La prima stagione aveva colpito tutti per bizzarria e peculiarità atipiche del mondo seriale. Finalmente una dramedy ben strutturata, recitata e originale nata dal sodalizio tra Dave Holstein e Michael Gondry. Questo nuovo ciclo di episodi (10) riprende le redini della storia e ci mostra il protagonista, l’immenso Jim Carey, che ritorna nei panni del “burattinaio” Jeff, a dover affrontare le conseguenze dell’incidente che ha provocato a Peter, il nuovo fidanzato della sua (quasi) ex moglie.

Il livello rimane praticamente invariato rispetto alla precedente stagione e si conferma notevole e con spunti narrativi interessanti. In particolare, questa seconda stagione, oltre a portare ad un nuovo livello la fase di elaborazione del lutto, si concentra sul tempo che scorre e sul ciclo della vita. Tutto ciò che ha un inizio ha una fine e perciò la serie, attraverso i buoni sentimenti e conflitti di coscienza, utilizza una narrazione dilatata per cercare di portare un climax drammatico intenso ed efficace. Le emozioni sono una cosa seria e hanno bisogno di essere esplorate, analizzate ed elaborate per poter portare a determinate conclusioni. Ciò che colpisce di Kidding è che lo sviluppo è omogeneo e gli snodi sono fluidi, veritieri, viscerali e onesti. La vita è breve ed è difficile svoltare e cambiare; insorgono paure, insicurezze e legami affettivi creati nel corso degli anni. Quindi, lo show è una lungo e lento viaggio verso la percezione del mondo, analizzato attraverso lo sguardo di una famiglia che non si sta per dissolvere ma per mutare, cambiare e compire un nuovo percorso di vita. Se la prima stagione si concludeva con il punto più basso della vita di Jeff, portando ad uno scollamento della realtà, questa seconda parte mostra uno sguardo più ampio e allarga l’introspezione della coscienza umana attraverso l’analisi dei momenti salienti della vita di Jeff. Una sorta di viaggio nel tempo.

Lo scorrere del tempo è essenziale in questa seconda stagione che si muove tra passato e presente. Inoltre ha una funzione importante in quanto terapia per affrontare il lutto ed accettare definitivamente la fine del proprio matrimonio. Jeff non vuole lasciare sua moglie perché non vuole cambiare, non vuole lasciare quelle poche cose buone che ha vissuto nella vita e ha paura nel domani. Per capire meglio la psiche di Jeff, attraverso dei flashback, assistiamo a quando si sono conosciti e capiamo il loro percorso, quegli attimi di felicità dove il tempo si è fermato. Brevi attimi di vita in cui una persona raggiunge il culmine dell’esistenza; Purtroppo a volte il tempo è tiranno e scorre al doppio della velocità. Uno tsunami che travolge e che è difficilmente accettabile in quanto non più percorribile a ritroso. Questo rivivere i ricordi a cui assistiamo serve anche a mostrare i lati chiari ed oscuri del loro matrimonio, fatto di alti e bassi, di bugie e di mine psicologiche. Il castello di carta di Jeff inizia a crollare definitivamente quando capisce che il padre, Sebastian, da sempre suo punto di riferimento, crolla preda del tempo, dell’Ictus. In quel momento Jeff capisce che il genitore ha dato il via ad una immensa bugia, creata inizialmente da entrambi per poter proteggere la loro emotività (relativa alla madre di Jeff). Sebastian ha dato latito a questa sorta di “protezione autoimposta dal figlio” e ha costruito una sorta di campana di vetro per proteggere la psiche emotiva di Jeff, per mantenerlo “puro”, ingenuo e dai buoni sentimenti. Anziché affrontare la realtà, attraverso un confronto ed elaborazione del trauma, il genitore ha nascosto e rimandato tale conflitto plasmando Jeff. Ebbene, Kidding mette in mostra la presa di consapevolezza di un uomo alle prese con il conflitto più grande della sua vita, lo scorrere del tempo. Un elemento incontrollabile che deve essere accettato.

La percezione del tempo varia in basa a tanti fattori e la serie mostra diverse prospettive. Quella di Sebastian, quella di Jeff e quella di Will. Quest’ultima è quella che la vive in maniera speranzosa, sognante e “magica”. Spera di poter far tornare indietro il tempo e salvare suo fratello. Essendo giovane, per lui è importante tornare indietro e non tanto guardare al futuro. Tuttavia, essendo un’essenza astratta, il tempo lo porta comunque ad andare avanti e, ad un certo senso, trovare e “salvare” qualcosa di suo fratello.

Tutti i personaggi principali dello show affrontano una serie di bugie e alla fine hanno rimandi allo scorrere del tempo. Viene messo in mostra, attraverso gli occhi di vari personaggi, madre, padre, figlio, le differenti prospettive delle conseguenze che tali bugie hanno nelle loro vite. Pertanto il lutto e il conflitto del matrimonio tra Jeff e Jill può essere solo affrontato attraverso un doloroso e intenso faccia a faccia in cui entrambi rivivono la loro esistenza per dare un senso alle loro vite. Tutti loro viaggiano a ritmi, a percezioni temporali differenti e sarà la scoperta che il cuore del loro figlio è vivo e fa parte di un altro corpo a convergere le loro esistenze. L’ascoltare quel battito li aiuta a sincronizzarsi e ad appianare i loro conflitti.

Kidding si conferma una serie televisiva atipica, brillante, originale. Un vero show dramedy in grado di parlare di lutto, amore, odio, dello scorrere del tempo e della vita stessa. Attraverso il microcosmo di una famiglia riviviamo i fatti salienti di un nucleo alle prese con l’inesorabile scorrere del tempo. Attraverso la metafora dei pupazzi, che sono dei riflessi degli stessi personaggi, la serie offre una narrazione efficace, intesa e di assoluto livello artistico. L’episodio 3101 dello show, dove praticamente assistiamo in toto ad una puntata del Mr. Pickles’ Puppet Time, il revival dello show dei pupazzi di Jeff, assistiamo al culmine, al climax emotivo per eccellenza e dove il tempo dello show è lo stesso della diegesi. Una puntata di meta-televisione molto potente e che riesce a dare il senso all’intera serie in quanto culmine narrativo di un prodotto che ha sfruttato un tono quasi fiabesco e surreale per trattare di temi universali a noi vicini. Finalmente, questo secondo ciclo chiude tutti gli intrecci narrativi più importanti attraverso brillanti espedienti diegetici, atipici in prodotti televisivi. Questa seconda stagione si conferma innovativa, godibile e intensa. Strutturata in modo sapiente e mai banale, offre spunti interessanti che fanno riflettere.

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