Quando si parla di Cyrano non viene in mente nient’altro che il suo naso eccessivamente grande, la sua protuberanza… ma dietro quel volto abbruttito e i modi di fare un po’ grotteschi si cela un animo nobile che resta in silenzio, tace i suoi sentimenti verso una donna per paura.
Cyrano, mon amour non è la trasposizione cinematografica della pièce teatrale “Cyrano de Bergerac” di Rostand, bensì le situazioni quotidiane che vivono i protagonisti del film sono l’ispirazione per il drammaturgo per la scrittura del copione di Cyrano. La realtà della vita si mescola alla fantasia di Rostand, nella pièce come in teatro dove tutto è finto ma nulla è falso!
L’ambientazione della narrazione è Parigi di fine ‘800, città fucina di artisti e della vita bohèmienne, periodo in cui si assapora, in ogni boulevard, il gusto per la vita. Gli sfondi della città non compaiono quasi mai nel film, le scene si svolgono principalmente nei teatri e nel Cafè, ma l’atmosfera fervida si percepisce si dalle prime scene.
Edmond Rostand è uno scrittore senza soldi e senza fama, alla disperata ricerca del successo e della gloria. È sostenuto da sua moglie, Rosemonde, e soprattutto dalla celebre attrice Sarah Bernhardt che gli farà conoscere Constant Coquelin, divo del teatro parigino dell’epoca e per il quale dovrà scrivere una commedia in sole tre settimane. A Rostand manca l’ispirazione che troverà in Jeanne, una costumista con la quale inizia una lunga corrispondenza epistolare, materia viva per la creazione di Cyrano. Dopo giorni di peripezie, il 27 dicembre 1897 si alza il sipario e quando si chiude, Cyrano de Bergerac diventa l’opera più rappresentata della storia del teatro francese.
Gli attori recitano in modo sublime, in particolare Olivier Gourmet (Coquelin) e Thomas Solivéres (Rostand) e per apprezzare maggiormente il film, andrebbe visto in lingua originale. Sembra di essere seduti sulla poltrona del Theatre de la Porte Saint-Martin e non su quella di un cinema, tanto l’interpretazione è declamatoria e più vicina al modo di recitare del teatro.
Non mancano i cliché, come lo dimostra la presenza di due creditori-strozzini a cui viene dato l’accento meridionale nel doppiaggio italiano, oppure Rostand conteso tra l’amore per sua moglie e l’amore platonico per la sua musa Jeanne.
I costumi e le scenografie degli ambienti rispecchiano perfettamente il periodo della Belle époque, così anche le musiche sono state utilizzate in maniera efficiente come il Bolero di Ravel che accompagna in un crescendo la fase più intensa della creazione del Cyrano.
Un film mélo che richiama alla memoria Shakespeare in Love, quindi è un lungometraggio consigliato agli appassionati di cinema e ai nostalgici dei tempi d’oro del teatro.
Questa recensione, che parla del puro teatro al servizio del cinema, è l’apripista di un nuovo ciclo di scritti che si focalizzeranno prevalentemente sugli spettacoli in tournée in Italia. Continuate a seguirci perché prossimamente vi sveleremo nuovi dettagli sulla rubrica che partirà per fine maggio!
Restate in poltronissima!!!
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