L’ultimo film di Pablo Larraìn finalmente nelle sale italiane dal 2 settembre grazie a Movies Inspired.

Secondo alcuni EMA rappresenta una svolta nella filmografia di Pablo Larraìn, in quanto il regista cileno, dopo la fortunata “trilogia storica” dedicata al  suo paese (che comprende i fortunati Tony Manero, Post Mortem e NO-I giorni dell’arcobaleno), decide di catapultarsi in un racconto contemporaneo, addirittura inserendosi in un genere (il musical-drama a tema ballo) che appartiene da sempre al cinema mainstream, da sempre molto attento ad offrire allo spettatore sequenze coreografate e studiate in maniera ottimale da ottenere un effetto WOW continuo.

La verità è che Pablo Larraìn prende sì un modello narrativo stra-abusato al cinema (la danza come percorso di formazione e/o liberazione, tematica che si rifà a classici come Flashdance o la saga di Step Up), ma lo assoggetta alla propria poetica, per cui è veramente difficile collocare EMA in un genere e in una filmografia specifiche.

Anche in una pellicola del genere, che pure non si fa problemi ad abusare di cliché già visti, si avverte una certa poetica che prende spunto dalle atmosfere cilene, dai personaggi bordeliner e da una visione che cerca di essere quanto mai oggettiva ed esterna, pure in questo caso in cui i due co-protagonisti presentano punti di vista opposti come non mai.

La storia è quella di Ema (Mariana di Girolamo) e Gastón (Gael Garcia Bernal), una coppia che sta passando un momento di crisi a seguito dell’allontanamento (da parte dei servizi sociali) del loro figlio adottivo Polo. Gastón, infatti, è sterile, e non potendo avere figli i due avevano deciso di prendere in affido un bambino, il quale però, ha mostrato fin da subito segni di insofferenza, dovuti alla vita bohèmièn dei genitori. Insofferenza che è scaturita in istinti piromani che ha causato nella famiglia più di un trauma.
A seguito di questo episodio, i rapporti fra i due si sono dunque sempre più raffreddati, sia in casa che sul lavoro (Gastón è il coreografo che dirige la compagnia di danza che vede fra i suoi componenti la stessa Ema). In particolare sembra che Gastón abbia deciso di riversare sulla moglie tutte le colpe per quanto successo (anche Ema sembra manifestare una certa passione per la piromania) manifestandole ogni volta disprezzo anche davanti alle altre ballerine.
È l’inizio, per Ema, di una lenta e intensa vendetta nei confronti del marito, scegliendo di dedicarsi ad un tipo di danza considerata, nel suo ambiente, “bassa” e volgare: il reggaeton!
Insieme ad altre ballerine “reiettw” fonda così una SUA compagnia di danza in cui queste si esibiscono dovunque gli capita ma principalmente nelle strade, sui mezzi pubblici, nelle periferie degradate portando con sé un’alta dose di carica vitale, ritmo ed erotismo.
Proprio quest’ultimo aspetto viene messo in evidenza nei balli sfrenati di Ema e socie, e proprio in questo si consuma la vendetta maggiore della ballerina nei confronti del suo ex-marito ed ex-coreografo. Da qui in poi tutto quello che farà Ema sarà rivendicare per sé tutto quello che fio a quel momento le è stato negato, come ballerina ma soprattutto come donna, lanciandosi in relazioni sempre più sfrenate sia con uomini che con donne. Ma soprattutto rivendicando il proprio modo di danzare come una vera e propria arte.

Ema (Mariana Di Girolamo) e Gastòn (Gael Garcia Bernal), co-protagonisti di EMA di Pablo Larraìn, immagine su gentile concessione di Movies Inspired.

I movimenti di macchina di Larraìn seguono un ritmo che va di pari passo con lo stile di musica raccontato, quasi si muovessero a tempo con esso. Il tutto contrapposto ad una fissità sui volti e sulle espressioni degli interpreti che ne cattura la psicologia. Dialoghi e coreografie si alternano in questa sorta di anti-musical in cui alle coreografie danzerecce si contrappongono in realtà i numerosi silenzi di cui la storia si compone. In un certo senso si potrebbe considerare tutta la pellicola come una sorta di enorme “videoclip” recitato che cattura l’essenza della musica reggaeton. Qualcosa che va ben oltre la concezione di semplice “ballo di gruppo estivo” a cui siamo soliti pensare quando si sente parlare di questo particolare tipo di ballo.

La cultura del reggaeton si mescola intrinsecamente al tema delle periferie e delle disparità sociali nella società latino-americana, da sempre punti cardini della filmografia di Larraìn. Nella pellicola il ballo si trasforma in istanza sociale e movimento di protesta, e non a caso pur volendo mantenere un giudizio oggettivo sulla vicenda, risulta abbastanza evidente come il punto di vista di Ema sia preponderante rispetto a quello di tutti gli altri personaggi (comunque non meno profondi e sfaccettati della protagonista) di pari passo con la sua presa di coscienza e “consapevolezza artistica”. Allo stesso tempo anche il fuoco assume un’importanza centrale nel racconto, non solo come motivo scatenante di tutti i conflitti presenti, ma anche come metafora stessa dell’energia repressa e della carica vitale di Ema e delle ballerine ribelli. Allo stesso tempo è ovvio che questo elemento richiami anche alle proteste reali presenti nel paese latino-americano.

Ma quello che colpisce di più della pellicola di Larraìn è sicuramente l’alta qualità tecnica presente, in particolare del comparto sonoro in cui dialoghi, musiche e coreografie si mescolano in maniera fluida, ma allo stesso tempo in maniera assolutamente anti-convenzionale giocando più sui contrasti che non sulla perfetta armonia fra musica e immagini. E, in questo, sta l’assoluta novità introdotta dal regista e il suo tocco personale e artistico, in una storia che altrimenti rientrerebbe nei soliti cliché di genere per una qualsiasi pellicola “americanofila” sul tema del ballo come percorso di formazione.

Non a caso la pellicola è stata candidata al Leone d’argento per la regia alla 75° Mostra del Cinema di Venezia, in cui il film ha ricevuto numerosi elogi sia per quanto riguarda la critica sia da parte del pubblico.

E adesso la pellicola arriva finalmente nelle sale in Italia dal 2 settembre 2020 a cura di Movies Inspired (un’anteprima è prevista anche all’Arena Puccini di Bologna il 19 agosto). Un’ottima occasione per scoprire l’ultimo capolavoro di uno dei registi più interessanti della scena contemporanea. Un film che cattura l’attenzione lentamente, in maniera quasi ipnotica per poi esplodere con balli e danze sfrenate fino all’inaspettato plot twist finale.

Un modo per rivalutare, in maniera positiva, la stessa musica reggaeton, rappresentata da un punto di vista decisamente diverso rispetto alla sua fama da “musica per tormentoni estivi”.

Un momento di danza all’interno del film EMA di Pablo Larraìn, immagine su gentile concessione di Movies Inspired.

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