In occasione del Future Film Festival di Bologna abbiamo avuto occasione di assistere alla Masterclass del regista e animatore Marino Guarnieri, uno dei fondatori dello studio MAD di Napoli e co-regista del pluripremiato Gatta Cenerentola.
Durante l’incontro sono stati fatti vedere materiali direttamente dal backstage del film, compresi alcuni schizzi preparatori e la lavorazione in post-produzione, oltre a un simpatico video in cui è stato fatto vedere tutto il lavoro di doppiaggio e motion-capture dei personaggi, realizzato con una tecnica veramente innovativa.
Adoperando, infatti, tutta al loro “arte di arrangiarsi” il collettivo MAD ha realizzato il lungometraggio sfruttando programmi completamente open source, grazie alla piattaforma Blender, a cui poi hanno affidato solo le finiture a uno studio esterno, raggiungendo il loro obiettivo di fare un cartoon al 100% made in Naples.
“Come membro direttivo dell’ASIFA Italia posso dire che oggi c’è molta curiosità e interesse verso l’animazione ma ancora non c’è un vero e proprio mercato in Italia. Dal canto nostro volevamo realizzare qualcosa che fosse diverso da quanto si vede oggi in giro. E questo ha fatto sì che Gatta Cenerentola sia un prodotto veramente ibrido, al di fuori da qualsiasi genere e con un target particolare: gli adulti; qualcosa considerato sicuramente a-normale in Italia dove l’animazione è considerata esclusivamente come un prodotto per bambini. Un concetto che cozza con quella che è poi effettivamente la storia dell’animazione italiana che, da Bozzetto in poi, è sempre stata rivolta più agli adulti che non ai bambini”
“L’animazione, come tutti i tipi di narrazione, si basa su qualcosa da dire. Noi volevamo fare un omaggio alla narrativa di Giambattista Basile, colui che per primo ha inventato la favola di Cenerentola. Una storia che, nella sua prima versione, era molto più horror di quella di Perrault che venne poi usata per la famosa trasposizione della Disney. Volevamo riappropriarci della nostra storia e ribadire il legame che c’è tra la favola e la città di Napoli”
L’incontro prosegue con la descrizione del lavoro che è stato fatto per il film, a partire dagli schizzi originari dei singoli personaggi fino ad arrivare alla post-produzione. Quello che viene fuori alla fine dell’incontro è quello di una piccola bottega artigianale di animazione dove, anche con pochi collaboratori, possono venire fuori dei capolavori capaci di vincere premi come due David di Donatello (Miglior produttore e Migliori effetti speciali) e un EFA Awards (per L’arte della felicità, nel 2014).
Innanzitutto le presentazioni…
Mi chiamo Marino Guarnieri, sono regista di “Gatta Cenerentola” insieme ad Alessandro Rak, Ivan Cappiello e Dario Sansone. Sono qui al Future Film Festival per tenere una masterclass sugli effetti digitali del nostro film che, di fatto, è un effetto digitale lungo 86 minuti.
Ve l’aspettavate tutta questa attenzione nei confronti del vostro film?
Noi siamo tutte persone che vengono da un background di arti visive, non solo di cinema, per cui sapevamo che fare un film d’animazione sarebbe stato un lavoro lungo e difficile, tuttavia noi abbiamo la gioia di portare questo nostro prodotto in giro per l’Italia e per il mondo, ma la cosa che ci importa di più (e che ci ha dato più soddisfazione) è il fatto che finalmente l’animazione viene declinata come un “linguaggio” e non come un “genere”. Noi stiamo raccontando una storia “con l’animazione” poiché solo sulla carta non sarebbe stata adatta perché non è targettizzabile, è stata pensata per essere rivolta a tutti. E questo ,per fortuna si è capito e forse siamo stati d’ispirazione per una futura generazione di animatori.
Il Future Film Festival compie venti anni in questa edizione, dov’eri tu venti anni fa?
Dunque siamo nel 2018 quindi venti anni fa era il 1998. A quell’epoca facevo varie cose all’interno della pubblicità e del mondo della comunicazione. Diciamo che ero in giro, cercavo un mio mezzo dove potermi esprimere. Ero un giovane di 23 anni con la capacità di fare qualsiasi cosa e poche opportunità per realizzarlo. Ora sono un giovane regista di 43 anni… con qualche opportunità in più!
