8 dicembre 1970. Jim Morrison, nel giorno del suo ventiseiesimo compleanno registra in solitudine i versi poetici di An American Prayer, con una sigaretta tra le labbra e una bottiglia di whiskey tra le dita. Nonostante le luci siano basse e rossastre si intravede una figura trasandata, con una lunga barba e una capigliatura in disordine.
13 luglio 1985. Freddie Mercury si solleva dal cuscino tossendo, si prepara ed esce dalla sua casa di Garden Lodge, “osservato” da una foto della divina Marlene Dietrich. È il giorno del Live Aid e il frontman dei Queen si prepara a essere accolto dal pubblico del Wembley Stadium in uno splendido piano sequenza.
Con questi due incipit così distinti e significativi si aprono rispettivamente The Doors di Oliver Stone (1991) e Bohemian Rhapsody di Dexter Fletcher e Bryan Singer, attualmente nelle sale.
Nonostante i ventisette anni di distanza e uno stile registico totalmente differente, è quasi impossibile non notare le numerose similitudini che intercorrono tra queste due opere cinematografiche, improntate sulle glorie e le cadute di due icone della musica, ma soprattutto sulla vita di due individui straordinari, scomparsi troppo presto e in circostanze tragiche. In questo approfondimento cercheremo di riflettere sulle affinità e le differenze del piano narrativo e non solo di due biopic che hanno contribuito (e contribuiranno) a rendere immortali Jim Morrison e Freddie Mercury.
Il cast
Rispetto ad altri biopic dedicati ai grandi nomi della musica, Bohemian Rhapsody e The Doors hanno il merito di aver riunito un cast spaventosamente somigliante ai personaggi interpretati. In particolare, Rami Malek, fresco vincitore del Golden Globe, e Val Kilmer hanno saputo davvero vestire i panni e la voce dei due protagonisti, due idoli immortali della musica, e hanno regalato una performance toccante e vitale fin nei minimi gesti, come in preda a una “possessione” da parte degli spiriti di Freddie Mercury e Jim Morrison. Ricordiamo inoltre comprimari di Kilmer in The Doors, specialmente Kyle McLachlan nei panni di Manzarek e la già citata Meg Ryan in quelli di Pam, che allo stesso modo brillano per interpretazione e somiglianza. Allo stesso modo, in Bohemian Rhapsody, troviamo i giovanissimi Joseph Mazzello nei panni di John Deacon, Ben Hardy in quelli di Roger Taylor e soprattutto Gwylim Lee, davvero impressionante nei panni di Brian May, tutti in linea con le peculiarità dei loro personaggi.
Il distacco dalla famiglia
L’aspetto più interessante della vita di un grande artista si trova certamente lontano dai riflettori. È dunque possibile ricercare nel background familiare di personaggi così controversi come Jim Morrison e Freddie Mercury numerosi spunti per interpretare al meglio alcuni tratti della loro personalità.
In Bohemian Rhapsody il conflitto tra il giovane Farrokh Bulsara e le sue origini parsi viene esplicitato dai contrasti con il padre, rigido e tradizionalista, che non tollera i look stravaganti, la vita mondana e le aspirazioni artistiche del figlio ribelle. La vicenda cinematografica sottolinea la volontà del ragazzo di entrare a far parte di quel mondo scintillante in cui la musica, nei primi anni Settanta, avrebbe vissuto il momento di massimo splendore; quel mondo al quale egli sentiva di appartenere. La rivoluzione ormai era in atto e Farrokh aveva lasciato posto a Freddie e alla sua voce unica.
La prima rottura di Jim con la famiglia e, oserei dire, con l’ordinarietà della vita si trova in un episodio che egli stesso ha raccontato e che Stone ci presenta nei primissimi minuti del film: durante una traversata nel deserto del New Mexico, alla fine degli anni Quaranta, la famiglia Morrison incappa in un incidente stradale in cui vengono coinvolti alcuni nativi americani. La visione di corpi feriti e moribondi resta impressa nella mente del piccolo Jim, che per la prima volta raggiunge una particolare consapevolezza. La versione cinematografica dell’evento prevede che il bambino incroci per un attimo lo sguardo con un anziano del gruppo, steso nella strada polverosa, e che questi diventi un’immagine ricorrente nelle visioni mistiche di Jim adulto, quale personificazione del suo alter ego sciamanico.
