Ippocrate, il nuovo film di Thomas Lilti uscirà al cinema dal 7 giugno e sarà distribuito da Movies Inspired.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa con in calce il primo poster del film:
IPPOCRATE
UN FILM DI THOMAS LILTI
DAL 7 GIUGNO AL CINEMA
Con
Vincent Lacoste – Benjamin
Reda Kateb – Abdel
Jacques Gamblin – Dott. Barois
Marion Denicourt – Dott.ssa Denormandy
Jeanne Cellard – Signora Richard
DURATA: 102 MINUTI
Si tratta del secondo lungometraggio del regista francese, che segue Les Yeux Bandès, uscito nelle sale cinematografiche nel 2008, di cui ne cura anche la scenografia.
Il film si presenta a carattere fortemente autobiografico, visto che il regista da giovane ha intrapreso gli studi di medicina, svolgendo parallelamente la carriera di regista:
“Da adolescente avrei voluto diventare regista, ma dietro la pressione dei miei genitori capii che era necessario intraprendere degli studi seri, e visto che mio padre era medico, optai per medicina per garantirmi un futuro”.
La trama ruota attorno al personaggio di Benjamin, giovane medico tirocinante atteso dal suo primo giorno nel reparto di medicina interna dove lavora il padre. Qui inizia a vivere le enormi difficoltà di questa professione, il peso schiacciante della responsabilità, unito al rapporto con il medico straniero Abdel, molto più competente ed esperto di lui, con il quale il regista vuole in qualche maniera celebrare i medici stranieri che lo hanno aiutato nel corso dei suoi anni all’interno dell’ospedale. Benjamin compirà il suo viaggio all’interno della professione medica dove verrà a contatto con i suoi limiti, le sue paure e preoccupazioni:
“L’argomento centrale sta proprio nel peso della responsabilità di cui un medico può farsi carico, i dubbi che ti assalgono di continuo, il chiedersi se un errore commesso potrebbe avere conseguenze gravi”.
La componente autobiografica è ben visibile anche nella sceneggiatura, dove il regista tende a distaccarsi dall’ immaginario creato dalla rappresentazione dello spazio narrativo del reparto ospedaliero delle serie Tv: “In TV la rappresentazione dell’ospedale avviene attraverso immagini stereotipate, mentre io mi sono rituffato nei miei ricordi per ritrovare le emozioni vissute in quegli anni”. Rappresentare la realtà dell’ospedale così com’è realmente è uno degli obiettivi principali di Lilti, che assegna al personale sanitario la parte di loro stessi, poiché “la dimensione romantica di Ippocrate non ha fondamenta solide, se l’ambiente non è credibile in ogni dettaglio, anche il più piccolo”.
Per la parte del giovane protagonista Benjamin Barois è stato scelto Vincent Lacoste, ammirato dal regista nella sua interpretazione di Hervè ne “Il primo bacio” di Riad Sattouf. “Come molti ho scoperto Vincent ne <<Il primo bacio>>, non sto dicendo di aver scritto Ippocrate per lui, ma mi sono reso subito conto della somiglianza tra lui ed il personaggio di Benjamin.” Un amore ricambiato dal giovane attore, che svela:
“Conoscevo bene Lilti, avevo molto apprezzato il suo primo film, e sono stato contento che abbiano pensato a me per un ruolo <<serio>>, anche perché non penso di recitare la parte dell’adolescente per tutta la vita. Mi sono subito riconosciuto nel personaggio, e ciò ha creato in me il desiderio di essere Benjamin Barois”. Certamente un bel banco di prova per il giovane attore al suo primo ruolo drammatico in carriera: “Ho affrontato la situazione come sempre in precedenza, come se si trattasse di una commedia, non del mio primo ruolo drammatico. Non cerco mai di far ridere o di essere serio, cerco di fare e diventare il personaggio.”
Accanto al personaggio di Benjamin, vi è la figura di Abdel Rezzak, interpretato dall’attore franco-algerino Reda Kateb, un personaggio pervaso da una sottile malinconia, che descrive appieno il senso di sradicamento dei medici stranieri espatriati: “Per costruire il personaggio, in particolare il suo lato oscuro, ho pensato molto al concetto di esilio. Una volta ho sentito dire che un esiliato è come chi ha subito l’amputazione del braccio e percepisce l’arto amputato come ancora esistente, anzi, la percezione della sua esistenza è più forte dopo l’amputazione. Ho lavorato sull’assenza, sull’idea di una vita sospesa, in attesa, tra parentesi.”
Un film che intreccia dramma e romanticismo con i temi dell’immigrazione e la vita all’interno dell’ambiente ospedaliero così com’è nella realtà.
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