Dove credi che sarà tra venti anni il cinema d’animazione?
Io penso che il cinema è fatto dalle persone, non è un’entità astratta. Quindi credo che tra venti anni le stesse persone oggi hanno forza e vitalità per fare cinema e, in particolare, animazione, saranno ancora lì a fare sognare con le loro storie perché questo è un tipo di vita che si sceglie di abbracciare nonostante tutte le difficoltà.
Com’è lavorare in team e com’è possibile lavorare collettivamente (il gruppo MAD conta ben 15 collaboratori) a un film?
Beh ovviamente ci sono difficoltà soprattutto quando ognuno ha una propria idea e vuole portarla avanti. Ma sappiamo anche che in un prodotto artistico la cosa più importante è essere sempre i primi spettatori di quello che facciamo, guardare il prodotto con occhi esterni. È necessario spogliarsi di quello che si è per poter vedere in modo neutro il proprio lavoro, il che è molto difficile perché uno tende ad andare verso la propria idea. In questo senso il lavoro di gruppo aiuta perché bisogna andare non verso l’idea che piace solo a noi ma verso l’idea che piace a tutti. Quando questo avviene vuol dire che il prodotto è buono. È una sorta di “democrazia artistica” diciamo.
Qual è il rapporto che traspare nel film riguardo la vostra città, Napoli?
A differenza de “L’arte della felicità” dove la città di Napoli era presente ma appariva un po’ nascosta per dare più spazio alla storia e ai personaggi, qui abbiamo voluto valorizzare maggiormente la nostra città, perciò risulta, a tutti gli effetti, come un vero e proprio personaggio a sé stante. In questo film c’è veramente Napoli, c’è l’odore di Napoli, la sua umidità ma anche la sua cultura e la sua lingua.
Allo stesso modo la nave dove avvengono la maggior parte delle vicende, è sia un luogo che un vero e proprio personaggio e abbiamo impiegato molto tempo per pensarla e realizzarla.
La discussione prosegue con la descrizione dei passaggi e del lavoro fatto per realizzare le ambientazioni e le scenografie del film, dai disegni preparatori alla loro ricostruzione tridimensionale, come la costruzione di un vero e proprio set fatto al computer, realizzato come se fosse possibile muoversi dentro di esso.
Un altro discorso molto importante del vostro film riguarda la musica…
Abbiamo avuto la fortuna di avere fin dall’inizio nel nostro gruppo Dario Sansone che è anche il cantante dei Foja. Grazie a lui tutti i nostri film hanno sempre avuto colonne sonore molto particolari ed elaborate (abbiamo anche ricevuto molte candidature per le canzoni dei nostri film). Per l’occasione abbiamo ricevuto, inoltre, alcuni “regali” che alcune persone ci hanno fatto: pezzi originali fatti apposta per il film e adattamenti di canzoni popolari napoletane. E stiamo parlando di persone come Enzo Gragnaniello, il quale ha anche interpretato un personaggio all’interno del film. Si può dire che dopo il visivo, il sonoro e in particolare la musica è la parte fondamentale di questa pellicola, è l’elemento che fa esplodere veramente l’emotività del film.
Tornando allo studio MAD, voi vi occupate anche di formazione. Che caratteristiche dovrebbe avere un giovane che potrebbe avere interesse a collaborare con voi?
Beh essendo il nostro uno studio che vuole essere il più indipendente possibile occorre che i nostri collaboratori siano il più vicino possibile alla zona di Napoli per poter garantire un lavoro fatto bene in tempi rapidi. Ma cosa più importante è l’essere multitasking: all’interno del nostro Studio tutti fanno tutto e cercano di imparare cose nuove. Occorre avere la capacità e la voglia di imparare e mettersi alla prova. Questo è l’unico requisito fondamentale.
La VR (Realtà Virtuale) è la novità di quest’anno al Future Film Festival. Cosa ne pensate di questa nuova tecnologia? Pensate di utilizzarla per i vostri futuri lavori?
Sicuramente la VR (Realtà Virtuale) rappresenta oggi la vera novità nel campo del cinema e della tecnologia. Al momento non ci sono progetti in corso, ma sicuramente da parte mia c’è molta curiosità verso questo nuovo modo di fare cinema, anche se al momento mi mancano le competenze al riguardo. Ma non è detto che in futuro non si possa pensare a un suo utilizzo anche come mezzo narrativo…
Scrivi