Praticamente il “Parasite” italiano, che però sembra non voglia osare più di tanto.

Il regista Ivano De Matteo torna a parlare (dopo I nostri ragazzi) di differenze sociali e rapporti umani in un nuovo lungometraggio a metà fra il dramma e il noir provinciale, in linea con tutta una tradizione narrativa, puramente italiana, che va da Maigret fino ai noir di Massimo Carlotto e Carlo Lucarelli.

Marco Giallini, uno dei protagonisti del film “Villetta con ospiti”, screenshot da www.youtube.com.

 

È proprio la provincia, infatti, (in questo caso particolare la bassa veneta) la vera protagonista di questo lungometraggio che assomiglia, sotto molti aspetti, al recente Parasite, la pellicola di Bong-Joon Ho recentemente candidata agli Oscar 2020.

Come nella pellicola coreana, infatti, il tema è soprattutto la disparità sociale fra “ricchi” e “poveri”, in questo caso declinato in “italiani” e “nuove generazioni”, il tutto raccontato con un mix di commedia, nella parte iniziale, che esplode in dramma nell’ultima parte.

Buona parte del film ha, infatti, un tono meramente descrittivo. Nella prima parte veniamo a conoscenza dei rispettivi protagonisti di questo film corale: Marco Giallini è Giorgio, un imprenditore vinicolo della zona, che sembra però più interessato alle battute di caccia con gli amici e ad intrattenersi con cameriere di colore che non a gestire la propria fortuna; accanto a lui la moglie Diletta (Michela Cescon), vera proprietaria della tenuta (di cui Giorgio è amministratore solo in quanto suo marito), in depressione perenne che cerca di allontanare con attività di beneficienza per la parrocchia del fascinoso Don Carlo (Vinicio Marchioni). Assieme a loro i figli Beatrice e Tommaso.

Attorno al mondo di questi ricchi benestanti del Nord-Est ruota una fauna umana composta da persone dalla doppia morale: affermati e bonari professionisti di giorno, sordidi faccendieri di notte, protetti l’uno con l’altro da una sorta di complicità e favori reciproci, che poco hanno a che fare con la stima e/o l’affetto.

All’improvviso una disgrazia, accaduta una notte di temporale, mostrerà però il vero volto di questa “comunità” di persone che non hanno altri pensieri se non proteggere il loro precario e comodo status quo.

Michela Cescon, protagonista del film “Villetta con ospiti, screenshot da www.youtube.com.

 

Così come Parasite, dunque, il vero focus del film è la Sopravvivenza, vera chiave per scoprire la vera natura degli esseri umani. Ma, se in natura la sopravvivenza riguarda soprattutto i più capaci ad adattarsi e/o i più forti (da qui la scena iniziale e le continue metafore del mondo animale e della caccia), la sopravvivenza di questa società è data dal semplice fatto di essere primi nella scala sociale ma senza meriti oggettivi.

Se il film di Bong-Joon Ho metteva in ridicolo questa contraddizione con uno stile decisamente pop e una regia studiata e particolare, De Matteo sceglie invece un approccio rigidamente minimalista. Forse anche un po’ troppo per una pellicola che poteva (e doveva) osare un po’ di più, calcando molto di più sul lato grottesco della vicenda narrata.

Invece il tono diventa via via sempre più serioso, in un noir in cui il delitto avviene direttamente davanti agli occhi dello spettatore, senza neanche un briciolo di suspense legato al “delitto” su cui ruota tutta la vicenda. I fatti, al contrario, vengono messi in mostra in maniera sequenziale e, a tratti, abbastanza prevedibile.

A rendere il film più “godibile” e a reggere tutta la scena sono, per fortuna, gli attori e i caratteristi scelti per la pellicola. Oltre ai già citati, vanno sicuramente menzionati Massimiliano Gallo (Fortapàsc, I bastardi di Pizzofalcone) e Bebo Storti (Quo vadis, Baby?, La cura del Gorilla e 1992), ovviamente perfetti e oramai rodati per i rispettivi ruoli per cui sono stati scritturati

Sta qui, nell’interpretazione e nella psicologia dei caratteri umani proposti la forza del film, con i suoi primi piani incisivi e le inquadrature dei dettagli simbolici con cui la pellicola sceglie di procedere. Unica pecca, il finale che sembra tagliato a metà, anche se in linea con lo stile scelto e con l’intento puramente descrittivo della vicenda. Nessun personaggio, infatti, per quanto spregevole possa sembrare, viene giudicato per le sue azioni (e ce ne sarebbe da discutere al riguardo!), la telecamera non offre alcun giudizio morale sulla vicenda. Tutto avviene, come in natura, per pura necessità e niente più, seguendo una precisa logica.

Massimiliano Gallo, protagonista del film “Villetta con ospiti”, screenshot da www.youtube.com.

Un finale del genere si può trovare anche in altre opere del regista (come il già citato I nostri ragazzi) e fa parte orami del suo personalissimo “stile”. Ma in questo caso è soprattutto un limite del film poiché sembra quasi che non voglia osare più di tanto nell’intreccio narrativo, cosa che invece faceva il film di Bong-Joon Ho.

Rimane comunque uno spaccato interessante sulla vita di provincia italiana e sui suoi riti e bassezze sociali, specchio di una mentalità medio-borghese e conservatrice in cui c’è sia solidarietà che disprezzo represso per il proprio prossimo.

Per il panorama italiano è certamente uno novità interessante, anche se non audace, poiché riprende in maniera originale un genere (il noir all’italiana) rivisto sotto l’occhio dell’attualità ma anche in senso più universale. Rimanendo fedele, da un lato, alla location scelta, ma trascendendola, dall’altro, per parlare più in generale dell’essere umano (e più precisamente dei rapporti umani). E già in questo rappresenta, a  suo modo, un’eccezione nel panorama cinematografico italiano.

La pellicola sarà disponibile nei cinema italiani dal 30 gennaio!

Locandina del film “Villetta con ospiti” 2020) di Ivano De Matteo.

 

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata