Tutta colpa di Pupi Avati è un fumetto scritto da Andrea Baricordi e Gianmaria Liani, edito da Kappalab. Si tratta di un volume molto divertente e cinefilo che sprizza amore per il cinema in ogni pagina.

Ambientato a Bologna negli anni Ottanta, i protagonisti di queste storie sono Berto e Toni, due amici grandi appassionati di cinema, che sognano di diventare filmmaker. Registi in erba, si cimentano in produzioni dal basso per cercare di sfondare in quel mondo. Una strada in salita e piena di pericoli. Le loro avventure filmiche (e quotidiane) sono esilaranti e piene di riferimenti a film cult.

Il volume è suddiviso a capitoli. Ognuno di essi ha una propria storia autonoma, quindi in teoria sono quasi a-cronologici, tuttavia, questo volume, mette in ordine temporale le vignette pubblicate sul web prima dell’arrivo sulla carta stampata. Infatti, le avventure di Berto e Toni sono state pubblicate prima su Internet (dal 1996 al 2009 su Mondo Naif) e successivamente, visto il successo, sono state proposte in questo volume dalla casa editrice Kappalab.

Il libro è pieno di situazioni divertenti e nonostante siano avventure tragicomiche, nel profondo, rappresentano valori universali quali l’amicizia, le passioni giovanili e i sogni. Più in profondità, le storie sono una riflessione sullo stato d’animo giovanile, di quella fase della vita quando si vive di sogni e non si sa bene cosa si farà da grandi. Ci si accontenta di vivere con poco pur di investire tempo, anima e soldi in ciò che piace. Senza pensieri e senza fardelli della vita. Il passaggio dallo “stato dei sogni” a quello dell’era adulta, pragmatico e che costringe a riflettere sulle priorità e sulla vita “seria”.

Oltre agli aspetti riflessivi, il libro presenta numerose gag comiche e mette in mostra situazioni paradossali che fanno sorridere per le disavventure dei suoi protagonisti. Berto e Toni, così come i personaggi secondari che agiscono all’interno delle storie, sono ben caratterizzati e sfaccettati. Tridimensionali e con caratteristiche psico-fisiche ben precise. Uno timido e grassoccio mentre l’altro piacione, magro e alto. Come da buon fumetto che si rispetti, ci sono elementi di ripetizione (sia di battute che di luoghi) che vengono riprese più e più volte per inquadrare meglio le situazioni e per rendere più comprensibile la storia anche a coloro che hanno deciso di leggere le storie senza seguire l’ordine cronologico. Inoltre, le situazioni ripetute mettono in mostra quasi dei luoghi rituali dei protagonisti come il bar/caffetteria dove Berto e Toni passano molto tempo. Luoghi di aggregazione sociale che al giorno d’oggi hanno perso la loro funzione e la loro ritualità.

L’altro grande protagonista del volume è il Cinema. Il libro è pieno di citazioni a film cult di quegli anni e, nel suo complesso, è una lettera d’amore per questa magnifica (e magica) forma d’arte. Ogni pagina mostra amore e reverenza verso l’immagina filmica. Molto cinefilo e in linea con lo spirito “DAMS” molto in voga in quegli anni.  Bologna, con quel corso universitario, in quegli anni, era diventato un polo per giovani che sognavano di sfondare nel mondo del cinema. Molti ce l’hanno fatta, anche grazie allo spostamento su Roma e facendo anni di gavetta, mentre altri sono dovuti scendere a patti con la vita e seguire il paradigma “la vita non è un film”. Il volume parla delle difficoltà dei giovani nel cercare di realizzare i propri progetti. Non tanto per diventare ricchi e famosi, ma semplicemente per divertirsi. Una passione per una forma d’arte che accomuna e unisce.  

Pupi Avati cosa c’entra? Il regista bolognese non viene mai citato apertamente ma essendo un pilastro filmico di quegli anni, nella sua Bologna, la sua aura si respira in numerose situazioni. In questo caso è un punto di riferimento, un modello da seguire, un idolo alla portata per i protagonisti della storia.

Tutta colpa di Pupi Avati è una storia fumettistica che tratta di valori universali ed è una lettera d’amore verso il Cinema, una forma d’arte in grado di alimentare sogni e di creare legami attraverso il suo enorme potere aggregante. Ben fatto e divertente, il libro è molto bello. Fa sorridere, riflettere… e sognare.             La storia è agrodolce e malinconica ma nei sentimenti incarna i sogni e le speranze di molti giovani che tuttora sognano di sfondare in quel mondo fatto di “motore….ciak…. azione”

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