Il conflitto con la famiglia, come per Freddie, è provocato dalla severità del padre, ammiraglio della Marina Militare, e il distacco diviene definitivo nel periodo dei corsi universitari, quando Jim interromperà definitivamente ogni rapporto, affermando addirittura di essere orfano.
In entrambi i casi, dunque, la rappresentazione cinematografica evidenzia quanto entrambi gli artisti si siano focalizzati sul proprio avvenire e sulle proprie aspirazioni, tagliando definitivamente i ponti col passato; tale affinità, nel suo estremismo, ha certamente contribuito in concreto a rendere Freddie e Jim ciò che sono diventati.
Il percorso musicale e il rapporto con la band
In Bohemian Rhapsody, come già accennato nell’approfondimento sul film, molti degli avvenimenti nel percorso dei Queen sono stati romanzati, anticipati o posticipati per esigenze cinematografiche, dunque anche l’incontro di Freddie con Brian May e Roger Taylor (chitarrista e batterista) è avvenuto in maniera diversa rispetto a ciò che accade sullo schermo1.
Nel film di Fletcher e Singer, Freddie è un fan degli Smile, la band dei due futuri compagni, e li “insegue” aspettando il momento giusto per potersi sostituire al frontman, Tim Staffell. Con l’aggiunta di John Deacon al basso, i Queen fanno le loro prime apparizioni nei locali di Londra, stregando il pubblico con il loro sound coinvolgente e con la voce fuori dal comune del loro leader, eccentrico, esotico e dall’atteggiamento da rock star consumata e da diva. Il successo cresce, le date dei concerti si moltiplicano e arriva il primo album, Queen, nel 1973, un piccolo gioiello di energia e sperimentazione che subito viene notato dalle grandi case discografiche. La fama arriva rapidamente, così come le apparizioni in televisione e i sold out ai concerti in giro per il mondo. Eppure è l’incisione di Bohemian Rhapsody, forse il pezzo più rappresentativo della band, nonché l’album A night at the Opera (1975) ad esprimere in pieno lo spirito della loro musica e lo slancio verso l’immortalità. Sebbene sia oggetto di poca lungimiranza da parte dei “pezzi grossi”, Bohemian Rhapsody diviene ben presto l’inno dei Queen e dei loro fan.
«Cos’hanno i Queen di diverso da tutte le altre aspiranti rock star che incontro?» chiede John Reid, manager della EMI, «siamo una famiglia, ma ognuno di noi è diverso» risponde Brian: è proprio questa l’idea che il film, al di là delle critiche, si prefigge di comunicare; quella di un gruppo affiatato, entusiasta, formato da artisti talentuosi che inseguono il successo insieme, ognuno con il proprio personale contributo e con le proprie abilità, pur rimarcando le loro rispettive personalità e provocando numerose discussioni e rotture. Sebbene dunque la personalità istrionica di Mercury sia legittimamente passata in primo piano sullo schermo, anche i compagni hanno contribuito a ricreare un omaggio a una band leggendaria, che è stata sulla cresta dell’onda per vent’anni, che ha regalato al suo pubblico canzoni indimenticabili e ha continuato a onorare la memoria del suo frontman fino a oggi. La sceneggiatura di Anthony McCarten, del resto, ha reso molto chiaramente il rapporto di affetto e complicità tra i quattro componenti, evidenziata dal feeling che si è creato tra gli interpreti. Resta solo da apprezzare la meravigliosa performance, quasi documentaristica, del mitico Live Aid, a chiusura del film.
