A 27 anni da Terminator 2 – Il giorno del giudizio, James Cameron torna a supervisionare una delle saghe fantascientifiche più famose di sempre in Terminator – Destino oscuro, diretto da Tim Miller. Il film è stato canonizzato come sequel effettivo di Terminator 2, di fatto cancellando dalla continuity i capitoli che li separano. In un 2019 ormai libero dalla minaccia del supercomputer Skynet, i guai sembrano non essere finiti. Due nuovi viaggiatori temporali vengono inviati nel presente a Città del Messico: il cyborg assassino noto come Rev-9 (Gabriel Luna) e Grace (Mackenzie Davis), una guerriera umana dotata di potenziamenti cibernetici. Ella dovrà affrontare l’androide per difendere Dani (Natalia Reyes), giovane ragazza la cui incolumità sarà fondamentale per la salvezza del futuro.
Il vecchio e il nuovo si rincontrano in Destino oscuro. Nel film infatti fanno la loro ricomparsa Linda Hamilton, ovviamente nel ruolo di Sarah Connor, e Arnold Schwarzenegger. Quest’ultimo interpreta anche stavolta un Terminator T-800; un modello riuscito nell’impresa di uccidere John Connor nel 1998, senza tuttavia che il futuro venisse alterato. Entrambi si riveleranno alleati fondamentali nel conflitto contro il quasi imbattibile Rev-9.
La mano di Cameron è tangibile in questo sesto Terminator. Rispetto ai suoi predecessori, Destino oscuro rappresenta infatti un miglioramento indiscusso. Più in contatto con gli elementi che hanno reso celebre la saga, gestisce con sapienza quasi tutti i suoi personaggi. Una Sarah più battagliera che mai e un T-800 che alterna sfoggi di potenza ad uscite tra le più umoristiche del film affiancano le new entries senza tuttavia rubare loro la scena. La Grace di Davis è un’ottima protagonista action, la cui enorme forza è bilanciata da una componente di empatia e speranza in perfetta contrapposizione con il cinismo di Sarah. Dani cresce notevolmente nel corso della trama, passando da semplice vittima degli eventi a leader risoluta ed in lotta per sé stessa e per il mondo. Il Rev-9, pur non avendo il fascino dell’iconico T-1000 di Robert Patrick, interpreta con efficacia il suo ruolo di macchina di morte. Anche le sequenze d’azione sono notevoli e sottolineano continuamente il pericolo costante.
Nonostante la sua superiorità rispetto ai capitoli ormai fuori continuity, il film di Miller resta comunque difettoso e non riesce ad essere niente più che un fanta-action al livello di decine di altri prodotti dello stesso genere girati negli anni Duemila. Il solo fatto di essere così simile ai primi episodi della saga lo fa apparire poco ispirato, in cerca di un continuo riciclaggio di idee. Le scene d’azione, per quanto valide, sono talmente numerose da appesantire la trama, già peraltro gravata da varie sequenze riempitive e da sviluppi che conducono a vicoli ciechi.
Destino oscuro inoltre soffre di un problema legato ad una certa ipocrisia di fondo che lo caratterizza. Come si sarà notato, la quasi totalità dei personaggi principali è composta da donne. Una presenza che domina per più di metà film, contro un antagonista con molta più forza che personalità. Il trio di protagoniste si inserisce perfettamente nell’ondata di donne valorose in lotta per la giustizia, sempre più presenti nel cinema hollywoodiano e simbolo di una percezione del genere che sta cambiando. Un’importante rivelazione poco prima delle battute finali sancisce questo spirito di cambiamento.
Dall’entrata in scena del T-800, tutto ciò che è stato costruito su questo piano viene compromesso dalla sua performance iperbolica. Il suo apporto alla battaglia sarà infatti glorificato e ciò finirà per mettere in secondo piano gli sforzi del resto della squadra, impossibilitata a vincere senza l’aiuto del cyborg. Questo nuovo Terminator è quindi un esempio perfetto di come il fanservice a scopo nostalgico possa rappresentare un difetto anche più grave del solito, quando utilizzato in film che vorrebbero sembrare progressisti e socialmente impegnati. Spesso i fan delle grandi saghe si lamentano di come la modernizzazione a ogni costo “rovini”, a loro dire, gli elementi da loro amati in quelle storie. Con Destino oscuro è avvenuto il contrario.
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