Il reboot televisivo del cult americano, Perry Mason, era in lavorazione da anni. L’avvocato statunitense è una leggenda televisiva ormai entrata nella memoria collettiva. Un’icona di giustizia e perseveranza che ha intrattenuto milioni di spettatori negli anni Cinquanta e Sessanta quando la CBS trasmetteva le serie tv, sdoganato il legal drama. Il personaggio è talmente iconico e pregno di tutte le peculiarità che un buon avvocato dovrebbe avere che il suo nome è l’avvocato per antonomasia. Mason è colui che ricerca la giustizia e con maestria, abilità e coerenza, riesce a far venire a galla le più intricate e oscure trame illecite. A riportare in vita l’icona, ci ha provato Robert Downey Jr, il celebre Iron Man, che da anni è stato attaccato al personaggio. Con la sua casa di produzione, Downey, ormai un po’ troppo vecchio per interpretare la versione giovane del personaggio, si è limitato a produrre questo reboot e portarlo alla “casa” delle serie tv di qualità per eccellenza, la HBO. Il volto scelto per questa iterazione è quello di Matthew Rhys. La prima stagione è composta da ben 8 episodi dalla durata che varia dai 50 ai 64 minuti. Da venerdì 11 settembre debutterà anche in Italia, sul canale Sky Atlantic.
Il personaggio è talmente noto e celebre che la scelta di realizzare un riavvio moderno sembrava un azzardo, tuttavia la serie prende uno spunto inedito ed esplora un lato inedito dell’avvocato, ovvero il suo passato, i suoi inizi e di come abbia intrapreso la carriera della giustizia. Quindi questo reboot è in realtà un prequel. Una nuova iterazione ambientata a Los Angeles degli anni Trenta, subito dopo la Grande Depressione, quando la città statunitense stava vivendo un boom economico grazie allo scoppio definitivo di Hollywood e l’avvento della X Olimpiade. Pertanto, il riavvio è in costume e sfrutta un alone nostalgico di quegli anni. Inoltre, la scelta di ambientarla in quegli anni è in linea con la storia adottata e con il background scelto per il giovane Mason.
Los Angeles, Anni Trenta, Perry Mason è un detective squattrinato che sbarca il lunario fotografando scandali di divi hollywoodiani. Osteggiato dai poliziotti e mal visto dall’alta società, si ritrova coinvolto in un misterioso omicidio di un neonato. Assunto dal suo amico avvocato E.B., ingaggiato a sua volta da un milionario, Mason tenta di far luce sullo scandaloso assassinio. Il giovane detective si fa portavoce della verità e, nonostante venga ostacolato dalle autorità locali, indaga in profondità per far sì che non venga commesso un errore giudiziario.
L’ambientazione scelta si rivela ad hoc per una prima stagione molto oscura e a tinte noir. Los Angeles è la città d’eccellenza per il genere (noir, in voga proprio in quegli anni) e anche in Perry Mason vengono sfruttate tutte le sue peculiarità per impostare una storia cupa, misteriosa e macabra. La città offre spazi ampi, si va dalle ricche ville hollywoodiane fino a fattorie; ed è proprio da quest’ultimo ambiente che Mason proviene. La sua famiglie gli ha lasciato in eredità una fattoria ormai in rovina, piena di debiti e ormai in procinto di andare all’asta. Questa prima stagione rispolvera proprio la tinta d’epoca del genere proponendo un mondo sporco, marcio, corrotto e manipolabile. I valori forti prevalgono e la giustizia non è alla ricerca della verità ma è un’entità che privilegia i propri fini anziché salvaguardare i valori e virtù di libertà e uguaglianza. Anche dal punto di vista della cinematografia, la fotografia è tarata su colori grigi, oscuri e, come da tradizione noir, ci sono più scene ambientate in notturna piuttosto che in diurna. Tinte giallognole per mostrare una società malata che ha bisogno di essere riportata sulla retta via attraverso un sano e lento ritorno a sani valori etici e morali. Per questo motivo c’è bisogno di un “eroe” di un paladino che si deve innalzare e “guidare” le persone.
