Pubblicata il 24 maggio dallo streamer statunitense, la prima stagione della serie antologica originale di Netflix si dimostra solida, ben scritta e recitata. Con qualche pecca nella seconda parte finale, quando si inizia a svelare il mistero, What If è uno show seriale di livello che intrattiene e presenta due donne protagonista dal carisma magnetico. Atipica e inusuale, cattura lo spettatore grazie alla sua dirompente protagonista/antagonista.
Renée Zellweger interpreta la misteriosa miliardaria Anne Mongomery, uno squalo, una figura senza scupoli e compromessi che si interessa alla start-up di biogenetica della giovane Lisa (Jane Levy). Anne ha degli interessi ignoti verso la società della giovane e lo strano rapporto di riservatezza che decide di stringere metto in guardia Lisa e suo marito. Tale relazione economica minerà il rapporto di Lisa con suo marito Joss, facendo riaffiorare l’oscuro passato di quest’ultimo.
Anne è una manipolatrice, sicura di sé, una persona arguta dall’enorme carisma. Capisce al volo le persone e si approfitta di loro per manovrarle e ottenere ciò che vuole. Osannata dalla stampa per il suo status di icona di donna forte, si interessa all’azienda di Lisa per una ragione ignota. Tale accordo oscuro viene palesato già nel momento della sua sottoscrizione quando Anne mette come vincolo al finanzialmento della start-up di passare una notte con suo marito Joss.
Lo show si muove su un percorso oscuro e gioca con i generi. In particolare presenta una costruzione mistery drama che presenta echi di neonoir. Tuttavia, da come viene impostata la figura della protagonista/antagonista, ci sono analogie tra Anne Mongomery con il Gordon Gekko di Wall Street. Le figure femminili sono il cardine della serie e il continuo ribaltamento degli stereotipi maschili-femminili è uno degli elementi predominanti dello show. What if mostra una storia in piena caduta morale, un viaggio, un percorso all’insegna dell’abnegazione personale votato al proprio compiacimento e alla formazione del super io. Le due donne, seppur diverse tra loro, lottano costantemente in un mondo maschile per poter ottenere ciò che vogliono. Forti e determinate, combatto per dimostrare al mondo di potercela fare contro tutti. Attraverso un pericoloso percorso binario, le due iniziano una distruttiva “partita a scacci invisibile” dove ognuna tenta di superare il proprio avversario, anticipandone le mosse. Ovviamente, tale “gioco” è costretto ad implodere e creare ripercussioni. Alla fine, data l’anagrafe tra le due, il rapporto che nasce è quasi di maestro-apprendista. La giovane, nel tentare di sconfiggere Anne, attinge da lei e ne ricalca il modo di fare manipolatorio. Quindi, il percorso di Lisa assume una valenza formativa.
What If è uno show che punta tutto sulle donne. I ruoli migliori sono affidati ad esse e la storia mette in mostra personaggi maschili deboli e stereotipati. Sono messi in secondo piano e presentano un potere decisionale pari allo zero. Nonostante ciò, la serie mostra dei personaggi maschili estremi e pericolosi. In particolare, uno dei mantra dello show è che le donne non possono fidarsi dei loro uomini e che di loro non ci si può fidare perché rovinano ogni cosa (famiglia in primis). Effettivamente, What if mette in mostra personaggi negativi, violenti, senza scrupoli, dall’enorme ego e pronti a fagocitare e sottomettere le donne. Pertanto, la serie è un atto di ribellione verso il testosterone, proponendo una storia di sovversione in cui le donne non sono più “l’anello debole” ma si dimostrano reattive e spietate proprio come gli uomini. Nel suo complessivo offre una critica al potere patriarcale.
What if è una serie ben riuscita e godibile. In alcuni frangenti, vista la durata (10 episodi di circa un’ora ciascusa) eccessiva, non riesce a raggiungere vette alte di narrazione, ma si conferma un ottimo prodotto di genere. Ben scritto e reso magnetico grazie alla bravura della Zellweger, è uno sguardo cinico e cupo sul potere. All’interno della diegesi, oltre a presentare contaminazioni di generi, lo show offre notevoli sfaccettature sul potere, sulla lotta di genere e sulla immoralità della società. Ogni puntata mette lo spettatore (e la protagonista) di fronte ad oscuri dilemmi morali. Il perno dell’intera storia è la caduta nel baratro verso perdita della moralità, un viaggio verso l’oscurità dove il contesto di provenienza è in grado di forgiare il carattere e plasmare la persona futura. L’abito non fa il monaco, ma può chiaramente conferire elementi caratteristici ben precisi. Non solo, la serie mostra tutta la crudeltà della società in un mondo invaso dai social e dai mass media. Tutto questo viene raccontato in modo estremo e “misterioso” in What If.
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