Il viaggio può significare molte cose: fuga da una realtà infelice, ricerca di un obiettivo, riunione con le persone amate o semplice svago. C’è però chi fa del viaggio il proprio stile di vita, spostandosi continuamente da un luogo all’altro, spesso per tutta la vita. This Train I Ride, coproduzione franco-finlandese e opera prima di Arno Bitschy, racconta le storie di Ivy, Karen e Christina, tre donne statunitensi che hanno scelto di vivere in questo modo decisamente fuori dall’ordinario nel loro paese. Lo fanno salendo sui treni merci che incontrano lungo il loro cammino, percorrendo così, più o meno in solitaria, migliaia di chilometri ogni anno.
Le protagoniste sono accomunate da vari aspetti. Tutte hanno un passato da lasciarsi alle spalle e un traguardo da raggiungere, e nessuna di esse si rivede nel modello di vita americano. L’idea di stazionarietà e costruzione di una stabilità economica e sociale va per la maggiore nel mondo industrializzato ma, come per ogni cosa, ha i suoi detrattori. Ivy, Karen e Christina, spinte anche dalle loro passioni, scelgono di rinunciare all’American way of life (nell’accezione più capitalista del termine) in favore di una vita più incerta ma anche più libera e inevitabilmente più riflessiva.
Questo ci porta a riflettere sul significato stesso del sogno americano. Ormai assimilato al benessere borghese, l’American Dream per la maggior parte degli statunitensi finisce per equivalere alla triade famiglia-lavoro stabile-casa di proprietà. Le protagoniste di This Train I Ride invece, sentendosi in vari modi estranee a simili concetti, inseguono la felicità seguendo una strada completamente diversa. In un certo senso rimandano persino allo spirito della frontiera, che in passato spingeva i coloni a continuare il loro viaggio verso occidente alla ricerca di orizzonti più dorati.
Nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti è chiaramente scritto che tra i diritti inalienabili dell’individuo vi sono “la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità”. Per quanto si possa dire sulla non convenzionalità di queste tre viaggiatrici, esse si attengono ai principi della Dichiarazione esattamente come chiunque altro ricorra ai mezzi più tradizionali. Nessuno può determinare dove condurrà questo percorso; il film di Bitschy invece, così ricco di comprensione ed empatia, ha compiuto il suo scopo.
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