«L’arte mi è sempre apparsa un “mezzo violento”, cioè uno strumento (un’arma) per trasformare il mondo, indirizzando la coscienza delle persone.»
L’ultima incompiuta e attesa opera teorica del grande regista russo, per la prima volta tradotta in Europa.
Concepita nel corso di più di un decennio e rimasta incompiuta al momento della morte del regista, l’opera corrisponde al progetto di un “libro sferico”, in cui far rientrare, intrecciandoli fra loro, non solo gli studi sull’arte e sul cinema, ma anche gli interessi per discipline come l’antropologia, la psicologia, la biologia. Scopo di Ejzenštejn è mostrare l’intima connessione fra ambiti del sapere solo apparentemente distanti, ma in realtà associabili se affrontati a partire dall’assunzione di uno stesso approccio metodologico: un metodo che corrisponde essenzialmente alla dialettica e alle sue leggi.
Il volume fa parte delle Opere scelte di Ejzenštejn a cura di Pietro Montani.
Scrivi