L’epopea cinematografica di Star Wars giunge al nono episodio, L’ascesa di Skywalker, ultima tappa di quella che è passata alla storia come la saga degli Skywalker. I futuri film di Star Wars infatti intraprenderanno nuove strade, slegate dalle vicende della famiglia Skywalker, che quindi vedranno in questo nono film la loro conclusione. La regia torna a J. J. Abrams, già regista del settimo episodio, Il risveglio della forza. Un anno dopo le vicende dell’ottavo capitolo Gli ultimi Jedi, quel che resta della Resistenza continua la sua lotta contro il malvagio Primo Ordine, guidato da Kylo Ren (Adam Driver). Il destino dei molti protagonisti, tra i quali Rey (Daisy Ridley), Finn (John Boyega), Poe (Oscar Isaac) e Leia (la compianta Carrie Fisher), in quest’ultima avventura sarà infine compiuto.
Gli episodi VII e VIII Star Wars sono senza dubbio tra le opere più controverse e divisive del cinema ad alto budget degli ultimi decenni. Entrambi apprezzati da alcuni e violentemente disprezzati da altri, hanno visto pioversi addosso ogni tipo di giudizio. Scavando tra i pareri negativi c’è però una caratteristica che in un certo senso lega i due film e li pone in antitesi: il modo di porsi nei confronti della saga cui appartengono. Il risveglio della forza, scritto (con Lawrence Kasdan e Michael Arndt) e diretto da J. J. Abrams, fu accusato di copiare quasi totalmente Episodio IV – Una nuova speranza e ritenuto quindi derivativo e privo di spunti. Gli ultimi Jedi, scritto e diretto da Rian Johnson, ricevette ingiurie ancora peggiori, venendo considerato da una parte di critica e pubblico come un vero e proprio tradimento degli elementi fondamentali dell’universo creato da George Lucas. Forse per riparare ad una deviazione così esagerata, Disney decise quindi di riaffidare sceneggiatura (insieme a Chris Terrio) e regia al veterano Abrams.
Il risultato si poteva intuire, ma la conferma infine è arrivata: L’ascesa di Skywalker è incapace di osare. Senza minimizzare i meriti del film, che in più di un momento brilla di emozione, non c’è un attimo della trama che si discosti dalle formule convenzionali del blockbuster fantastico disneyano. Se Episodio VIII aveva sovvertito in più punti i cliché di queste storie, coronando l’operazione con una regia di livello e trovate visive memorabili, Episodio IX distrugge tutto il lavoro del predecessore. In un oceano di anonimia registica, assistiamo ad una serie di eventi che si sviluppano nel modo più collaudato e indolore possibile, troncando quasi ogni possibilità di inscenare del genuino dramma e ricorrendo a scelte narrative spesso fin troppo prevedibili.
Rey e Kylo sono i personaggi meglio raccontati da Abrams, chiaramente per ruolo che li vede coinvolti nei giochi di potere della Forza, come gli eroi delle precedenti trilogie. Il loro percorso, nonostante i semplicismi di trama, ha una direzione ben precisa che nel corso di tre film viene approfondita, evoluta e ora portata a termine, fornendo ad Episodio IX il suo più grande pregio. Il resto dei personaggi risulta un semplice contorno, senza l’incisività necessaria a bilanciare il ruolo dei mistici prescelti. Anche nel loro caso, spunti narrativi lasciati intendere negli episodi VII e VIII vengono abbandonati in favore di altre vie, a volte nemmeno completate. La gestione di vecchie glorie come Leia e Lando Calrissian (Billy Dee Williams) appare frettolosa e forzata; nel caso della prima non si può però esagerare nel criticare questo aspetto, considerata la scomparsa della sua interprete prima della fine delle riprese.
Il senso di chiusura si avverte, come gli autori avevano annunciato, ma proprio per questo è forse il caso di riflettere su ciò che rappresenta Episodio IX nella sua trilogia e nel complesso della saga. Dopo un Episodio VII di rodaggio, che rivisitava il vecchio per introdurre il nuovo, e un Episodio VIII di rottura, che esplorava nuovi sentieri pieni di pericolo, si è arrivati a un capitolo conclusivo che mette sul tavolo vari elementi interessanti, ma il cui problema principale è il tavolo stesso. Già Episodio VI – Il ritorno dello Jedi aveva chiuso la propria trilogia di riferimento senza eccessivi traumi e limando il dramma al massimo; in questo, L’ascesa di Skywalker ne è un degno erede, poiché prende la sua formula e ne aumenta il grado di spettacolarità, inserendo inoltre plot twist che strizzano (maldestramente) l’occhio al quinto episodio L’impero colpisce ancora.
Il fatto è che, sebbene per molti appassionati potrà costituire un finale soddisfacente per la quarantennale space opera, Episodio IX è una sconfitta per Star Wars. Il film di Abrams è la dimostrazione che la saga degli Skywalker, colonna portante dell’universo lucasiano, non ha più davvero nulla da dire. Dopo la trilogia originale, autosufficiente e godibilissima ancora oggi, al netto delle ingenuità figlie del tempo, abbiamo avuto una trilogia prequel che era sì piena di difetti, ma tentava un approccio differente e ha dato vita al terzo episodio, La vendetta dei Sith, che è ancora adesso tra i migliori e che ha tinto la saga di un nero mai visto prima. Nella trilogia sequel, si è già visto come il ruolo di spartiacque spettasse a Gli ultimi Jedi, anch’esso tra i migliori Star Wars numerati. Di fronte a tutto ciò, L’ascesa di Skywalker si gira e torna indietro correndo ai ripari, cercando di chiudere senza fare troppi danni in termini di pubblico, ma originando tutte le sgradevoli conseguenze di cui sopra. Il suo posto come nono e conclusivo capitolo di una delle serie di film più famose al mondo rende la caduta ancora più rovinosa.
A questo punto ci attende il futuro. Ora che la potentissima Disney ha preso in mano Star Wars, ha già annunciato una nuova trilogia e continuerà a sfruttare il brand per creare numerosi nuovi progetti. Lavorando al di fuori del sistema delle trilogie, libera dalle catene da esso imposte, ha creato prodotti meritevoli quali Rogue One, The Mandalorian e il sottovalutato Solo. Con L’ascesa di Skywalker l’opprimente eredità della serie originale è stata eliminata. Come gli innumerevoli personaggi di Star Wars estranei alla lotta dei protagonisti, possiamo solo sperare che chi è al comando guidi degnamente il viaggio. Come in Episodio IV, c’è una nuova speranza.
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