Il cinema rende omaggio a un gigante della danza “Rudy” Nureyev, un film biopic che racconta la vita della star del balletto prima che il mondo riconoscesse il suo talento.  Flashback dai toni freddi tipici della Russia, o meglio dell’Unione Sovietica, in cui nacque e visse con la sua famiglia in povertà, si accosta la realtà.

Dopo aver studiato da un’insegnante privata di danza, si iscrisse all’Accademia Vaganova del Teatro Kirov, l’Istituzione di Balletto più importante. Il suo talento emerse immediatamente, ma anche il suo carattere difficile e ribelle.

Avido di conoscenza, la tournée del 1961 a Parigi è la risposta ai suoi desideri e al bisogno di conoscere più da vicino la cultura e il balletto occidentali. Le lezioni di inglese prese in Russia gli permettono di avvicinare i ballerini dell’Opéra, di comunicare con loro e di condividere i rispettivi punti di vista sulla danza e sul mondo. Incontenibile e ribelle, Nureyev sfora gli orari della ‘ricreazione’ e si attira i sospetti del KGB, che lo marca stretto. Le intemperanze hanno conseguenze drammatiche, il ballerino non andrà a Londra con la compagnia e deve essere immediatamente rimpatriato.

L’intervento tempestivo all’aeroporto di Le Bourget di Pierre Lacotte, ballerino e coreografo dell’Opéra, e Clara Saint, fidanzata del figlio di André Malreaux (Ministro della cultura), strappano Nureyev all’oblio. Il ballerino chiede asilo alla Francia, libero finalmente di danzare e di costruire la sua leggenda.

A partire dalla biografia di Julie Kavanagh, “Nureyev: The Life”, Ralph Fiennes realizza un film sulla vita del celebre ballerino. Più precisamente, la sceneggiatura si concentra su un episodio della sua vita, il suo rocambolesco passaggio all’Ovest nella primavera del 1961. All’epoca Rudolf Nureyev aveva solo ventitré anni e in Russia non tornerà che ventisei anni dopo.

Appassionato di balletto, l’attore applica al suo film i principi di verticalità e sospensione che creano l’idea di leggerezza e grazia del repertorio romantico. Sospeso tra due paesi, due mondi e due stili, il suo eroe rompe le linee (di confine) mantenendo la simmetria e la naturalezza nonostante lo sforzo dello slancio.

Per garantire la combinazione di esuberanza ed energia, di controllo e purezza, Ralph Fiennes sceglie Oleg Ivenko, ballerino russo della Tatar State Opera & Ballet. A lui affida la maniera del corpo e del cuore di restare appesi, sollevati in aria e sostenuti dal suo solo talento. Un’interpretazione d’attore molto buona nonostante non abbia precedenti esperienze davanti la macchina da presa.  In un curioso gioco metalinguistico, ritaglia per sé il ruolo di Alexander Ivanovich Pushkin, ballerino e insegnante di Nureyev e anni dopo di Michail Baryšhnikov, per ‘educare’ il ragazzo all’arte dell’interpretazione.

Nel cast è presente anche il ballerino Sergej Polunin nel ruolo di Yuri Soloviev

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