molto semplice e mette in risalto tutte le questioni sull’omosessualità giovanile in modo colorato, sgargiante e divertente. La pellicola mostra tutte le tematiche care a Murphy che si cimenta con un musical dopo aver ideato e co-scritto la serie “musical” Glee. Già in quella seminale serie tv canterina, la musica si era rivelata cruciale per la divulgazione di alcune tematiche giovanili molto complesse e poco sdoganata dalle produzioni televisive. CI sono tantissime analogie tra The Prom e Glee e, sotto certi aspetti, si può definire quasi un suo derivato per il teatro (e per il grande schermo) in quanto la serie tv è stata importante per le tematiche LGBTQ+ ed è stata la prima ad aver creato il giusto mix di intrattenimento con dramma che aveva lo scopo di educare i giovani verso l’inclusione. Anche l’ambientazione centrale, quella rurale, bigotta e slegata dal mondo, è molto simile tra le due produzione. Difatti, l’entroterra americano, quello composto da città staccate, chiuse e lontane dalle città più importanti, viene vista come il fulcro di bigotti e fanatici religiosi. Anche a livello di costruzione narrativa ci sono tante analogie in quanto ci sono tantissimi elementi teen che compongono la storia. Gli stessi adulti hanno delle questioni irrisolte con le loro sé stesse giovanili: amori non ricambiati, amicizie perdute e conflitti mai risolti con i propri genitori. La pellicola alla fine è un inno alla libertà ad essere sé stessi in qualunque momento senza essere bistrattati o giudicati dalla società.

Non solo Glee, in The Prom c’è anche una spruzzatina della miniserie Hollywood (sempre creata da Murphy, per Netflix) in cui il mondo utopistico, di assoluta libertà, viene smosso dai sognatori, dai lottatori che lotta per la propria parità di genere nonostante gli ostacoli della società. Tuttavia, Emma combatte la sua causa via social, come una moderna influencer, in cui il “Potere” permette di veicolare le masse per trasmettere un messaggio ben preciso, affinché abbia il giusto impatto mediatico. Inoltre, come fulcro dell’intero film, l’espediente di tutto è il ballo scolastico, un evento tradizionale negli Stati Uniti, importantissimo per i teen americani. Si tratta di un rito di passaggio che spesso è il punto di svolta di amori giovanili e di cambiamenti personali che indirizzano la vita di un ragazzo verso la maturità.

La battaglia verso una società inclusiva e senza pregiudizi è ancora lunga ma sicuramente è più digeribile e più facile da diffondere attraverso la messinscena di un’opera musicale dall’alta gamma di attrattività che può piacere ad un vasto target. Perciò, il coloratissimo The Prom si rivela il fulcro ideale per portare alle masse tutte quelle tematiche LGBTQ+ che spesso sono tenute ai margini della società (in particolare in quella USA). Tanti elementi cari alle tipiche produzioni di Murphy che, con un musical che è spesso meta-testuale e autoreferenziale, gioca spesso con l’ambiguità della narrazione che si sdoppia in interna/esterna. Inoltre, The Prom cita ampiamente produzioni cult di Broadway, strizzando l’occhio a cult come Chicago, Wicked e Hairspray. Lo stesso panorama artistico teatrale newyorkese viene spesso celebrato e preso in giro dai protagonisti del musical che offrono quel giocoso elemento meta nella narrazione. Inoltre, allo spettacolo artistico (e in generale agli artisti) viene affidato il compito di elevarsi e di battersi per delle cause nobili. L’artista viene visto come colui che può guidare la società e sensibilizzarla nel modo giusto. Questo ovviamente è un auspicio che lo stesso Murphy si pone ma che ci mette la faccia in prima persona per accelerare questo cambiamento inclusivo.

Non solo, The Prom è anche il mezzo per raccontare un’altra tematica della poetica di Murphy:La rivalsa degli sfigati. Il nucleo protagonista deve risolvere questioni personali e deve mutare, ritrovare la propria anima genuina e abbandonare espedienti egoistici. Pensare più alla collettività, al gruppo anziché al benessere del singolo. Una storia di rivalsa che si muove di pari passo alle tematiche LGBTQ+ che sono il fulcro dell’intero progetto.

The Prom si rivela un buon prodotto di intrattenimento. Il musical propone tutte le tematiche tipiche dell’universo di Murphy e perciò piacerà ai fan dell’autore. Tuttavia, per essere un prodotto di genere musicale, il film non decolla abbastanza e rimane inceppato in numerosi cliché e stereotipi. I personaggi sono stereotipati e non si rivela niente di così originale. Un insieme di espedienti già visti. Inoltre, il lato peggiore è l’aspetto musical in quanto non presenta canzoni memorabili, orecchiabili. Non rimangono impresse e non sono in grado di vivere al di fuori dello schermo. Cosa grave per un musical.  Perciò, questo lungometraggio non si rivela all’altezza delle aspettative. Carina ma niente di più. Dimenticabilissimo.

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