Aquaman è l’ultimo film DC del proprio universo condiviso. Si tratta di un lungometraggio diretto da James Wan, basato sul popolare personaggio fumettistico, Arthur Curry, dopo la sua introduzione nel film collettivo, Justice Legue.

La pellicola racconta la storia di origini e la formazione dell’eroe Aquaman, attraverso un percorso ad ostacoli ricco di scene d’azione cinematiche e con spunti all’insegna delle grandi narrazioni marine d’avventura. A livello narrativo, il film è costruito come se fosse un lungometraggio appartenente al genere dell’avventura con degli step da superare e con un mistero da risolvere. La ricerca dello scettro del leggendario Re Atlan è il cuore dell’intera vicenda ed è il “mcguffin” dell’intera diegesi. Inoltre, attinge molto alla mitologia “marina” con riferimenti mirati e divertenti (indimenticabile quello su Pinocchio).  Quindi, a livello di svolgimento, l’avventura è semplice e ben strutturata. Ha basi classiche ma solide e il tutto è rafforzato all’ottima direzione e al cast di attori che si amalgamano molto bene. Tutte le storyline hanno dei loro momenti di gloria e hanno una risoluzione; anche quelle secondarie.

I personaggi sono costruiti in maniera semplice e chiare. Hanno una psicologia ben definita e dovuta a legami famigliari che sono comprensibili ed efficaci. Tutte le motivazioni hanno un loro perché e incanalano bene con la mitologia del personaggio DC.

A livello di regia, Wan si conferma un ottimo regista in grado di passare a momenti di grande suspence (all’insegna dell’horror) a momenti emozionali, fino a riprodurre in maniera spettacolare le iperboliche scene d’azione. Il tutto con maestria e con il giusto mix. Un ritmo serrato che esalta l’epicità della gigantesca produzione. Un film all’insegna della spettacolarità con molti momenti di puro intrattenimento che grazie al ritmo sfrenato, celano in secondo piano, piccoli buchi narrativi.

La cosa importante del film è che è riuscito a trovare un tono ben preciso che dosa l’umorismo “tontolone” del protagonista con una mitologia ampia e che attinge direttamente a quella greco-romana. Sguardi in macchina e battutine sferzanti, dosate con cadenza regolare e con i giusti tempi. Personaggi, anche secondari, che hanno il loro modo di porsi e sono ben caratterizzati sia dal punto di vista visivo, tonale e psicologico.

La trasformazione del rozzo Arthur nel re di Atlantide si conclude con la fine del viaggio quando capisce che si deve fare carico delle sorti di due mondi. Un percorso da superare che, alla fine, è sia un racconto di origini che di formazione per il nascente eroe.  Da beone anarchico a responsabile di un regno antico e dall’enorme potenza militare. Un viaggio che riesce a superare anche grazie all’aiuto di Mera, che in alcuni frangenti, riesce a rubare la scena al protagonista stesso con superbe acrobazie marine.

Aquaman è un ottimo primo capitolo. Una buona storia di origini che offre un’avventura spettacolare, in grado di sfruttare in modo giusto il tono e la prestanza fisica del suo protagonista. Un dramma complesso che offre tante chiavi di lettura. C’è la formazione, il rapporto madre-figlio, quello tra maestro/allievo e la rivalità tra fratelli (uno purosangue e l’altro bastardo). Il tutto condito da un’epopea epica con un finale consacrante. Aquaman è perciò un vortice acquatico in grado di strapazzare lo spettatore, rinfrescandolo di schiuma marina grazie al suo brillante viaggio all’insegna dell’avventura, in grado di far sbrilluccicare gli occhi per la maestosità epica degli scontri subacquei e per il mondo di Atlantide. Un tour de force fantasy adatto sia ad un pubblico di giovanissimi che di adulti.

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