Le storie di adolescenti svantaggiati che cercano di ottenere il riscatto attraverso il loro talento artistico hanno saturato ormai da molto il mondo del cinema. Oltretutto questo tipo di dramma musicale è tra quelli i cui schemi sono più spesso riciclati; nel mare di cloni è quindi difficile trovare un prodotto che riesca in qualche modo a separarsene. Teen Spirit, almeno in parte, ci riesce. Scritto e diretto dall’attore Max Minghella, qui al suo esordio come autore, il film racconta la storia di Violet (Elle Fanning), diciassettenne britannica appassionata di canto che cerca di fuggire dalla deprimente realtà che la circonda partecipando a un talent show in cerca di concorrenti. A guidarla è Vlad (Zlatko Buric), un tempo star croata della lirica, ma ormai povero e dimenticato.
Teen Spirit è qualitativamente superiore alla maggior parte dei film del suo genere. Già a primo impatto si nota la cura riservata all’aspetto visivo: inquadrature ben studiate e funzionali, una fotografia che passa agilmente dal cupo al solare e dei piani sequenza davvero ben costruiti. Elle Fanning interpreta la parte con la giusta malinconia e un notevole talento canoro, che usa per cantare canzoni scritte e composte da molti importanti esponenti del pop contemporaneo. Anche dal punto di vista narrativo il film prende delle decisioni inusuali, a cominciare dalla scelta del mentore fino ad arrivare al finale.
Purtroppo Teen Spirit è anche una grande occasione sprecata. I suoi tentativi di distinguersi dagli altri “talent movie” vengono infatti messi in difficoltà da una serie di discutibili scelte di sceneggiatura. A mezz’ora dall’inizio del film, Violet già subisce una sconfitta che in circostanze normali avrebbe compromesso lo sviluppo stesso della trama. Se è vero che ciò avrebbe permesso di creare una storia del tutto fuori dalla norma, è altrettanto vero che uscire troppo dai binari può essere pericoloso in vista delle reazioni del pubblico. Ed ecco quindi che un colpo di scena forzatissimo e del tutto indipendente dal talento di Violet rimette la narrazione in carreggiata.
In Teen Spirit, a differenza che in moltissimi film dello stesso genere, c’è poco spazio per l’amore. La diffidenza della sua protagonista è chiara fin da subito e nel corso della storia la ragazza non si lega sentimentalmente a nessun altro personaggio, anche e soprattutto a causa della malignità di chi la circonda. Anche con sua madre il rapporto non è dei più semplici. L’unica persona per la quale Violet dimostra vero affetto è proprio Vlad, in quella che è forse la più bizzarra amicizia nel mondo del musical recente.
Teen Spirit però scivola anche su questo versante: intervistata, Violet dichiara ai media che per lei l’amore non esiste, che è un’illusione. Con tutto ciò che si è visto prima di quel momento e con quel che si vedrà dopo, queste parole risultano ridondanti e appaiono solo come innecessaria ostentazione. Fortunatamente l’amore di Max Minghella per il proprio lavoro è invece presente ed è il motivo per cui il suo film risulta, anche con tutte le imperfezioni che ne sono parte, un buon esordio.
Scrivi