In The Doors, Oliver Stone ripercorre la vita di Jim Morrison dalla giovinezza alla morte, in una commistione di avvenimenti reali e presunti e qualche interpretazione personale. Nella pittoresca Los Angeles del 1965, Jim è uno studente di cinema e arti visive alla UCLA, amante dei linguaggi sperimentali, della musica e della poesia, e insieme al collega di corso Ray Manzarek, dotatissimo tastierista che vede in lui un enorme potenziale inespresso, dà vita ai Doors, con Robby Krieger (chitarra) e John Densmore (batteria). In breve tempo, il gruppo viene ingaggiato per le prime esibizioni nei locali, dove il sound ipnotico e psichedelico e il carisma di Jim ipnotizzano il pubblico, che reagisce come sotto l’effetto di un allucinogeno. I Doors vengono notati dalle case discografiche, incidono e loro canzoni e diventano parte integrante del movimento hippie californiano, oltre che simbolo di quella ribellione giovanile che tanto sconvolgeva i benpensanti. I testi provocatori, ermetici e sconnessi, le esibizioni sopra le righe di Jim, che ormai è diventato un sex symbol, un veicolo di isteria per le ammiratrici, sono solo il preludio alla sua caduta libera nel vortice delle droghe, dell’alcool e della promiscuità, tanto è vero che per ogni concerto si verificheranno scandali e parapiglia, come quello a New Heaven e a Miami.2
Il film di Stone, a differenza di quello di Fletcher e Singer, e non fa che sottolineare la particolarità e la preponderanza della personalità di Morrison, a discapito dei suoi compagni, e persino Manzarek, di fatto fondatore del gruppo, passa in secondo piano nei confronti del peso specifico del cantante.
Emotività, mondanità e autodistruzione
Come ogni vera rock star che si rispetti, Freddie e Jim hanno vissuto un’esistenza ricca di eccessi, tra alcool, droga e sesso, lato oscuro della medaglia di individui sensibili, emotivi e fragili.
Le faraoniche feste di Freddie Mercury nei primi anni Ottanta divennero a suo tempo leggendarie, tra drag queen, saltimbanchi e altri personaggi stravaganti, come se gli invitati stessero prendendo parte a uno spettacolo circense, ma con fiumi di costoso champagne. La vita mondana del cantante, ci viene raccontata sullo schermo in maniera onesta, allusiva per ciò che riguarda l’abuso di alcool e droga, un po’ meno per la sfera sessuale. Ciò che appare più vivido però, tra la voglia di edonismo e di evasione e quella di scacciare la costante paura della solitudine, è l’incapacità di rinchiudere la ricerca della grandezza nei limiti imposti dai compagni, dalle case discografiche, dagli impegni di tour, registrazioni e conferenze stampa, che soffocano Freddie e lo portano a focalizzarsi sul proprio individualismo, dedicarsi a progetti da solista e altri tipi di amicizie, lontano dal gruppo. Dopo un periodo di tempo per conto proprio, Freddie raggiunge un certo livello di consapevolezza, fa dietrofront e torna dai suoi compagni, desideroso di ritornare alla sua vecchia vita e dare il massimo sul palco, nonostante l’AIDS stia già iniziando a consumarlo.
Il Jim Morrison di Oliver Stone compie un percorso ancora più eccessivo, a partire dalle primissime esibizioni nei locali di Los Angeles. Quando i Doors arrivano sui palcoscenici della California, Jim è già fuori controllo, come in preda a un delirio senza fine, soggiogato dal suo spirito guida, lo sciamano, ed è spesso preso di mira dalle forze dell’ordine per oscenità. Il suo percorso di autodistruzione, come per Freddie Mercury, è provocato da una sensazione costante di oppressione e inappagamento, che lo porterà a lasciarsi andare fisicamente, a deteriorare i rapporti con i compagni, ad allontanarsi dalla musica e a trovarsi costantemente sull’orlo del baratro. Decide così di allontanarsi dai riflettori per rifugiarsi a Parigi con la compagna Pam. Qui, all’età di 27 anni, troverà però la morte per arresto cardiaco, schiacciato dal peso dei suoi eccessi, ma finalmente sereno.
