Si è recentemente conclusa la seconda stagione di The Boys di Amazon ed è giunto il momento di tirare le somme. Avevamo lasciato una serie che critica, in primis, l’inflazionato uso di materiale fumettistico con i suoi supereroi, dipingendoli in maniera opposta a quello a cui eravamo abituati, non come suprer uomini perfetti dentro e fuori, ma come macchine (create in laboratorio) in grado salvare il mondo ma anche, allo stesso tempo, di distruggerlo, o meglio, di dominarlo grazie alla loro posizione privilegiata.
In questa seconda stagione ritroviamo tutto questo, ma viene anche esplorato maggiormente l’universo interiore di questi super uomini, facendoci quasi empatizzare con ognuno di loro, mostrandoci lati umani dove non avremmo mai immaginato di trovarli. Qui vediamo, ad esempio, un Patriota che si rapporta in modo particolare col figlio, facendo emergere, in qualche occasione, lati di lui che non erano stai esplorati prima, come i problemi che ha vissuto causa il non aver avuto delle vere e proprie figure genitoriali, problemi che si ripercuotono, col senno di poi, nel suo dipendere dall’approvazione delle masse più di ogni altra cosa. Antony Starr, in questo senso, è sicuramente una delle rivelazioni della serie, con la sua abilità nell’esprimere diverse sfaccettature nel carattere di Patriota e la sua capacità di trasmetterle anche solo con lo sguardo.
La stagione, inoltre, tratta anche di argomenti, purtroppo, a noi contemporanei e che, comunque, abbiamo visto più volte nel corso dei secoli, come il creare il proprio nemico per avere una sorta di stato di conflitto permanente proponendo le soluzioni più disparate per la difesa personale, come la scena, tramite spot, in cui viene fatta propaganda all’uso di armi (anche nelle scuole) per difenderci dai super cattivi, poiché potrebbero essere ovunque. Un tema sempre attuale, ad esempio, negli Stati Uniti contemporanei.
Per non parlare del concetto del girl power, sempre più esasperato nelle produzioni contemporanee e qui parodizzato, mettendone in luce le contraddizioni e gli aspetti, talvolta, più imbarazzanti, con scene volutamente fine a sè stesse. Vediamo infatti campagne di marketing con protagoniste le tre eroine del gruppo dei Sette, le quali si ritroveranno a scontrarsi a più riprese in quanto personaggi completamente diversi l’uno dall’altro (una di loro è, letteralmente, addirittura una nazista) .
Anche i boys li ritroviamo cambiati, quasi più maturi con i loro conflitti interni che rischiano di dividere il gruppo in più occasioni, sempre in bilico tra la voglia di arrendersi mollando tutto, cercando di riprendere le loro vecchie vite e il non volersi arrendere per nessun motivo, in una battaglia che sembra sempre più persa e impossibile.
Questa stagione sembra presentare una trama più strutturata di quella precedente, si parte piano, esplorando maggiormente vicende passate tramite flashbacks, in modo tale da farci conoscere più in profondità alcuni personaggi dei boys, per poi arrivare a una seconda parte di stagione che chiude col botto, con un epico scontro finale non esente da colpi di scena.
La serie diretta da Eric Kripke riesce, addirittura, a migliorare rispetto ad un’ottima prima stagione, rivelandosi sempre di più il prodotto di punta del catalago di Amazon Prime.
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