E’ ancora possibile oggi, ai tempi dell’esagerata predominanza della virtualità sulle nostre vite, innamorarsi di qualcuno al primo sguardo? Si può essere ancora così puri d’animo da essere colpiti dal cosiddetto “colpo di fulmine”? L’effetto acquatico della regista franco-islandese Solveig Anspach sembra rispondere piuttosto orgogliosamente di sì. Presentato all’Aqua Film Festival di Roma, L’effetto acquatico si è aggiudicato nel 2016 il premo SACD alla Quinzaine des réalisateur al Festival di Cannes e il premio César l’anno successivo per la miglior sceneggiatura, riconoscimenti di cui la Anspach non ha purtroppo potuto godere, poiché scomparsa nel 2015.

Il bizzarro manifesto d’amore della Anspach prende vita all’interno di una piscina di Montreuil, in Francia, dove il gruista Samir si iscrive per re-incontrare Agathe, istruttrice di nuoto tanto minuta quanto sfrontata, per la quale ha letteralmente perso la testa. Tra i due nasce una tenera simpatia ma Agathe deve partire per l’Islanda per un congresso internazionale tra istruttori di nuoto; a Samir, nel quale si insinua la paura di perderla per sempre, non resta che partire all’avventura per inseguirla. Il profondissimo nord dell’Europa sarà teatro di situazione tragicomiche, al limite del surreale, di equivoci ma anche di chiarimenti e di svolte definitive.

Sebbene la forza narrativa del film si trovi più negli energici, bizzarri e cartooneschi personaggi che nella vicenda, che a tratti soffre di confusione e sovrabbondanza di elementi lasciati in sospeso, L’effetto acquatico è una di quelle commedie romantiche spensierate e giocose, in grado di far ridere di cuore e di suscitare un’immedesimazione quasi istantanea, specialmente nelle tribolazioni d’amore del timido Samir. L’idea di trasportare geograficamente i personaggi in un territorio neutro – un’Islanda di cui, grazie alla splendida fotografia, non si percepisce mai il freddo – permette loro di venir fuori dall’ambiente chiuso dalla piscina di Montreuil e dunque dai propri limiti per “tuffarsi” in acque più aperte, più calde, dove ci si mette serenamente a nudo e dove è possibile assumere in tutto e per tutto una nuova identità. Per Agathe e Samir giunge dunque il momento di lasciare andare ciò che erano, per trasformarsi in qualcosa di nuovo nelle acque islandesi, insieme. E come per un’altra romantica storia cinematografica che abbiamo imparato ad amare, dove una creatura fantastica e una donna si ritrovano per sempre tra le onde (indovinate quale!), è proprio l’acqua, elemento galeotto, a sprigionare il suo imprevedibile effetto, a tirare le fila della storia e infine, naturalmente, a veicolare il dolcissimo lieto fine.

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