Last Words di Jonathan Nossiter, interpretato da Nick NolteCharlotte RamplingStellan Skarsgaard, Alba RohrwacherSilvia Calderoni e, per la prima volta sullo schermo, Kalipha Touray, sarà proiettato in Piazza Maggiore a Bologna lunedì 31 agosto, come film di chiusura della 34ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato.

Selezionato in concorso al Festival di Cannes, Last Words si vedrà in anteprima assoluta al Cinema Ritrovato, il festival promosso dalla Cineteca di Bologna e dedicato al patrimonio cinematografico. Una scelta di continuità rispetto ai temi del film, che immagina un mondo futuro nel quale la memoria dell’umanità è affidata unicamente al cinema. La stessa Cineteca di Bologna è uno dei pochissimi luoghi sopravvissuti in questo mondo post-apocalittico del 2086.

Il film – una produzione Stemal Entertainment con Rai Cinema, una coproduzione italo francese con Paprika Films, Les Films D’Ici e Les Films Du Rat – viene così descritto dal regista brasiliano-americano, da anni residente in Italia, Jonathan Nossiter: “Nel mondo del 2086, l’Europa è un deserto. Non c’è più natura. Solo lattine di cibo in polvere per gli ultimi sopravvissuti. Non c’è più cultura. Tranne qualche frammento di cinema sotto le macerie di ciò che rimane di Bologna. E i templi antichi ad Atene. Niente più socialità, neppure la memoria di una stretta di mano. Un mondo senza speranza? No! Grazie alle magiche risorse dell’immaginazione umana. Last Words è un film che si confronta con il potere distruttivo delle catastrofi ecologiche senza perdere il coraggio della tenerezza e la gioia dello stare insieme per raccontarci delle storie. Urgenti. Come l’ultimo uomo sulla Terra nel 2086: un giovane africano, l’ultimo africano. Impersonato dal non attore Kalipha Touray, un rifugiato gambiano che a sedici anni ha già assistito alla fine del mondo nella vita reale. Insieme al mitico attore Nick Nolte – che interpreta un regista d’altri tempi –, nel film riscoprirà il cinema. E dunque il senso della vita: il piacere di stare insieme (dopo un lungo periodo di isolamento), l’amore per la cultura (dopo anni di barbarie), per la bellezza (dopo tanto orrore). Soprattutto riscoprono l’importanza di mantenere viva la memoria. Perché, alla fine del mondo, tutto diventa importante”.

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