The Cloverfield Paradox, diretto da Jiulius Onah, non è altro che il terzo capitolo della trilogia ideata da J.J. Abrams, comprendente Cloverfield (2008) e 10 Cloverfield Lane (2016).
Ogni film presenta una storia a sé, con personaggi diversi. Sono solo certi dettagli ad unire il tutto e a ricondurre le vicende nel medesimo universo narrativo.
Le tre pellicole ci mostrano tre generi differenti, il primo è un monster movie (ispirato dalla tensione post 11 settembre), il secondo un thriller claustrofobico e il terzo un film di fantascienza ambientato sullo spazio, una sorta di fanta-horror con richiami a diverse pellicole del passato.
La trama parla di un gruppo di astronauti in missione a bordo della stazione orbidante “Cloverfield” per testare l’acceleratore di particelle Shepard, in grado di offrire energia infinita al pianeta Terra. Un pianeta in profonda crisi causa l’esaurirsi delle fonti energetiche e, oltretutto, sull’orlo di una sorta di nuova guerra mondiale. In tutto ciò, il rischio è quello di imbattersi nel cosiddetto “paradosso di Cloverfield”, ovvero la collisione di diversi universi paralleli aprendo portali e danneggiando lo spazio tempo. Il vero collegamento con la saga di Cloverfield avviene nell’ultima e breve scena finale, quasi a voler lasciare un vuoto nello spettatore e, allo stesso tempo, lasciare spazio per altri film.
The Cloverfield Paradox vuole, in parte, dare qualche indizio sull’origine della creatura vista nel primo film, dato che in 10 Cloverfield Lane si parla per lo più di alieni, suggerendoci, quindi, un’invasione. Qui, invece, apprendiamo che le creature verrebbero da un’altra dimensione, evento causato dall’esperimento con l’acceleratore particellare (il film, in origine, avrebbe dovuto chiamarsi God Particle), che porterà i protagonisti della pellicola in questione a confrontarsi con strani paradossi spazio temporali causati dalla collisione con un altro universo.
Nel film, possiamo, inoltre, cogliere numerose citazioni e riferimenti a pietre miliari del genere fantascientifico a tinte horror. Uno su tutti Alien, non solo per l’atmosfera di certe scene ma anche per il modo in cui la nostra protagonista si libera dell’antagonista di turno. Per non parlare della scena del personaggio russo steso sul tavolo, in pieno stile del film di Ridley Scott. Oppure Punto di non Ritorno, per la follia generata dalla collisioni di differenti realtà spazio temporali. Come non citare anche La Cosa di John Carpenter, con il braccio di uno dei membri dell’equipaggio che viene amputato dalla nave stessa per poi ricomparire come un essere senziente.
Certo, The Cloverfield Paradox poteva dare molto di più. Dopo una partenza in stile Interstellar (il protagonista che parte in missione spaziale per salare un pianeta morente) la direzione era quella di uno dei più classici horror nello spazio, con tanti riferimenti ma lasciando allo spettatore poco o nulla (a parte qualche scena presa singolarmente). Anche il collegamento con la saga è, come già detto, relegato solo agli ultimi attimi della pellicola, senza svelare troppo, lasciandoci ancora nell’alone di mistero in cui eravamo e senza progredire ulteriormente nei fatti narrati dall’insieme dei film in questione. Un film, quindi, sicuramente piacevole ma che, preso singolarmente ed estrapolato dalla saga di riferimento, non lascia molto, resta abbastanza nell’anonimato del genere di cui vuole far parte.
The Cloverfield Paradox di Julius Onah, e prodotto da J. J. Abrams, è distribuito da Netflix a partire da febbraio 2018.
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