La saga sul detective Shaft ci riprova. Dopo lo sfortunato Shaft di John Singleton del 2000, ora è Tim Story (regista dei primi due I Fantastici 4) a riportare la saga degli anni ’70 in un contesto più contemporaneo.
Jessie Husher è il nuovo Shaft, figlio del John Shaft interpretato da Samuel Jackson. Il ragazzo, però, essendo cresciuto solo con la madre, è completamente diverso dal padre e dall’originale John Shaft degli anni ’70. E’ un’analista dell’Fbi, lontano dall’azione e senza quell’elemento di cultura afroamericana che ha caratterizzato il personaggio originale. Quando, però, si troverà immischiato in un caso di droga e omicidi, dovrà riallacciare i rapporti col padre e con la propria natura, avvicinandosi sempre di più a quel mondo fino a prima sconosciuto. Nella parte finale entrerà in scena anche il John Shaft originale, interpretato da Richard Roundtree.
Lo Shaft di Tim Story, però, non colpisce a livello di trama. Il tutto è incentrato sul rapporto padre-figlio più che sul caso che stanno seguendo. Lo scontro generazionale la fa da padrona, eclissando il resto della trama e mostrandoci il ero antagonista praticamente solo negliultimi dieci minuti di film. Ricordiamo che nella saga originale (composta da una trilogia di film e una miniserie di sette episodi) venivano esplorati i temi della blaxploitation, mettendo in scena una crime-story dai toni forti. Lo Shaft del 2019, invece, sembra vertere più sul genere comedy, con continue gag tra padre e figlio sul difficile e bizzarro rapporto tra i due, totalmente agli antipodi per come vivono le proprie vite.
Diciamo che Tim Story ha provato a risollevare il passo falso del film del 2000 alleggerendo la trama, semplificando le vicende e le tematiche (oltre all’aver cambiato certi elementi, come il grado di parentela tra il primo John Shaft e il secondo: zio e nipote nel film del 2000 e, qui, padre e figlio). Il risultato è un prodotto tanto semplice quanto dimenticabile, con un Samuel Jackson che tiene su la baracca ma, non essendo lui il vero protagonista, il tutto è depotenziato e marginale. Ci si aspetta una crime-story ma ci si trova davanti un film generazionale e, nell’aspetto comico, divertente. Un’altra occasione fallita per riportare una saga interessante con possibilità di veicolare tematiche, ad esempio razziali, importanti, relegandola nella semplicità di un film di poco impatto e ampiamente dimenticabile.
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