Moara Passoni e Petra Costa si sono fatte un nome nel mondo del cinema brasiliano collaborando in progetti comuni. Edge of Democracy, documentario diretto da Costa, prodotto da Passoni e scritto da entrambe, fu candidato all’ultima edizione degli Oscar. Con Ecstasy, primo lungometraggio da regista di Passoni, i ruoli delle filmmaker si invertono. Ecstasy è una ricostruzione della giovinezza di Passoni fino all’età adulta; un periodo caratterizzato da un profondo disagio interiore e dall’anoressia che l’avrebbe più volte messa in pericolo di vita.
Notevole quanto schivo alle classificazioni, Ecstasy oscilla sul confine tra documentario e film di finzione. Alterna immagini e filmati d’archivio a numerosissime sequenze ricostruite con interpreti. Colpisce inevitabilmente la bellezza di queste sequenze: ogni inquadratura è studiata nel dettaglio e supportata da una fotografia e una colonna sonora che contribuiscono a costruire un’atmosfera inquieta ma eterea, insieme a pochi ma efficacissimi effetti visivi. La voce narrante di Clara, alter ego di Passoni, accompagna costantemente la narrazione visiva, svelando tutte le sue paure e debolezze dell’epoca.
L’ambiguità della forma di Ecstasy riflette i conflitti vissuti negli anni da Moara/Clara. Espulsa da scuola per aver baciato una compagna, cerca appigli in ogni cosa ritiene possa aiutarla, finendo purtroppo nelle grinfie dei disturbi alimentari ma dedicandosi anche alla danza. L’arte che tra tutte è la più incentrata sull’armonia del corpo diventa simbolicamente un contraltare alla devastazione causata dall’anoressia, lasciando presagire che la fuga da quest’ultima sia possibile, come alla fine è stata.
Sullo sfondo, la dimensione sociopolitica. La madre di Passoni è stata membro del parlamento brasiliano e ciò ha portato al trasferimento delle due donne a Brasilia, in un ambiente che per la giovanissima Moara era allora sconosciuto e ha contribuito al suo turbamento emotivo. Lo stesso finale si ricollega alla situazione di tumulto che sta vivendo il Brasile contemporaneo, legandolo alla tempestosità d’animo della sua protagonista. Ma come ella è riuscita a sopraffare una simile condizione di svantaggio, forse anche la sua nazione potrà risollevarsi e camminare verso un futuro più luminoso, dando le spalle alla vecchia oscurità proprio come fa Clara negli ultimi attimi in cui la vediamo sullo schermo.
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