Amata ma anche molto detestata, Chiara Ferragni rientra a pieno titolo tra i fenomeni più rilevanti nella categoria delle nuove celebrità emerse dal web. Fashion blogger, influencer e imprenditrice, la sua fama è riconosciuta a livello internazionale e la sua figura ha ispirato orde di persone desiderose di costruirsi un nome nel suo ambito. Dopo una breve distribuzione-evento nelle sale, a breve sarà disponibile su Amazon Prime Video Chiara Ferragni – Unposted, documentario sulla vita pubblica e privata della celebrità diretto da Elisa Amoruso. Tra i VIP presenti nel film, il rapper Fedez (marito di Chiara), Paris Hilton e colossi del mondo della moda quali Maria Grazia Chiuri e Alberta Ferretti.
Unposted si regge interamente sulla figura che racconta ed è di conseguenza un film del tutto vuoto. Privo di guizzi di regia e di una qualsivoglia visione personale della sua autrice, il suo unico scopo è esaltare la protagonista descrivendone imprese e primati e mostrandone allo stesso tempo il lato più emozionale e affettuoso, con tutte le sue fragilità. Ne emerge una Chiara di successo, determinata e ingegnosa, ma anche dubbiosa e preoccupata, come a volerla avvicinare al proprio pubblico. È chiaramente un lavoro costruito proprio per il suo fandom, l’unico che potrà passare sopra tutte le mancanze che lo caratterizzano.
Il film è quasi irritante nel voler magnificare la personalità che tratta. Perché Chiara Ferragni è sì degna di stima per essere riuscita a costruire un marchio rilevante ed aver contribuito alla nascita di un nuovo tipo di figura professionale, per quanto (contrariamente a ciò che pensano in molti) non ne sia stata la sola responsabile. Ma il ritratto che ne viene fatto in Unposted è del tutto a senso unico. Le voci a lei contrarie sono inesistenti e coloro che vengono dipinti come oppositori sono hater anonimi e intercambiabili, inesistenti al di fuori della rete, o ex soci opportunisti oggettivamente indifendibili. Parteggiare contro Chiara risulta impossibile, poiché l’unico punto di vista argomentato e accettabile è quello della ragazza. Le lacrime da coccodrillo da ella più volte versate durante la trama sono il contorno finale per questo confessionale di reality che si fa cinema.
Un’idea ormai cardine dell’arte contemporanea è che ad un certo grado di fama basta il nome stesso dell’autore di un’opera per attirare clamore verso la stessa, indipendentemente dalla qualità che la caratterizza. Per Unposted vale lo stesso principio: l’unica cosa che qui conta è la presenza di Chiara Ferragni, circondata da un film-contenitore che è in un sol colpo nulla cosmico e fastidiosa ostentazione. Più che Unposted, sarebbe stato forse più gradito un Unfilmed.
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