Nonostante ai suoi contemporanei sia passata quasi totalmente inosservata, Emily Dickinson è considerata una delle autrici letterarie più prolifiche e significative dell’Ottocento ed è stata infatti riscoperta solo dopo la sua scomparsa, grazie alla pubblicazione postuma delle oltre 1700 poesie da lei composte e accuratamente conservate. L’idea di voler dare il proprio contributo al tardo riconoscimento della poetessa, figura che curiosamente anche il cinema non ha mai considerato, il regista inglese Terence Davies propone il suo personale omaggio nel biopic A Quiet Passion.
Delineando un ritratto che va dall’adolescenza all’età adulta, Davies si concentra sulla forte personalità della Dickinson, che già molto giovane decide di lasciare la rigida educazione cristiana impartitale al collegio di Mount Holyoke per poter professare una spiritualità molto più intima e personale, lontana dai bigotti dettami dell’epoca (“Dio sa cosa c’è nel mio cuore”). Il suo carattere ribelle, oltre al distacco dalle convenzioni religiose, porta la donna a limitare la sua vita sociale, trascorrendo le sue giornate nella propria casa, con la sua adorata famiglia. Il rapporto con i fratelli Austin e Vinnie, con la madre e soprattutto con il padre Edward è infatti molto saldo e aperto, di una modernità quasi anacronistica, ma spesso anche conflittuale, al limite dello scontro. L’unica figura esterna alla famiglia con cui Emily riesce a instaurare un rapporto sincero e di ammirazione è Miss Buffam, una donna indipendente ed emancipata, amante degli aforismi di wildiana memoria, con la quale condivide la sfrontatezza e l’ironia nei confronti della vita.
Alla coralità del film si aggiunge inoltre la presenza quasi fisica della casa, con i suoi colori pastello e la sua luce calda, sia diurna che notturna, che diviene spesso l’oggetto della macchina da presa attraverso lunghe panoramiche; proprio la casa, il focolare domestico, il luogo deputato alla protezione di chi vi abita, diventerà per Emily, dopo la morte del padre, una sorta di volontaria prigione, sede di un ormai totale isolamento e un progressivo e letale peggioramento fisico.
Per il ruolo da protagonista Terence Davies sceglie una straordinaria e intensa Cynthia Nixon, che descrive come “una donna di grande passione e senso dell’umorismo, ma soprattutto vera”, in grado di rappresentare con grande trasporto e partecipazione tutti gli aspetti del personaggio – ironico, femminile, sensibile, tenero, aggressivo.
A Quiet Passion è dunque una vera e propria finestra non solo sull’intimità domestica della Dickinson e, banalmente, sulle sue vicende familiari, ma soprattutto sulla sua, per l’appunto, passione silenziosa, sul suo controverso animo d’artista, fortemente votato all’onestà intellettuale ma allo stesso tempo sensibile e tenero, concentrato sui sentimenti, sulla bellezza della natura e soprattutto sul binomio morte-vita. Il voice over della Nixon, che recita i componimenti della poetessa, accompagna lo spettatore durante la visione e gli permette di addentrarsi su quest’ultima riflessione, summa di un mondo interiore troppo ricco e complesso per essere condiviso con i propri simili ma destinato a diventare, con il tempo, immortale.
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