Le serie tv (e i sequel in generale) costruiscono le loro stagioni in modo da seguire una certa ripetitività nelle dinamiche narrative mutando le componenti, in modo da far evolvere i personaggi principali e spostarli in una precisa direzione e farli culminare con la risoluzione finale. Ebbene, questa terza stagione di Stranger Things ci palesa questa verità proponendo una storia già vista, ma nettamente più godibile e matura rispetto alla seconda stagione. Dopo il boom della stagione di debutto, lo show di Netflix è riuscita a trovare un ottimo equilibrio tra intrattenimento e scrittura di qualità.
In linea con il mood degli anni Ottanta, in piena Guerra Fredda, i nemici di questo terzo ciclo di episodi sono i Russi che tentano di riaprire la porta per il Sottosopra. Inoltre, a livello simbolico, il fulcro dell’intera vicenda è il Starcourt Mall, centro commerciale, un luogo-non luogo che ha cambiato radicalmente l’approccio dei consumatori e che molti considerano come un male in quanto ha “rovinato” i piccoli commercianti. Oggi i mega centri sono una consuetudine ma all’epoca erano delle novità e delle eccezioni. Per il resto, la storia rielabora la dinamica della precedente stagione, proponendo dei mutamenti narrativi, dovuti perlopiù al fattore anagrafico dei protagonisti.
Il team protagonista, prevalentemente composto da ragazzini, è cresciuto e pertanto la storia viene adattata e focalizzata al loro passaggio verso l’adolescenza. Perciò, a livello narrativo emergono storie amorose e prime infatuazioni che “ostacolano” e “minano” la stabilità del gruppo. Quindi la componente sociale muta e si allarga, cambia di prospettiva. Di conseguenza, i dialoghi seguono le dinamiche taglienti, sarcastiche e, a volte, strafottenti tipici dell’adolescenza. C’è voglia di fare, di esplorare e di espandere le proprie conoscenze e di iniziare ad aprirsi al mondo e si intravedono le prime problematiche sul futuro (il lavoro, lo stage). Il tono assume una sfumatura più dark. L’elemento femminile diventa preponderante in questa terza stagione e le ragazze assumono un maggior peso all’interno della storia. In questo modo, la storia assume una certa maturazione in quanto “equilibra” i personaggi e sovverte alcuni cliché. Inoltre, i fratelli Duffer si allineano alle recenti correnti “femministe” proponendo una storia con scene di grande impatto dove le donne hanno una grande rilevanza. Si aprono anche a diversi orientamenti sessuali introducendo il primo personaggio LGBT nello show.
A livello narrativo, il formato di otto episodio (di circa 50-55 minuti cada episodio) si conferma buono e permette di sviluppare ampiamente una certa storyline senza digressioni. Funziona e anche questa stagione scandisce molto bene i tre atti narrativi. Quindi a livello narrativo, questa terza stagione è ottimamente dosata e bilanciata. Complessivamente, l’arco narrativo porta avanti sia la storia del gruppo che quella dei singoli protagonisti in modo brillante e appassionante. Lineare e si denota una certa sicurezza che non c’era nelle precedenti stagioni.
Il mood rimane fedele ai mitici (e nostalgici) anni Ottanta, proseguendo con le citazioni a cult dell’epoca come Ritorno al Futuro e La Storia Infinita (in una scena iper-divertente, ormai un cult). Anche sotto questo aspetto, Stranger Things stuzzica con citazioni passate in modo oculato e non per fine “goliardico” o citazionista, in questa terza stagione tali riferimenti hanno scopi narrativi e hanno un ruolo importante nelle dinamiche diegetiche.
Complessivamente, la terza stagione di Stranger Things si conferma ottima. Godibile e di puro intrattenimento. Ben scritta e senza allungamenti narrativi che ingolfano la storia, la storyline scorre tranquilla senza ostacoli proponendo numerose sfaccettature, inglobando una pluralità di voci, attraverso il sempre più accresciuto gruppo di protagonisti. Più oscura e matura, la terza stagione allarga la mitologia espandendola al mondo intero proponendo come villain i russi. Visto il finale, la quarta stagione è assicurata. La speranza è che nel più breve tempo possibile.
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