Le muse ispiratrici
Si dice che dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna; ma dietro a ogni grande rock star vi è sempre una musa ispiratrice.
L’aspetto più tenero e romantico di Jim Morrison nell’opera trasgressiva e psichedelica di Stone viene fuori spontaneamente quando incontra la giovane Pamela Courson sul lungomare di Venice Beach. Jim si innamora al primo sguardo di questa ragazza dai lunghi capelli, vitale e sorridente, e a sua volta saprà affascinarla con la sua bizzarra intraprendenza e il suo animo poetico e bohémien. L’amore tra Jim e Pam è voluto dal destino; è intenso e passionale, fatto di viaggi allucinogeni, tenerezze e musica e la ragazza è spesso l’oggetto dei testi delle canzoni dei Doors, ma anche violento e tormentato, a causa dei numerosi tradimenti di Jim (in particolare con la giornalista Patricia Kennealy, con la quale si unirà in un rito neopagano3). Le umiliazioni subite dall’infedeltà e gli spaventosi scatti d’ira del cantante, con manie omicide e suicide, mettono a dura prova i nervi e il cuore di Pam, sia nella lucidità che nei trip. Tuttavia la donna non abbandonerà mai il suo amore e ne diventerà la principale figura di riferimento. Sarà proprio lei, inoltre, a trovarlo senza vita nella vasca da bagno, nella loro casa di Parigi.
L’unico interprete la cui performance è in grado di tenere testa alla trasformazione di Val Kilmer in Morrison è proprio Meg Ryan, in grado di donare una dolcezza e un’intensità davvero notevoli alla sua Pam; dismessi i panni della nevrotica fidanzatina d’America Sally Albright, la Ryan dà vita e forza a una donna multisfaccettata, vivace e solare ma anche rabbiosa, distruttiva e sofferente: la perfetta anima gemella del suo Jim.
Come succede al leader dei Doors, anche Freddie Mercury subisce il classico colpo di fulmine quando incrocia il viso della bellissima Mary Austin, commessa in un negozio di abbigliamento. I due diventano subito inseparabili, vivono insieme e condividono i sempre maggiori successi dei Queen, per i quali Mary è la maggior supporter; Freddie le dedica persino la splendida Love of my Life e le chiede di sposarlo. Ben presto però la natura sessuale di Freddie viene a galla e confessa alla sua amata la sua attrazione per gli uomini, ma Mary, che in cuor suo l’aveva sempre sospettato, decide di restargli accanto e, nel momento del bisogno, sarà l’unica capace di riportare la rock star sulla retta via.
L’amore tra Mercury e Mary Austin, sebbene sia necessariamente divenuto platonico, non si è mai esaurito ed è sempre stato autentico, intenso e puro, anche se non convenzionale e nessun uomo avrebbe mai potuto raggiungere o eguagliare quel sentimento che li aveva uniti. La ragazza, l’unico vero amore di Freddie Mercury e la sua migliore amica, sarà infatti una delle figure a lui più vicine fino alla morte nel 1991, erede di gran parte della sua fortuna e unica custode delle sue ceneri.
È solo di pochi giorni fa la notizia secondo la quale l’attore Rami Malek abbia realmente intrapreso una relazione con Lucy Boynton, interprete di Mary, come se il forte sentimento di Freddie e la sua musa li abbia in qualche modo “contagiati”.
1 Mentre May e Taylor suonavano negli Smile, Freddie aveva militato in alcune band, gli Ibex e i Sour Milk Sea. I tre, amici da qualche anno, decisero di unirsi dopo i fallimento delle rispettive band.
2 A New Heaven, Morrison fu arrestato per oscenità perché era stato trovato appartato con un’amica e successivamente fu sequestrato e malmenato dalla polizia per via della sua reazione provocatoria; a Miami, il cantante fu arrestato e processato poiché fu accusato di aver mostrato i genitali al pubblico (sebbene non esistano prove)
3 Non esistono prove concrete del matrimonio, se non le rimostranze della stessa Kenneally
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