Roman J. Israel Esq è un avvocato che si batte per i diritti civili e per le discriminazioni. Rimasto ancorato ad una visione del mondo degli anni Settanta, fatta di proteste e di scioperi, trova difficoltà ad adattarsi al panorama legale attuale, un sistema che guarda più ai soldi che alla libertà di giustizia. Costretto a trovarsi un nuovo lavoro a causa dell’improvvisa morte del suo datore di lavoro nonché amico e mentore, inizia ad intraprendere un conflitto morale quando si vede costretto a “vendersi” e lavorare ad un grosso studio legale.

Roma si batte per le ingiustizie, si fa pagare il giusto e spesso difende il prossimo; l’importante per lui è la verità e le pari opportunità giudiziaria.  Vince le cause ma non sa vendersi e perciò si trova sul lastrico e, con il tempo, viene inghiottito dall’ingiustizia del mondo e intraprende una parabola discendente e autodistruttiva. Da anni ha il grande sogno di scrivere una nuova legislazione per riformare il sistema e renderlo più uniforme e giusto ma senza risorse si rende conto che deve inghiottire pasti amari e fare compromessi. Roman, tuttavia, è un personaggio senza compromessi. Un topo da biblioteca brillante che viene fagocitato dall’ingiustizia della società. È figlio del declino morale ed etico del mondo e, nonostante cerchi di adattarsi, fa fatica a stare al passo con la nuova visione della società.

La pellicola è scritta e diretta da Dan Gilry, autore del discusso e brillante Nightcrawler – Lo Sciacallo, un cineasta che ancora una volta si conferma molto bravo a costruire personaggi con parabole distruttive attraverso drammi etici e morali. Sono tematiche che sono il  fil rogue che lega questi due film. Tuttavia, End of Justice è un film incompleto, piatto e privo di quell’aggressività e strapotenza fisica che era il cuore pulsante di Nightcrawler. Questo nuovo dramma si basa completamente sulla performance di Denzel Washington ed è solo grazie alla sua bravura che il film “tiene botta”. Costruisce un personaggio in modo magistrale, incarnando molto bene le insicurezze le nevrosi del suo ruolo. Postura sbilenca, elementi ripetitivi (la pulizia degli occhiali) e mimica.

Presenta una sceneggiatura altalenante e non sempre all’altezza. I punti di svolta sono semplici e banali e, dal punto di vista narrativo, non presenta nessun spunto interessante. Anche dal punto visivo e registico non emerge nessun elemento memorabile. Non ci sono scene che rimangono impresse anzi, spesso, passano via senza noncuranza e senza avere la forza o la presa necessaria per poter colpire lo spettatore. Nightcrawler aveva una strapotenza fisica e visiva che abbinata ad una dinamicità, rendeva il dibattito sulla moralità e sull’etica ancora più ambiguo e labile. End of Justice – Nessuno è innocente sbaglia nell’insistere su un conflitto temporale che alla lunga non produce nessun conflitto interiore allo spettatore. Anziché aprire un dibattito, la pellicola sembra voler far sbiadire ed omologare il conflitto mostrato, proponendo una storia banale e superficiale.

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