Colette era una ghostwriter dei primi anni del Novecento, autrice di numerosi romanzi di grande successo che venivano pubblicati con il nome del marito. Autrice, attrice e donna d’avanguardia francese, Colette viene interpretata dalla bravissima Keira Knightley, ormai sempre più a suo agio nel recitare in lungometraggi in costume. 

La pellicola è altalenante e incostante, non un brutto film ma alla fine non soddisfa appieno. Si tratta di una storia biografica che parla esclusivamente dell’ascesa dell’astro di Colette e della sua lenta e progressiva emancipazione nel mondo artistico e sociale. Da giovane e inesperta ragazza di campagna innamorata del libertino autore di libri, Willy, a donna forte, omosessuale e autrice di enorme successo.

Colette è stata precursora del tempo, affermando la sua omosessualità e subendo i soprusi del marito che la sfruttava per fare soldi con i suoi libri. Il film segue i suoi primi anni finché la donna non trova la forza per svincolarsi dai tabù della società maschilista. Un percorso di crescita e di rivendicazione sia dal punto di vista artistico che personale, affermando la propria libertà sessuale e di donna. Quindi, in un certo senso, il film è una storia di formazione e di emancipazione su una donna forte.

La sua serie di romanzi su Claudine hanno ottenuto enorme successo all’epoca e hanno sdoganato la letteratura rosa in modo definitivo. Libri che l’autrice ha modellato su sé stessa. Lei è la vera Claudine. L’intreccio tra le due donne, tra realtà e finzione, trovano la loro summa quando iniziano a spezzare le regole e trovare l’impeto di staccarsi dai dettami della società per rivendicare la propria libertà di genere. Creare scandalo e trovare la forza per non omologarsi alla massa per trovare la propria, vera, voce senza nessun tipo di costrizione.  Claudine, essendo un personaggio di finzione, può contrastare tabù e andare contro certi pensieri, mentre Colette è costretta a subire a reprimere il proprio sé a causa della società ottusa e malevole. Hanno la stessa origine (la campagna) e entrambe vogliono scandalizzare il mondo e puntare agli eccessi. Solo che Colette non è così forte e acquisisce il suo potere con il tempo.

Nella pellicola emerge tutto ciò ma non lo rende in maniera efficace. Almeno, non in modo sempre costante e idoneo. È un film molto lento e con dinamiche non sempre chiare. Soprattutto se non si conosce già il personaggio. Inoltre, si concentra troppo sulla sua relazione con il marito Willy. L’indole sovversiva e la vena artistica rivoluzionaria sono un po’ messi da parte. Questo è un peccato perché sono le parti più interessanti. Colette manca di cattiveria, di rivoluzione, di passione e di calore. Claudine emana sensualità e forza d’urto di sbaragliare i dettami dei usi e costumi dell’epoca ma il suo rapporto con la sua autrice viene trascurato e reso poco chiaro, non in sintonia con la voglia di provocare scandalo e di gridare al mondo la propria libertà di genere. Quindi tutti questi elementi di emancipazione vengono messi in secondo piano privilegiando una melensa e tipica storia.

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