Apostolo è l’ultimo film del gallese Gareth Evans (regista degli apprezzatissimi action movies The Raid e The Raid 2), distribuito da Netflix a partire dal 12 ottobre 2018.
La celebre piattaforma online ci propone, qui, un horror atipico, differente dalle produzioni contemporanee. Pochi sono i jumpscare, quasi marginale per gran parte del film l’elemento soprannaturale. Qui è l’uomo che rappresenta l’elemento inquietante, egli e la sua capacità di creare un tipo di società malata e, potremo dire, schizofrenica.
Il protagonista, Thomas Richardson (il Dan Stevens già visto nella serie Legion) è un reietto, emarginato dalla società e tornato a casa dopo un lungo viaggio dal tragico epilogo. Qui viene a sapere del rapimento della sorella da parte di una strana setta che vive in un’isola, esclusa dal mondo e dalla società dell’epoca in cui è ambientata la storia (il 1905). Thomas, quindi, si mette in viaggio, con una falsa identità, per salvarla. Arrivato, scopre che il posto è abitato da personaggi in fuga dal mondo civile, formando una comunità fortemente bigotta con a capo il profeta Malcom (Martin Sheen), senza dimenticare il suo violento e assetato di sangue compare Quinn (Mark Lewis Jones), con il quale entrerà in conflitto a più riprese col proseguire della narrazione. Ma non finisce qui, perchè la comunità si basa su di un accordo tra il profeta Malcom e una strana entità che si nutre di sangue umano, dando in cambio rigogliosi raccolti e una persistente fertilità del terreno.
Evans parte quindi concentrandosi sul mostrarci la crudeltà e la follia insita nell’uomo e la sua tendenza a dividersi e a perpetrare orrendi riti violenti, prendendo poi la via del soprannaturale, descrivendo la mitologia su cui poggia la comunità dell’isola. Con la progressione degli eventi la violenza diventa sempre più forte, sempre più presente, abbattendosi anche in quei pochi personaggi positivi che Thomas incontra.
Apostolo si presenta, inizialmente, con una narrazione lenta, per descriverci i personaggi incontrati dal protagonista, i luoghi, gli strani usi e costumi di questa comunità di reietti e i suoi leaders. In seguito, aviene una sorta di accelerazione, con la presenza dell’elemento soprannaturale che piomba violentemente nelle vicende a pari passo con una presenza sempre più marcata del fattore violenza con la conseguenza di trovare un maggior uso del sangue nelle scene man mano che procediamo con la narrazione.
L’epilogo è qualcosa di estremamente Lovecraftiano, che lascia una strana sensazione allo spettatore. In effetti, Apostolo è un film parecchio vicino a certi racconti dello scrittore di Providence. Un personaggio che arriva, per investigare, in un luogo misterioso abitato da una strana setta la quale venera una grottesca creatura/divinità. L’ispirazione è evidente, seppur con le dovute differenze, ma giungendo al medesimo punto di contatto tra gotico e maligno.
Un esperimento brillante quello di Evans (ricordiamo, sempre impegnato in produzioni action e di arti marziali) che va ad inserirsi in una contemporaneità del genere horror forse un po’ troppo lineare, con poche variazioni. Apostolo dimostra che un film horror non deve per forza spaventare estremizzando il jumpscare, ma deve presentare una buona storia, inquietandoci con i fatti narrati. Il film, come già detto forse un po’ lento nella prima metà, è comunque una buona prova che si spera venga presa in considerazione per le future produzioni del genere.
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