Il marcio dell’ambientazione proposta in questa prima stagione si riflette anche sui vari personaggi presenti in quanto sono tutti ambigui, egoisti e manipolabili. La società non ha ancora una struttura forte, stratificata e focalizzata alla persona. Ogni personaggio ha in mente un proprio tornaconto. Un mondo al collasso dove soldi e potere fanno da padrone. Nemmeno la religione è più in grado di dare stabilità e sette tentano di raggirare il prossimo per poter sopravvivere proponendo miracoli e salvezza eterna. Lo stesso Perry Mason utilizza metodi poco ortodossi e sotto certi aspetti è ambiguo e poco veritiero. Moralmente non è immacolato, tuttavia agisce per la verità e per le cause giuste. Lungo gli otto episodi il suo personaggio evolve e cresce sia dal punto di vista della sicurezza ma, in generale, come essere umano. Apre gli occhi sul degenerato mondo in cui vive e antepone i propri interessi per perseguire la verità. Quindi, sotto certi aspetti, questo primo ciclo di episodi prequel sono quasi un racconto di formazione. Mostrano la trasformazione di Mason da detective privato, che sguazza in ambienti corrotti e malsani, in avvocato difensore che si erge in nome della verità e della giustizia. Questo percorso avviene in maniera organica e passa attraverso ostacoli insidiosi e macabri che servono a cambiare lo sguardo del protagonista portando ad una completa trasformazione che avviene a livello inconscio e mentale. La serie mostra la fragilità del personaggio, i momenti di crisi e di conflitto interiore. Si tratta di un altro elemento che si rifà alla lunga tradizione dei detective noir che da antieroi si scontrano con la polizia e pertanto sono costretti ad agire nell’ombra, finendo anch’essi per utilizzare metodi illegali.
Il passaggio detective-avvocato avviene in maniera un po’ forzata ma lineare, come una conseguenza narrativa. Un cambiamento che nella stessa diegesi avviene in maniera casuale, sofferta che però diventa inevitabile ai fini dell’indagine. Mason si immola sacrificando la propria reputazione per una causa persa ma che è giusta. Tuttavia, seppur dolorosa, tale trasformazione è idonea al personaggio che seppur sia un bravo detective non ha il fisico e l’abilità nel “menare le mani”. Più incline al ragionamento e all’analisi, la professione d’avvocato si confà maggiormente alla struttura psicoattitudinale impostata. Se ad inizio stagione Mason era consapevole della sporcizia e correzione del mondo che lo circonda, alla fine, diventando avvocato, scopre il modo per contrastarla in modo efficace, pulito e legale.
In sostanza, questo Mason, seppur lontano dalla classica iconografia del personaggio, è ben strutturato e soddisfacente. La stagione è convincente, appassionante e scritta in maniera eccellente. Una narrativa seriale di livello che mostra la nascita di un’icona senza tralasciare gli inizi più torbidi e oscuri della sua gavetta. C’è un’evoluzione che avviene in maniera organica e coesa che porta il protagonista ad acquisire tutte quelle caratteristiche tipiche della sua tradizionale incarnazione. Il Perry Mason di fine stagione è ancora lontano dalla versione “canonica” ma inizia ad intraprendere una strada verso la ricerca della verità e della giustizia. Si tratta di un prodotto non privo di difetti, ci sono diverse stonature, di personaggi mal concepiti (Sorella Alice su tutti) e altri difetti strutturali, e perciò non si può definire un’ottima stagione. Tuttavia, si rivela un buon prequel di intrattenimento. Una rivisitazione originale e inaspettata. Sovverte le aspettative anche se alcuni aspetti lasciano l’amaro in bocca perché l’intera storia si rivela un nonnulla. La conclusione non appaga appieno e si rivela più in linea ad una storia alla Poirot (Seppur più oscura e moralmente discutibile). La prova del nove sarà la seconda in quanto ormai il personaggio dovrà definitivamente compiere l’atto di trasformazione nell’iconico avvocato ligio della legge e paladino della giustizia. L’ipotesi migliore è che il prossimo ciclo di episodi avrà un salto temporale di qualche anno.
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